Cocktail anno 8 numero 2

Sport time

L'ULTIMO RUGGITO DI DAMON

 

Giappone, 31 ottobre 1999. Bandiera a scacchi. Termina il Mondiale nel circuito di Suzuka. La Jordan con il numero 7 giunge fuori dal podio e dalla zona punti. Sotto quel casco nero Damon Hill, uno dei più forti piloti, a detta di molti, dell'ultimo decennio, chiude la sua carriera, a quasi quarant'anni (è nato a Londra il 17 settembre 1960).

È figlio del celebre Graham Hill, che disputò 176 corse in Formula 1, fu due volte campione del mondo (nel '62 con la BRM e nel '68 con la Lotus), ottenne 14 vittorie, 13 pole-position e morì in un incidente aereo. Damon esordisce in Formula 1 nel 1992, in Gran Bretagna, a bordo di una scassatissima Brabham-Judd, che riesce a ottenere grazie soprattutto al suo cognome e al buon lavoro fatto l'anno prima come collaudatore alla Williams. Nel '93 guadagna il posto di pilota alla casa inglese Williams, dove diventa il secondo di Prost. E con questa scuderia arrivano anche le prime vittorie, tre consecutive, in Ungheria, Belgio e Italia. Alla fine della stagione è terzo, dietro Alain Prost e Ayrton Senna.

L'anno dopo diventa prima guida, dopo la morte di Senna. Vince sei gare, ma all'ultimo GP Schumi lo supera e diventa campione del mondo. Nel '95 vince quattro gare, ma il titolo ancora non arriva: ancora secondo, dietro a quello Schumacher che l'anno successivo sarebbe approdato alla Ferrari.

Nel '96, dopo una lotta all'ultima curva con l'esordiente Villeneuve, vince finalmente il titolo, con ben otto vittorie al suo attivo. I diverbi con Frank Williams lo costringono ad andare via dalla scuderia inglese per approdare alla Arrows, un team nettamente inferiore che gli affida un mezzo catorcio con un motore Yamaha che probabilmente andava avanti a manovella. Damon comunque riesce a portare a casa sette punti, un bel bottino, sfiorando la vittoria in Ungheria, dove Villeneuve lo supera all'ultimo giro.

La Jordan lo ingaggia nel 1998 e lui ripaga subito il team portandolo alla vittoria in Belgio, la prima in tutta la storia di questa scuderia, l'ultima della carriera di Damon.

Il 1999 non si rivela particolarmente fortunato (diciamo la verità: quest'anno ha percorso più chilometri sull'erba che sull'asfalto) e il pilota inglese medita addirittura di interrompere la stagione a metà. Poi decide di portarla a termine e di lasciare, silenziosamente, in punta di piedi, la Formula 1.

Di lui sono state dette tante cose: che è schivo, freddo e non ama mettersi in mostra. Qualcuno ha messo anche in dubbio la sua bravura. Certo non è un pilota improvvisatore o scatenato, però è senza dubbio preciso, veloce, forse un po’ insicuro, ma sempre sul podio.

Bastano solo i numeri a descriverlo: 111 GP disputati, 21 vittorie , 20 pole, 19 giri più veloci in gara, oltre 6300 km percorsi in testa, campione del mondo nel 1996, secondo nel '94 e nel '95, terzo nel '93. Non sarà stato il più entusiasmante, ma è stato senza dubbio uno dei più bravi e dei più corretti. Un vero signore.

Mario Balzano    

 

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