Il Retablo di San Giorgio a Perfugas

Il Retablo di San Giorgio si iscrive nella tradizione figurativa del secolo XVI in Sardegna. Destinato all'omonima chiesa cataalano-aragonese, sita nell'agro del predetto centro, nell'intavolazione delle scene principali, l'opera mostra soprattutto il linguaggio rinascimentale discendente dal Maestro di Ozieri. Questa corrispondenza fece supporre in passato che ne fosse stato sin'anche l'auotre: si tratto' di una lettura epidermica volta a supporre una simile attribuzione.
Fu riferito altresì opera di anonimo pittore sassarese, sempre del secolo XVI, senza avanzarne unapossibile individuazione. Ne è ancora sconosciuto l'autore, che per convenzione viene chiamato il Maestro di Perfugas.
Passiamo ad un'analisi più diretta dell'opera. Nel primo registro in basso del basamento si ravvisano San Paolo e, verso sinistra, Sant'Antonio da Padova e San Francesco, mentre San Pietro risultava mancante già al tempo della studiosa americana Georgia Goddard King; in alto, da sinistra a destra, compaiono i santi Ambrogio, Gregorio, la Madonna con il figlio morto, Gerolamo e Agostino. Sovrasta quest'ampia predella una serie di scene che, da sinistra a destra illustrano l'Annunciazione, San Giorgio e il drago, San Gavino a cavallo e la Visitazione. Nella fascia superiore, partendo sempre da sinistra, si innestano la Natività, l'Adorazione dei Magi, la Presentazione al tempio e la Resurrezione; nell'ultimo livello la Pentecoste, l'Ascensione, la Sacra Famiglia con Sant'Anna, l'Assunzione, l'Incoronazione della Vergine e, al colmo, la Crocifissione. Ai lati della nicchia si scalano sei figure di santi, tre per parte, tra cui gli evangelisti; lungo i polvaroli, oltre a santie sante talvolta di difficile identificazione, non avendo sempre gli attributi di riconoscimento, eccezione fatta per Santa Barbara e Sant'Agnese, si ravvisano a sinistra, San Giovanni Battista, Sant'Andrea, San Tomaso e San Bartolomeo; a destra il busto del committente, San Giovanni, San Rocco, San Michele Arcangelo. Si premette che le lacune più devastanti hanno compromesso il testo pittorico principalmente nei polvaroli posti orizzontalmente in alto inficiandone la lettura.

Il restauro


Gli elementi costituenti il polittico si presentavano in gravi condizioni di conservazione in quanto il supporto ligneo era vistosamente deteriorato e in molte parti ridotto ad uno stato spugnoso privo di consistenza. Analoga era la situazione delle preziose e mutili cornici lignee, intagliate e dorate. Gli elementi di irrigidimento di ciascuna tavola non rispondevano più alla loro funzione poiché fatiscenti e fratturate.
Lo stato pittorico rivelava vistose lacune e preoccupanti sollevamenti e non dissimile compariva la preparazione della doratura delle cornici; ampie fenditure si riscontravano in corrispondenza delle unioni delle assi, dovute allo scollaggio e al conseguente loro distacco.
La superficie pittorica, oltre ai sollevamenti della pellicola, denunciava uno strato di ridipinture, con spesse e ripetute mani di colore a tempera e a olio; l'artefice di tale operazione si palesava scarsamente rispettoso del tessuto pittorico originale, tanto da stravolgerne il testo cromatico.
L'intervento di restauro, lungo e complesso, ha ridato solidità, stabilità e leggibilità all'opera in virtù dei seguenti intervenit: innanzitutto l'impregnazione della materia lignea con idonei prodotti (Xilamon, Polaroid), poi la parchettatura mobile delle antiche ma inservibili traverse fisse che non permettevano il più naturale movimento del legno.
La ricostruzione delle parti mancanti della materia lignea è stata compiuta a seconda dei casi, con impasti a base di polvere di legno di varia granulometria o con inserti di legno; in particolare con questo materiale sono stati ricostruiti tutti gli elementi mancanti delle cornici, senza ricostruire la doratura ma intervenendo cromaticamente solo con mordenti.
Il consolidamento dello stato pittorico è stato raggiunto grazie ad una capillare penetrazione, al di sotto dei sollevamenti, con colle naturali e in alcuni casi sintetiche sperimentate. La rimozione della superficie pittorica di tutti i precedenti "interventi di restauro" è avvenuta con mezzi chimici (solventi idonei scelti caso per caso) e con mezzi meccanici (bisturi, frese, spatole).
Questa ripulitura ha rivelato spesso un colore abraso e con gravi svelature fino a mettere in evidenza il disegno di preparazione. La conseguente integrazione pittorica è stata eseguita don colori ad acquerello e a vernice mediante velature o spuntinato con toni locali, mentre le ampie zone stuccate sottoquadro sono state trattate cromaticamente con tono generale; a ciò si aggiunga la vernice protettiva finale "mat".
L'opera è stata ricomposta su una struttura metallica opportunamente concepita e installata all'interno di un ambiente costruito apposta, fornita di sistemi atti a mantenere un microclima costante e idoneo alla conservazione del polittico.
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