Clinamen

Sogno post-elettorale

Stavo partendo per una penetrazione, quando sono scivolato su una virgola di burro, lasciata sul pavimento dal buon Marlon durante un rapporto contronatura; poi, da un blocco cantonale del mio cervello, è partita senza briglie una conferenza a braccio sull'impollinazione artificiale di un grafico pubblicitario su un'impiegata del catasto.

Mi ritrovo steso sul pavimento di marmo nero; guardo il soffitto e rifletto sulle crepe, sulla natura afflosciata di uno dei due neon e sulle autoreggenti, stese sul filo metallico che sorregge le lampade, e concludo l'eterno accordo con me stesso con una stretta di mano. Mi alzo con fatica, le ginocchia inacidite ed un gomito rimborsato; mi avvicino alla finestra ed incornicio la scena di un cavallo stravaccato, la testa sulle ginocchia, che gravemente guarda una mucca sgravata, scavallare con ansia nel greto secco dell'ansa di un torbido fiume.

Che senso avrebbe imbavagliare un'arma, sognare, posizionare una sagoma e fare una prova? Ritorno nel sogno e attendo la pioggia; nella pioggia un lampo, un tuono, attendo un altro lampo e attento e sparo.

Melvin