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Chi erano i pitti?

Le pietre scolpite

Sigificato delle pietre scolpite

Significato dei simboli

Conclusioni


La Scozia è nota per essere una terra piena di storia.

Cerchi di pietre, villaggi neolitici fortificati e castelli di varie epoche, sono ovunque ad attendere il turista immerso in un paesaggio allo stesso tempo bellissimo e selvaggio.

Non sono però in molti a sapere che vi si possono anche trovare reperti archeologici unici nel loro genere, che non hanno paralleli in alcun altro luogo del mondo. Conosciuti con il semplice nome di "sculptured stones", pietre scolpite, essi rappresentano una vera ghiottoneria per gli appassionati di simbolismo e costellano quello che un tempo fu il territorio abitato dalle genti note con il nome collettivo di Pitti. I cronisti latini chiamarono questa terra "Pictavia" e tale nome riecheggia ancora nel termine inglese "Picland" con il qual è oggi comunemente nota.


Chi erano i Pitti?

E' in un panegirico del 297 d.C., del retore gallo di nome Eumenio, che è contenuta la menzione più antica dei Pitti. Egli, infatti, li cita associandoli agli Irlandesi come nemici dei Britanni.

Il nome con cui sono conosciuti ("Picts" in inglese) sembra essere derivato dal vocabolo latino "pictus" (dipinto), appellativo con il quale i Romani li avrebbero soprannominati a causa della loro abitudine di pitturarsi o, come alcuni credono, di tatuarsi i corpi nudi. Molti studiosi non concordano con quest’interpretazione e ritengono che il nome sia invece derivato dalla corruzione fonetica da parte dei Romani del nome originario in lingua pittica e fanno notare, a riprova della loro ipotesi, come stranamente nessuna menzione di una tale usanza non sia mai stata fatta, anche dai cronisti più antichi.

Sono molte le leggende sui Pitti che sono state tramandate e si sono alimentate nei corsi dei secoli.

Nell’anno 731, nella sua "Storia della Chiesa" in Inghilterra, riprendendo una tradizione inventata e utilizzata ai suoi tempi come propaganda politica dagli Scotti, il Venerabile Beda scrive che i Pitti, giunti in Irlanda dalla lontana Scizia, chiesero della terra agli Scotti e questi li mandarono allora a popolare il nord della Britannia. Siccome i Pitti erano giunti senza donne, gli Scotti offrirono loro persino le loro figlie, a condizione però che avessero continuato a scegliere il re secondo una discendenza matrilineare (cioè: con l'ovvio fine di rendere sempre possibile una legittima ripresa del territorio).

Nel XII secolo, nella "Historia Norvegiae", il poeta e storico islandese Snorri Sturlason descrive invece i Pitti come dei Pigmei che vagavano il mattino e di sera, ma che a mezzogiorno perdevano la loro forza ed erano costretti a nascondersi dentro a buche scavate nel terreno. Si tratta ovviamente di una descrizione tipica della mitologia medioevale, ma la leggenda dei piccoli Pitti dimoranti sotto terra sopravvisse per molti secoli. La tradizione vuole, ad esempio, che i Vichinghi che per primi giunsero a Rousay, nelle isole Orkney, non osassero sbarcarvi perché avevano visto apparire sulle loro coste piccoli esseri, simili ad elfi o troll, brandenti lance scintillanti. E ancora Sir Walter Scott credeva che le gallerie dei villaggi di pietra preistorici (che ai suoi tempi si pensava erroneamente fossero stati edificati dai Pitti) fossero strette e basse a causa delle piccole dimensioni di quel popolo.

Se è vero che l’origine dei Pitti è avvolta dall’oblio della storia, non esistendo documenti scritti al riguardo, è altrettanto vero che oggi l’alone di mistero che li ha circondati per tanti secoli si è in parte dileguato. E' ormai assodato, ad esempio, che essi non giunsero in queste terre dal mare, ma che furono invece i diretti discendenti della popolazione autoctona occupante il territorio scozzese sin dall' Età del Ferro.

E' altresì condivisa l' ipotesi che la loro cultura fu fortemente influenzata, nel lungo lasso di tempo che intercorse tra il 4700 a.C. e il 500 a.C., dall' arrivo delle varie ondate migratorie di popolazioni indoeuropee, ibere e celtiche delle quali assimilarono credenze religiose e rituali cerimoniali.

Ai tempi di Tolomeo i Pitti non dovevano essere un' unità politica; egli infatti ne parla come di un insieme di dodici tribù e anche Tacito scrive che alcune di loro si erano unite contro l' esercito di suo suocero Agricola nell'83 d.C.. Nel III secolo Cassius Dio menziona la presenza nelle regioni scozzesi di due grosse tribù, i Caledonii e i Maeatae. Anche da molte altre fonti classiche l'idea generale che se ne trae è che i Pitti fossero internamente distinguibili in due grandi gruppi che, a partire dalla metà del IV secolo, divennero noti con i nomi di Verturiones e Dicalydones.

