Cocktail anno 8 n. 3

 

Il direttore giramondo...

Intervista a don Giuseppe Casti, direttore dell'Istituto Salesiano di Cagliari

 

 

Scuola pubblica o privata.  Se ne discute in questi ultimi mesi.  Come vede lei il problema?

La nostra scuola cattolica non è una scuola privata, è una scuola pubblica perché tutti liberamente possono frequentarla per  ricevere l’educazione che credono migliore; dunque anche la nostra scuola cattolica è una scuola aperta al pubblico.

 

Se lei avesse un figlio, in quale scuola lo manderebbe?                     

Ho basato tutta la mia vita sui principi e sui valori cattolici e ritengo che questa sia cosa più importante per la mia vita. Vorrei perciò che anche mio figlio fosse educato secondo questi valori cattolici per poter continuare e completare quella educazione che ha ricevuto in famiglia.

 

Sente la mancanza della famiglia, dei figli?

Don Bosco ha voluto noi salesiani inseriti in una grande famiglia spirituale; per cui è vero che noi abbiamo rinunciato ad una nostra famiglia ma allo stesso tempo abbiamo trovato un'altra famiglia e dei figli. 

 

Chi sono i ragazzi per voi salesiani?

Per noi i ragazzi, come diceva don Bosco, sono i figli che la Madonna ci manda.

 

A distanza di molti decenni ormai, rifarebbe la scelta religiosa o sacerdotale ?

Senza dubbio rifarei questa scelta perché essa ha realizzato e sta realizzando la mia vita, quindi ringrazio Dio per avermi ispirato questa scelta.

 

Perché ha fatto questa scelta?

Io rinnovo questa scelta tutti i giorni perché credo che sia veramente l’unico modo di realizzare pienamente la mia vita; più vado avanti e più mi  accorgo che questo è il cammino che può riempire nel modo migliore la mia vita.

 

Qual è stata l'esperienza più toccante in questi anni di sacerdozio?    

La più toccante esperienza l’ho vissuta in Africa, in un villaggio abitato esclusivamente da lebbrosi.

 

Perché questa è stata proprio la più toccante ?

Perché incontrare delle persone sfigurate nel corpo ma allo stesso tempo ricche di valori spirituali mi ha fatto capire che il nostro corpo esteriormente può anche deteriorarsi, può anche disfarsi, ma quello che conta sono i valori che abbiamo dentro.

 

I lebbrosi, sono persone che noi allontaniamo, lei cosa dice a proposito?

Ho incontrato lebbrosi in Africa ma ne incontro tuttora, poiché di persone umanamente poco attraenti ce ne sono tante; ma esse non sono da allontanare poiché anche loro sono degne del più grande rispetto e della  più grande stima.

 

Questa esperienza la guida nella vita sacerdotale?

Sì, molto. Dopo questa esperienza ho cercato di avvicinare tutte le persone, anche le più povere,  con il massimo rispetto.

 

Da qualche mese è direttore di questa scuola. È soddisfatto?

Ho molti motivi per esserne soddisfatto; il primo motivo è quello di vedere tanti ragazzi che tutti i giorni vengono in questa scuola: sono ragazzi sereni, felici, desiderosi di imparare e soprattutto di crescere. Questo mi dà una grande soddisfazione, una grande gioia per il futuro di questi giovani e per il futuro della società sarda.

 

Lei come vede il futuro della società sarda?

Non mi unisco a quanti vedono solo l’aspetto negativo della società sarda.

Ogni giorno, quando guardo i giovani che entrano o che escono da questa scuola, ho grandi motivi per essere soddisfatto e felice. Posso guardare con ottimismo anche il futuro della nostra terra, del nostro popolo sardo.

 

La preoccupa la responsabilità di essere direttore della nostra scuola?

Sono preoccupato, ma sono preoccupazioni che si nutrono sempre sui giovani. Essi sono una grande risorsa di energie e di rinnovamento, ma se queste energie non vengono canalizzate, orientate ed educate nel modo giusto, queste risorse possono anche diventare come degli esplosivi, delle mine che possono fare del male.

 

Ma lei è ottimista o pessimista verso i giovani?

Sono ottimista come Don Bosco, perché capisco che nei giovani ciò che c’è di bene, di positivo, di bello è sempre più grande degli aspetti negativi che possono esserci.

 

Siamo nel 2000, l’anno del grande Giubileo. Come pensa di accompagnare i suoi studenti nell’anno giubilare ?

Il 2000 è un passaggio importante per la storia dell’umanità. Credo che il modo migliore per vivere il III millennio sia quello di saper vedere tutti i motivi di speranza che ci sono per la generazione futura; anche il papa lo ha detto.

 

Crede che il 2000 appartenga a qualcuno?

Si, io sono sicuro che il III millennio apparterrà a coloro che sapranno guardare con speranza questa nuova epoca.

 

Giubileo è festa e gioia. Che cos’è per lei la gioia?

Gioia è poter constatare di aver riempito bene la propria vita. Gioia è anche condividere tutto ciò che di bello, di buono, di positivo si è vissuto.

 

Don Bosco come vi ha educato a viverla ?

Don Bosco ci ha educato a riempire bene la nostra vita lavorando per tutto ciò che è bello, positivo, che crea speranza. Per noi questo è lavorare per i giovani.

 

Come vi rendete conto di aver svolto bene il vostro lavoro?

Quando un giovane sa guardare con speranza al proprio futuro e trova motivi per vivere e per spendere bene la propria vita: ecco questo è motivo di gioia sia per i giovani che per noi.

 

Che uomo sarebbe Don Bosco ai nostri giorni?

Secondo me Don Bosco sarebbe prima di tutto un uomo realista, saprebbe guardare con occhi aperti la realtà e le sfide che ci pone la città di Cagliari. Innanzitutto la sfida dell’occupazione: preparare i giovani ad entrare nella società con competenza. E poi sfida culturale: saper affrontare le problematiche d’oggi e saperne indicare le soluzioni.

Don Bosco sapeva leggere nel cuore dei ragazzi e riusciva a capire il bisogno di porre una domanda di senso e di spiritualità. Don Bosco ha saputo affrontare la realtà del suo tempo e ha dato ai suoi giovani una spiritualità.

Anche noi dovremmo dare un senso ai giovani d’oggi, di Cagliari, della Sardegna e dovremmo saper proporre loro la spiritualità di cui hanno estremo bisogno.

 

(Per gentile concessione della Redazione di "World Time", periodico della Scuola media salesiana Don Bosco di Cagliari)

 

 

 

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