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Cenni storici e territoriali della Piana di Sibari

Nella regione Calabria, racchiusa tra il mar Jonio, la Sila ed il massiccio del Pollino, giace la piana di Sibari, la più estesa delle pianure Calabresi. Terra di diporto estesa per circa 200 Kmq, creata dai depositi del Crati, del Coscile e dalle fiumare che sfociano nell'alto Jonio. 

I reperti archeologici provenienti da varie zone della Sibaritide, ci assicurano che questa fu frequentata dall'uomo dall'età del bronzo (XI sec. a.C.), e poi dall'età del ferro (IX sec. a.C.), da popolazioni indoeuropee: italiche, greche e latine.

Il nome della Piana di Sibari deriva dalla città greca Sybaris, una delle prime colonie greche in Italia, fondata da coloni Achei e Trezenii nel VII sec. a.C. Acquistò presto la fame di potenza mercantile, come tramite del commercio greco-etrusco. Ed il benessere che vi si godeva, era proverbiale verso i greci. Leggendarie divennero l'eccessiva raffinatezza e la mollezza dei costumi dei suoi abitanti (da qui Sibaritico), finche nel 510 a.C. non fu distrutta dalla rivale Crotone. I popoli che abitarono: gli Enori prima ed i Bruzi dopo erano dediti soprattutto alle attività produttive agricole (erano famosi per la coltivazione della vite), alla pastorizia, ma anche all'artigianato ed al commercio.

Quest'angolo di Calabria, dominata per molti secoli dal latifondo, nell'attuale dopo guerra (1945-1950), è entrata in un periodo d'intenso rinnovamento economico-sociale, che ne ha fatto una tra le zone più prospere non solo della Calabria, ma dell'intero mezzogiorno.

Effetti considerevoli in questo senso, non solo economicamente ma anche socialmente sono da attribuire sia alla bonifica del territorio attraverso l'opera Sila, avvenuta negli anni "50", sia dopo la parziale riforma agraria e con l'affermarsi della piccola e media proprietà contadina. 

L'opera più considerevole è stata lo sfruttamento, tramite la costruzione di una piccola diga, delle acque del fiume Crati. Esempio di una delle poche opere di raccolta delle acque nel Mezzogiorno, la piana di Sibari è ricoperta da una rete di condotti formata sia da canali che corrono in superficie sia da tubature sotterranee. Una grande distesa verde si propone al viaggiatore che discende il Pollino dall'autostrada del Sole e all'orizzonte il mare Jonio. Terreni diligentemente lavorati, minuziosamente coltivati. E se, lasciata l'autostrada si immette nelle strade che dividono i campi, tocca anche a Voi la nostra parte di ricchezza ed è l'odore degli agrumi.

Produce ricchezza la coltivazione degli agrumi e si ridistribuisce. Si anima la piana prima dell'alba, si lavora prima che il caldo diventi torrido e ci spinga al mare. Ormai gli abitanti della piana di Sibari non emigrano, anzi accoglie lavoratori dalle vicine montagne; chi trova lavoro nella coltivazione dei campi, chi nel periodo della raccolta o nel confezionamento degli agrumi.  Durante il periodo della raccolta centinaia di tir partono verso la Germania e la Svizzera, addolciranno le loro tavole.

La Sibaritide è quindi una terra di riforma, dove all'inizio si affermarono le coltivazioni cerealicole e zootecniche, alle quali successivamente si svilupparono gli impianti d'agrumeti per merito degli agricoltori ed in seguito alla creazione di canali di scolo. Le principali cittadine della piana di Sibari in ordine della superficie coltivata a clementine sono: Corigliano Calabro, Rossano, Cassano allo Jonio, Terranova da Sibari, Castrovillari.