Il Comune di ViddalbaHome

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La piana di Viddalba, attraversata dal fiume Coghinas, sicuramente navigabile in antico, si presenta rigogliosa e fertile, felicemente dotata da madre natura. Requisiti che non furono trascurati dalle popolazioni preistoriche della prima Età del Bronzo (XVIII secolo a.C.) e dai nuragici, che si insediarono prevalentemente lungo la sponda destra del fiume Coghinas. Sul decaduto e desueto villaggio nuragico in località San Leonardo, presso l'omonima chiesetta, si andò ad impostare, dalla fine del III secolo a.C. al IV d.C., una vasta necropoli romana. I suoi corredi, unitamente alle stele funerarie figurate, costituiscono il nucleo fondamentale del Museo Civico Archeologico, del quale è prevista tra breve l'apertura. Al primo censimento Viddalba, ancora frazione di Aggius, contava 576 abitanti, saliti a 915 un secolo dopo. Il paese ha potuto così aspirare all'autonomia amministrativa, che è stata concessa nel 1975. Questa continua crescita è legata alle possibilità di lavoro offerte dalla fertile piana. Con lunghi lavori di bonifica, iniziati in periodo fascista e continuati in questo dopoguerra, si è provveduto ad arginare il fiume e a rendere coltivabile tutta la superficie disponibile; nel 1950 è stata poi costurita la diga di Casteldoria (tre milioni e mezzo di metri cubi d'acqua utilizzabili) grazie alla quale, dopo la realizzazione dei canali, tutti i campi sono stati resi irrigui. Gli agricoltori di Viddalba, insieme a quell idi Santa Maria e Valledoria, possono così dedicarsi a colture pregiate e redditizie, coem quelle del carciofo, del pomodoro e di altri ortaggi. Nelle parti collinose del territorio, che culminano nelle punte Ruiu, 553 m, e San Gavino, 769 m, si pratica invece l'allevamento del bestiame. A queste due vocazioni tradizionali si va aggiungendo oggi quella turistica: Viddalba è in un'interessante posizione di mediazione tra i flussi già intensi lungo la linea di costa e le possibilità offerte dalle risorse e bellezze dei rilievi interni. Intanto ci sono, a brevissima distanza dall'abitato, le Terme di Casteldoria, in territorio di Santa maria Coghinas, che sfruttano le acque salso-bromo-iodiche, forse conosciute sin dall'antichità, che sgorgano caldissime (oltre 70 gradi) nel letto del fiume. In un disegno di crescita dell'attività turistica si inseriscono, oltre al Museo di cui si è detto, ad alcune chiese campestri e ai resti dell'importante chiesa romanica di San Giovanni, la manifattura di tappeti, tende e tovagliati.

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