COCKTAIL N. 2 - ANNO X

SAMURAI

"Io ho scoperto che la Via del samurai è morire. Davanti all’alternativa della vita e della morte è preferibile scegliere la morte. Non c’è bisogno di pensarci; presa la decisione si va avanti. Morire senza aver raggiunto lo scopo è una morte da cani e un Bushido da mercanti. Quando ci troviamo di fronte alla scelta della vita e della morte non sappiamo decidere da noi stessi. L’uomo ama la vita e trova tutte le buone ragioni per giustificare le sue scelte. Tuttavia continuare a vivere senza aver raggiunto lo scopo è cosa da vili. Questa è una situazione difficile: morire senza aver raggiunto lo scopo è considerata una morte da cani e un affare da pazzi, però non è una cosa vergognosa. Questa è l’essenza del Bushido: pensando alla morte, mattina e sera, nel silenzio, nel silenzio e stando pronti a morire a ogni momento, si assimila il Bushido e per tutta la vita, senza commettere errori, si adempie il dovere del samurai."

Seguire il proprio signore fino alla morte era uno dei principi del Bushido, la prima raccolta di leggi morali dei guerrieri giapponesi. I samurai mettevano fine alla loro vita mediante un suicidio rituale, seppuku o harakiri. Una legge del 1661 proibì qualsiasi forma di suicidio, così i samurai più fedeli, per continuare a servire il proprio daimyo, scelsero la tonsura. Fra questi ci fu Yamamoto Tsunetomo, appartenente la feudo di Saga. La sua vita non fu diversa da quella degli altri samurai nella sua stessa condizione; la sua morte, però, cambiò la vita e la società giapponese.

Dopo dieci anni di pratica zen ricevette la visita di un giovane samurai, Tashiro Tsuramoto che, impressionato dallo spirito dell’ex samurai, divenne suo discepolo e mise per iscritto i principi che scaturivano da tutte le loro conversazioni. Ciò che il maestro diceva non era solo un insieme di regole valide per i samurai, ma rappresentava uno stile di vita e una cultura valide per ogni società e in ogni tempo. Alla morte di Yamamoto il suo discepolo, nonostante avesse ricevuto l’ordine di bruciare ogni scritto, lo fece circolare tra i samurai di Saga, dove divenne il primo vero codice segreto dei samurai. Nel 1906 il testo venne pubblicato col titolo di Hagakure. L’opera suscitò grande interesse, ma ne fu fatta un’interpretazione sbagliata, materialista. Infatti, l’unico signore a cui si fece riferimento fu l’imperatore: durante la Seconda Guerra Mondiale i soldati dell’esercito imperiale ed i kamikaze misero in pratica ciò che avevano inteso per "la Via del samurai è la morte". Con l’occupazione americana l’opera fu bandita perché venne ritenuta la causa del fanatismo e del militarismo giapponese. Solo dopo il seppuku dello scrittore Yukio Mishima e con la prima industrializzazione del Giappone Hagakure venne rivalutato. Anzi, i valori dell’etica samurai come obbedienza, lealtà, gentilezza, furono insegnati nelle scuole e divennero la base della cultura giapponese. Il samurai si trasformò in lavoratore, mentre il daimyo in datore di lavoro. È questo il motivo per cui la società e l’impresa giapponesi hanno una stabilità riconosciuta in tutto il mondo.

“Sebbene ciò non sia conforme al mio stato di monaco, attualmente io non desidero diventare un Buddha. La mia aspirazione radicata nel profondo del mio essere è quella di rinascere ancora sette volte per la prosperità del feudo. Non è il caso di parlare di abilità o di talento. In una parola, basta essere disposti a prendere da soli sulle proprie spalle il peso di tutto il feudo. Essendo gli uomini tutti uguali, chi può dirsi superiore o inferiore? In generale, la disciplina per l’uomo è impossibile senza una grande ambizione. Se uno non è disposto a mandare avanti il feudo da solo non realizzerà niente. Tuttavia, come un bollitore si riscalda e si raffredda facilmente, così è anche il modo per non raffreddarsi. Questi sono i miei quattro voti:

1) Non subire sconfitta nella Via del Samurai.

2) Essere di utilità per il sovrano.

3) Esercitare la pietà filiale.

4) Vivere per gli altri, nutrendo una grande compassione per tutti gli esseri.

Se si recitano questi quattro voti tutte le mattine, davanti alle immagini sacre, si ottiene una grande forza e non si indietreggia mai ma, come un bruco, si avanza passo per passo.”

 

Tomei

torna al sommario