Fabrizio de André

Se n'è andato stanotte, in silenzio e con discrezione.
Ci restano le sue parole, la sua voce profonda, le sue melodie senza tempo, l'ironia a volte amara, lo sguardo sempre pieno d'amore.
Ha cantato santi, vagabondi e dannati: ha condannato la cieca assurdità del potere, la crudeltà dei grandi, ma soprattutto ha espresso un amore senza pari per gli uomini, di qualunque sorta.
Non ha avuto paura o pudore di cantare la morte, il fato ineluttabile di ogni essere vivente, amica degli innocenti e pietosa per chi non ha nulla, nemica solo di chi ha fatto del potere la propria unica ragione di vita.
Il Paradiso esiste per accogliere le anime semplici, le anime dei disperati che non hanno saputo odiare abbastanza per sopravvivere. (Dio di misericordia/il tuo bel Paradiso/l'hai fatto soprattutto/per chi non ha sorriso/ per quelli che han vissuto/ con la coscienza pura/ l'inferno esiste solo per chi ne ha paura).
"Dormono tutti sulla collina", generali, matti, medici, vagabondi e poeti. Fabrizio è con il suonatore Jones (...che fu sorpreso dai suoi novant'anni/e con la vita avrebbe ancora giocato./ Lui che offrì la faccia al vento/la gola al vino e mai un pensiero/ non al denaro, non all'amore né al cielo... Finì con i campi alle ortiche/ finì con un flauto spezzato/ e un ridere rauco/ e ricordi tanti/ e nemmeno un rimpianto).

Addio, Fabrizio.

[11/1/1999]

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