Secondo una tradizione, ancora viva nel IX secolo, il loro territorio sarebbe stato suddiviso in sette province nominate dal nome dei sette figli del primo re e padre eponimo di quel popolo, Cruittne (Cruitni era, infatti, il nome dei Pitti Gaelico). Sebbene non si tratti che di una leggenda, sono in molti a ritenere fondata l' ipotesi che il territorio fosse suddiviso in un certo numero di distretti.

In realtà non si può dire molto di più. Non sappiamo neppure come i Pitti si chiamassero tra loro e se riconoscessero il concetto stesso di un nome unico o di uno stato unitario.

In termini storici i Pitti sono considerati entità politico-sociale a partire dal tempo della spedizione di Agricola. Sappiamo che erano stanziati al di sopra del Vallo di Antonino (circa 150 chilometri a nord del più famoso Vallo di Adriano), che non furono mai assoggettati al dominio romano e che furono agricoltori, pescatori, allevatori ma, soprattutto, come i loro avi Celti, guerrieri tenaci, valorosi e terribili. Pare anche assodato che essi furono effettivamente divisi in due gruppi che, per comodità, sono indicati come Pitti del Nord e Pitti del Sud.

Il loro regno raggiunse il suo apice durante il VI secolo d.C., nello stesso periodo in cui nella Scozia occidentale si installarono i Dal Riata, anche conosciuti come Scotti, provenienti dall' Irlanda. Con gli Scotti, giunse anche in queste terre il Cristianesimo al quale i Pitti progressivamente si convertirono.

Poi nel IX secolo d.C., la dinastia dello scotto Kenneth mac Alpin prese il sopravvento, gettando le basi della nascita della attuale nazione scozzese. Il territorio, un tempo dei Pitti assunse il nome di "Alba", nome con cui ancora oggi in gaelico si chiama la Scozia e che venne nei secoli successivi esteso a tutta l' isola britannica, come Alban o Albion, e di loro non rimase traccia.

Alcuni, volendo alimentare il mistero, li vorrebbe addirittura considerare un popolo "scomparso". Più credibilmente essi furono gradualmente inglobati dalle popolazioni gaeliche.

"Carden" (bosco), "pert" (foresta), "lanerc" (spazio senz’alberi, radura), "caer" (forte), "pren" (albero), "aber" (confluenza, foce di un fiume) sono parole che sono fatte risalire al loro antico linguaggio, anch’esso sconosciuto mancando fonti scritte, anche se si ritiene facesse parte del ceppo Gallo-Britanno della famiglia del Celtico, a sua volta ramo della madre lingua Indo-Europea.

Come in altre parti d' Europa è la toponomastica che conserva prefissi riconducibili alla lingua perduta. "Pett/Pit" stava, ad esempio, ad indicare un insediamento e sopravvive tuttora nei nomi di diverse città (Pitcairn, Pittlochry... ), così come "Pen" (Penrith, Penmaenmawr, Penarth, ...). In Italia ritroviamo la stessa radice nei luoghi un tempo abitati dalle popolazioni celtiche e non ci sorprenderà dunque scoprire che i nomi degli Appennini e dei Monti Pennines inglesi hanno una comune origine!

Fu solamente a partire dal XVI secolo che l' interesse degli studiosi iniziò a rivolgersi ai Pitti, per merito di John White, divenuto famoso per i suoi disegni di indiani completamente ricoperti di tatuaggi da lui incontrati partecipando alle spedizioni di Sir Walter Raleigh nel Nuovo Mondo.

White pensò di aver trovato la prova tangibile che quanto si raccontava dei Pitti potesse corrispondere alla realtà e ipotizzò un parallelo tra l' usanza dei "nobili selvaggi delle Americhe" e quella degli antichi abitanti della Scozia. La sua teoria scatenò l' interesse della gente comune e del mondo scientifico inglese ed i Pitti divennero argomento da discussione e di studio.

Ovviamente molte furono le ipotesi e le dotte diatribe tra le varie correnti di pensiero. Poi finalmente, nel XIX secolo, dalla pura speculazione si iniziò ad entrare nella storia.

Fu infatti nel 1819 che vicino al villaggio scozzese di Fife fu scoperto un piccolo tesoro. Questo, sebbene non fosse subito attribuito ai Pitti, conteneva alcuni oggetti che portavano incisi simboli identici a quelli che erano stati scoperti su alcune pietre erette scolpite, presenti qua e là in tutta la Scozia. La cosa destò scalpore e diversi ricercatori iniziarono a volgere la loro attenzione verso quelle pietre sino allora ignorate.

 



 

 

 

 


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