Cocktail n. 3 - anno X - giugno 2002

 

IL 6 AGOSTO 1945

Trascorsero i 43 secondi. E fu la luce, un lampo accecante che abbagliò trecentomila persone e cancellò dalla città ogni ombra sin nei recessi più nascosti. Alla luce seguì l’esplosione: solo a quaranta o cinquanta chilometri da Hiroshima fu possibile udirne il boato, per quelli più vicini si trasformò in silenzio. Il calore (dai trecento ai novecentomila gradi) liquefece i tetti delle case, annientò le persone fissando le loro ombre sull’asfalto, ed irrefutabile prova della scomparsa di un essere umano.

A quattro chilometri da Hiroshima la gente sentì quel calore nel viso e né fu ustionata. La raffica dell’esplosione si sprigionò dalla sfera di fuoco alla velocità di milletrecento chilometri orari e in un raggio di molti chilometri quadrati, le case ancora in piedi furono sradicate dalle fondamenta. Poi enormi gocce d’acqua color pece, prodotte dalla vaporizzazione dell’umidità, riportarono a  terra la polvere radioattiva dispersa nell’atmosfera. Un vento infuocato rifluì verso il centro dell’esplosione a mano a mano che l’aria, al di sopra della città diventava più rovente. Dall’istante dell’esplosione erano passati solo pochi minuti. Nel cielo ad undici miglia di distanza, due onde d’urto colpirono la super fortezza volante che aveva sganciato la bomba, scuotendola con violenza. Un pilota si rivolse a guardare indietro : «Dio, che abbiamo fatto!» fu il suo commento.

Ecco alcuni importanti passi del diario di bordo del B29, il 6 Agosto 1945, data del bombardamento su Hiroshima. La storia insegna che la guerra e le bombe non risolvono niente, ricordiamoci di ricordare!

                                                                                                Io no global

 

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