BAGLIORI NEL BUIO a cura della
Redazione di Cocktail
Nella prospettiva di una partecipazione del partito
liberal-nazionale di Haider, che ha ottenuto il 26% alle elezioni e che poi si
è alleato col partito popolare, alla formazione del governo austriaco, i
vertici dell'Unione Europea hanno minacciato la chiusura dei rapporti
diplomatici bilaterali con l'Austria. Al di là del nome che ha assunto,
infatti, tale partito ha una natura prettamente xenofoba e populista, ricorda
con nostalgia gli anni del nazismo e sogna un'Austria pulita dal punto di vista
sia ambientale che razziale.
Da tutta l'Europa si sono scagliate le grida di
disprezzo dei più disparati partiti contro Haider e la sua fazione. Tutti in
Italia, da Berlusconi a D'Alema, da Bertinotti a Fini, hanno deprecato le
istanze razziste e ultra-nazionalistiche del leader austriaco, giudicando la
sua ascesa politica pericolosa. Solo Bossi non si è pronunciato in questo
senso; ha anzi affermato di aver incontrato Haider una sola volta, ma di non
conoscerlo affatto bene, e ha detto inoltre (parole testuali): «Per quella
volta che l'ho incontrato, mi sembrava anche un moderato». Per lui infatti
anche questa «deve essere una montatura di D'Alema». Parole che, se da una
parte ci lasciano perplessi, dall'altra non cambiano il giudizio che già
avevamo su questo nostro pittoresco e non proprio rassicurante personaggio
politico.
In Italia ogni avvenimento di politica estera fa
comprendere come il modo di giudicare i fatti, a partire dalla Guerra Fredda,
non sia fondamentalmente cambiato. La sinistra accusa il Polo per l'alleanza
già stipulata con Bossi, che viene paragonato ad Haider, mentre il Polo
ammonisce la sinistra affinché non dimentichi le morti causate dal regime sovietico.
La frase
evangelica, pronunciata da Giuliano Ferrara in un intervento televisivo nel
quale si rivolgeva direttamente a chi, da sinistra, rievocava Auschwitz e il
valore storico e morale che questa esperienza deve avere per le nostre
coscienze, è un'arma a doppio taglio. L'Europa è terreno fertile per la
crescita e l'estensione del razzismo. È facile suscitare nell'animo della gente
comune questo sentimento, e inoltre, se la cultura è scarsa, la memoria è
debole. Razzismo significa credere che i propri problemi siano causati dalla
presenza troppo massiccia di stranieri, che approfittano delle ricchezze della
"nostra" terra e che la rendono "impura". Per questo
Ferrara dovrebbe stare attento. La campagna del Polo "Tolleranza
zero", che mirava a focalizzare l'attenzione sul problema dell'aumento
della criminalità nelle grandi città, indicava nell'immigrazione la causa
principale di questo fenomeno. La gente, che già aveva qualche dubbio in
proposito, ha così la conferma della propria impressione. Il nemico viene
identificato con lo "straniero", con chi è "altro",
"diverso" da noi; ed il razzismo cresce, soprattutto tra i giovani,
come testimoniano le scritte e i simboli visibili nelle curve degli stadi
calcistici .
"Chi è
senza peccato..."
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