Cocktail anno 8 n. 3

 

BAGLIORI NEL BUIO a cura della Redazione di Cocktail

 

"CHI E' SENZA PECCATO SCAGLI LA PRIMA PIETRA"

 

 

Nella prospettiva di una partecipazione del partito liberal-nazionale di Haider, che ha ottenuto il 26% alle elezioni e che poi si è alleato col partito popolare, alla formazione del governo austriaco, i vertici dell'Unione Europea hanno minacciato la chiusura dei rapporti diplomatici bilaterali con l'Austria. Al di là del nome che ha assunto, infatti, tale partito ha una natura prettamente xenofoba e populista, ricorda con nostalgia gli anni del nazismo e sogna un'Austria pulita dal punto di vista sia ambientale che razziale.

Da tutta l'Europa si sono scagliate le grida di disprezzo dei più disparati partiti contro Haider e la sua fazione. Tutti in Italia, da Berlusconi a D'Alema, da Bertinotti a Fini, hanno deprecato le istanze razziste e ultra-nazionalistiche del leader austriaco, giudicando la sua ascesa politica pericolosa. Solo Bossi non si è pronunciato in questo senso; ha anzi affermato di aver incontrato Haider una sola volta, ma di non conoscerlo affatto bene, e ha detto inoltre (parole testuali): «Per quella volta che l'ho incontrato, mi sembrava anche un moderato». Per lui infatti anche questa «deve essere una montatura di D'Alema». Parole che, se da una parte ci lasciano perplessi, dall'altra non cambiano il giudizio che già avevamo su questo nostro pittoresco e non proprio rassicurante personaggio politico.

In Italia ogni avvenimento di politica estera fa comprendere come il modo di giudicare i fatti, a partire dalla Guerra Fredda, non sia fondamentalmente cambiato. La sinistra accusa il Polo per l'alleanza già stipulata con Bossi, che viene paragonato ad Haider, mentre il Polo ammonisce la sinistra affinché non dimentichi le morti   causate dal regime sovietico.

 La frase evangelica, pronunciata da Giuliano Ferrara in un intervento televisivo nel quale si rivolgeva direttamente a chi, da sinistra, rievocava Auschwitz e il valore storico e morale che questa esperienza deve avere per le nostre coscienze, è un'arma a doppio taglio. L'Europa è terreno fertile per la crescita e l'estensione del razzismo. È facile suscitare nell'animo della gente comune questo sentimento, e inoltre, se la cultura è scarsa, la memoria è debole. Razzismo significa credere che i propri problemi siano causati dalla presenza troppo massiccia di stranieri, che approfittano delle ricchezze della "nostra" terra e che la rendono "impura". Per questo Ferrara dovrebbe stare attento. La campagna del Polo "Tolleranza zero", che mirava a focalizzare l'attenzione sul problema dell'aumento della criminalità nelle grandi città, indicava nell'immigrazione la causa principale di questo fenomeno. La gente, che già aveva qualche dubbio in proposito, ha così la conferma della propria impressione. Il nemico viene identificato con lo "straniero", con chi è "altro", "diverso" da noi; ed il razzismo cresce, soprattutto tra i giovani, come testimoniano le scritte e i simboli visibili nelle curve degli stadi calcistici .

  "Chi è senza peccato..."

SIMONE

 

 

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