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Cinque maggio
«Ei fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro, stette la spoglia
immemore orba di tanto spiro...». Anche il beffardo destino ha le sue regole, e
forse non è un caso che ci abbia portato via nello stesso giorno, sia pure con
179 anni di differenza, due personaggi così grandi e notabili.
Ma come si può
paragonare la figura storica di Napoleone a quella di Bartali, grande
anch'egli, ma pur sempre uomo di sport più che di storia?
Effettivamente, a prima
vista, il paragone può apparire piuttosto azzardato, perché uno era un generale
capace di ogni cosa e senza timore di Dio, l'altro era ingabbiato nelle regole
della sua generazione e profondamente legato a quello stesso Dio al quale porse
i suoi immensi sacrifici e al quale forse chiese, qualche volta, una mano di
aiuto.
Ma, in fondo,
qualcosa in comune i due ce l'hanno. Poiché ambedue furono in grado, come
nessun altro, di unire, dividere ed ancora unire le generazioni che vissero con
loro; perché tutt'e due, non paghi di una loro impresa, ripartivano
immediatamente per compierne una nuova; perché ambedue un giorno hanno trovato
chi ha saputo sconfiggerli.
Sì, insomma,
Bartali non fu solo un ciclista: fu un emblema, una figura ineguagliabile. Un
mito. Perché nessuno, come lui, unì tutta l'Europa a ridosso delle strade
d'Italia e dì Francia; nessuno salvò un Paese da una guerra civile e dalla
distruzione come seppe fare lui in quel lontano 1948. Nessuno riuscì a dividere
l'Italia intera in due fazioni che restano tuttora ben distinte tra gli
appassionati: "Coppiani" e "Bartaliani".
Il suo scattare,
prima dal gruppo, evadendone, e poi da solo, come volesse scappare da un
qualcosa che gli era alle calcagna, senza mai fermarsi, e quella totale
repulsione verso la tattica, il risparmio di energie, la gestione del
vantaggio, lo fecero ancora più eroico. Come Napoleone, che componeva e rompeva
l'Europa come un puzzle; che non si fermava a contemplare una sua conquista, un
suo scatto: perché nella mente sapeva già che di lì a poco ne avrebbe
realizzato un'altra. E anche Ginettaccio, per quanto grande, incontrò il suo
Wellington: Fausto Coppi. Già, Coppi. L'ultimo scatto, lui, lo ha fatto il 2
gennaio di 40 anni fa. Ormai è in fuga.
Ma niente paura; i
colli non sono cinque, e non si arriva sul Pordoi. Gino rientrerà: deve
ridargli (o farsi ridare?) una borraccia...
Stefano
Princivalle
La scheda di Gino Bartali
Luogo e data di nascita |
Ponte a Ema (FI) 21/07/1914 |
Anni di attività |
Dal 1931 al 1954 |
Squadra |
Legnano |
Vittorie |
171 |
Giri d'Italia vinti |
3 ('36-'37-'46) |
Tour de France vinti |
2 ('38-'48) |
Giri della Svizzera vinti |
2 ('46-'47) |
Milano-Sanremo vinte |
4 ('39-'40-'47-'50) |
Giri della Lombardia vinti |
3 ('36-'39-'40) |
Campionati italiani vinti |
4 ('35-'37-'40-'52) |
Presenze in Nazionale |
7 |
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