Segue Consigli dell'Anziano

I CONSIGLI DELL'OSTE ANZIANO (PARTE II)

A CURA DEL VATE DI PETRUSO MOUNTAIN DEL CLUB DEI VEDOVI NERI


"Maledizione dello stitico (e dell'avaro) che temendo di perdere qualcosa di sé non riesce

a separarsi da nulla, accumula deiezioni e finisce per identificare se stesso con la

propria deiezione e perdervisi"

La sentenza di Calvino, come vedete, è definitiva, la condanna totale.

Ma il tema non è solo quello dell'avarizia in senso stretto, o del piacere della defecazione, della       "sensazione" cioè "almeno per un momento che il mio corpo non contiene altro che me", c'è qualcosa di più generale.

E' della poubelle (bidone domestico della spazzatura che ha preso il nome dal prefetto di Parigi che l'ha reso obbligatorio) che egli parla, del suo portar fuori, del rito dell'abbandono irreversibile delle scorie: "non importa se si tratta proprio di quelle scorie contenute nella poubelle o se quelle scorie rimandano a ogni altra possibile mia scoria".

Sono le scorie del vivere che dobbiamo gettare via per poter continuare a godere della luce del sole, non solo quelle materiali, ma anche e soprattutto quelle psicologiche: i nostri cattivi pensieri, le perturbazioni innaturali, le gabbie e le tante ragnatele che si frappongono tra noi e l'obiettivo, nostro, del pieno raggiungimento del piacere.

L'equilibrio statico contemplativo è la risposta! La meditazione, con relativo vino dedicato, è la strada maestra che dobbiamo percorrere!

Il vuoto di cui vado parlando è ben più profondo, lo definirei meglio un distacco assoluto, il fare in modo che di te "non rimanga altro che una tensione senza intenzione", il grande nulla capace di assorbire il tutto ("a prescindere dal quanto", direbbe l'umile scrivano), lo zero che coincide con l'infinito; un vuoto, insomma, che ti serve per accogliere, quasi senza accorgertene, "l'unico gesto giusto, che fa centro".

Il piacere, secondo gli insegnamenti di Epicuro, altro non è che uno stato felice caratterizzato "dall'assenza di dolore nel corpo e di perturbazione nell'anima", il giusto atteggiamento di chi lo persegue, come noi, deve basarsi, quindi, sul principio saldo che non tutti i piaceri sono da perseguirsi, ma solo quelli (senza limite di tipo, grandezza e intensità) il cui perseguimento non produce "turbamento dell'anima".

"la prudenza", dice Epicuro, "ci insegna che non è possibile vivere piacevolmente se non vivendo saggiamente e bene e giustamente, e di contro che non è possibile vivere saggiamente e bene e giustamente, se non anche piacevolmente."

Alla luce di questi principii si può cercare di dare risposta ai quesiti più importanti che animano le discussioni all'interno del club, ed è possibile aprire un dibattito aperto a tutti i contributi che possono venire dai nostri improvvidi visitatori.

Si è discusso infinitamente intorno ai seguenti temi:

a. aprire e bere una bottiglia di "Barolo Manfortino", riserva 90, di Giacomo Conterno (prezzo in enoteca £ 430.000), secondo la dottrina epicurea, appartiene alla categoria dei piaceri naturali e necessari, a quella dei piaceri naturali ma non necessari o a quella dei vani piaceri non naturali e non necessari?

b. L'avvento del Comunismo irrealizzato (quello cui noi aspiriamo e che sinora non si è visto) è compatibile con la permanenza in vita delle famose cantine di Montalcino? Esisterà ancora il Brunello? Per chi sarà prodotto, e da chi? Si salveranno i Conti Costanti, i Biondi Santi, i Banfi dell'omonimo castello? E che fine farà il Marchese Antinori?

Come vedete le questioni sono abbastanza spinose, ma la loro giusta soluzione è fondamentale per difendere e rafforzare lo spirito del club; io provo a dare le mie risposte.

E' indubbio che, se il costo della bottiglia se lo accolla qualche notaio amico  in vena di stupirti con effetti speciali (arriverà mai a tanto?), il piacere di bere il "Barolo Manfortino", non solo diventa naturale, ma assume dimensioni immense: "il colpo giusto che fa centro!".

Degustandolo con la massima concentrazione, in un ambiente privo di perturbazioni, nel più assoluto distacco dalle cose del mondo, puoi inebriarti con il profumo fragrante della rosa, sentire l'attacco liberatorio dei nobili tannini, che lasciano il campo ad una bocca che si riempie in ogni dove, con una potenza inusitata, e ad un gusto lunghissimo che ti stordisce per un tempo incalcolabile, per poi passare la mano al retrogusto persistente, austero e prepotente che può riuscire concretamente ad aprirti le porte del "grande nulla".

Il guaio è che, una volta provato, un piacere così ti diventa anche necessario, come ben sanno gli osti fondatori, il Gran Maestro prima di tutti, ormai incontentabili nella scelta dei vini, e allora i problemi si complicano.

Diverso è, infatti,  il caso il cui le 430.000 le devi sborsare tu!

Può darsi che tu non ce le abbia, e allora il citato piacere diventa vano, come si può dire: una falsa opinione, perciò stesso fonte di gravissime perturbazioni dell'anima.


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