COCKTAIL N. 2 - ANNO X

LA MARCIA SU ROMA

Il 23 marzo dell’anno 1919 spirava da Milano un vento di cambiamento per l’Italia. In Piazza San Sepolcro si era tenuta la prima riunione di un movimento nuovo e innovativo, che si poneva il proposito di riesumare l’identità nazionale e fare uscire l’Italia dall’avvilimento del dopoguerra. Un movimento destinato a comandare l’Italia: in quel giorno nasceva il Partito Nazionale Fascista che trovava il suo faro di riferimento in Benito Mussolini.

In quell’anno così importante per la nostra storia il "Popolo d’Italia"(giornale fondato e diretto da Benito Mussolini fino al 1922)diffondeva l’ideale Fascista su tutta la penisola. Il Fascismo si stava velocemente affermando ma, dopo la sconfitta ottenuta dal P.N.F. nelle elezioni del 16 novembre del 1919,e soprattutto a seguito degli attentati contro i cortei manifestanti per la causa di Fiume e dopo la bomba al Teatro Diana, il capo del Fascismo e i "Legionari Fascisti" decisero che era giunto il momento di dire "BASTA". Benito Mussolini barricò la sua sede del "Popolo d’Italia" e iniziò a gettare le basi per la rivoluzione.

Aiutato dai Generali Bianchi e De Bono fece riunire le Legioni di Camicie Nere nel capoluogo campano in attesa dell’ordine di marciare sulla capitale. Migliaia di Eroi Garibaldini fregiati coi segni del valore, affiancati dai figli della Dalmazia e dalla gioventù italiana si riunirono in piazza del Plebiscito. Nelle altre principali città le camice nere si preparavano alla rivoluzione, quando Mussolini seppe che tutto era pronto scrisse tra le colonne del "Popolo d’Italia" un memorabile documento che suggellava l’inizio della rivoluzione che per motivi di spazio riuniremo nelle righe più significative:

"Fascisti! Italiani ! L’ora della battaglia decisiva è suonata.

[…]Il Fascismo snuda la sua spada per tagliare i troppi nodi di Gordio che irretiscono e intristiscono la vita italiana.

[…]Fascisti di tutta Italia! Tendete Romanamente gli spiriti e le forze. Bisogna vincere. Vinceremo ! Viva l’Italia !Viva il Fascismo."

"O Roma o morte!" era la parola d’ordine delle Camicie Nere.

Nelle principali città italiane le Legioni Fasciste avevano già attaccato le sedi dei partiti bolscevichi e avevano conquistato i nodi di comunicazione ferroviaria e stradale. Intanto a Roma un governo imbelle e già sconfessato dagli italiani in un ultimo criminoso atto circondava la città di militari, reticolati e cavalli di frisia, ma il Re Vittorio Emanuele III consapevole del volere degli italiani non accettò la proposta dell’allora capo del governo Facta di dichiarare lo stato d’assedio. Gli italiani avevano deciso.

Nelle strade i labari abbrunati stavano alla testa delle squadre d’assalto fasciste che presto conquistarono l’Italia. Solo una cosa rimaneva tra loro e la possibilità di comandare la nazione: Roma ! Dopo aver riunito il maggior numero di camice nere a Santa Marinella(Roma)Benito Mussolini si recò nel suddetto paese, passò in rassegna le colonne e poi partì alla volta della capitale. La sua presenza raddoppiò gli entusiasmi e allora con contegno e disciplina fascista gli squadristi entrarono nella capitale sfilando davanti al Re, "conquistando la città eterna" e disperdendo gli ultimi resti della demagogia rossa disfattista.

Ciò convinse definitivamente il Re del volere del popolo italiano, quello di una Italia Fascista che trovasse il suo capo in Benito Mussolini. La stessa mattina il Re chiamò al Quirinale Benito Mussolini e gli dichiarò piena fiducia. Intanto l’esercito della rivoluzione, la gioventù fascista e i decorati della guerra del 1915-18 sporchi di fango ma non sazi di ardimento giungevano alle porte di Roma.

L’allora governo Facta, degno successore dell’inutile e deleterio governo Nitti( ricordiamo le sue principali grandi idee ovvero le cessioni dei territori conquistati col sangue nella guerra del 1915-18) fu deposto e lo stesso Facta venne riaccompagnato a Pinerolo, sua città natale. Le medaglie d’oro di Vittorio Veneto, fiore dell’eroismo italico e tutta la giovinezza italiana sfilarono con il loro Duce attraverso le vie di Roma e resero omaggio sull’Altare della Patria al milite ignoto simbolo del sacrificio e della vittoria rivendicata. La storica marcia si concluse dinnanzi alla reggia Sabauda con la sfilata del corteo interminabile delle camice nere; l’indomani ,a dovere compiuto, avrebbero riguadagnato le terre da cui erano partiti con una smobilitazione senza esempio nella storia delle rivoluzioni.

Dopo la rivoluzione delle camice nere un vento di cambiamento soffiava sull’Italia e la voce del nuovo capo del governo Benito Mussolini dichiarava l’inizio di una nuova era. Intanto nella capitale scorreva tutto liscio come l’olio…di ricino…

Enrico "Shaolin" Gavassino

 

torna al sommario