Cocktail anno IX n. 1

Sport Time

FINALMENTE FERRARI !

Dopo ventuno anni dall’ultimo, finalmente il mondiale piloti di Formula 1 è tornato a Maranello. È accaduto l’8 ottobre 2000, durante il Gran Premio del Giappone, a Suzuka, dove il grande Michael Schumacher ha conquistato la sua 43a vittoria (per il numero di vittorie è secondo solo a Prost) e, soprattutto, il suo terzo titolo mondiale, il primo con la Ferrari, che a sua volta vince il suo decimo campionato piloti.

Il pilota tedesco raggiunge così il grande obiettivo che si era posto sin dal primo anno in Ferrari, il 1996, cioè riportare il mondiale a Maranello. Ma il merito della vittoria non è solo di Schumi, ma di tutta la squadra del Cavallino, i meccanici, gli ingegneri, il "secondo" pilota, prima Irvine e poi Barrichello… insomma, è la vittoria di tutta la Ferrari.

L’8 ottobre è stata una domenica speciale, storica, non solo per i ferraristi, di lungo corso e non, ma per tutti gli italiani che seguono lo sport. All’inizio, con la brutta (come al solito) partenza di Schumacher, sembrava che dovesse finire come gli ultimi tre anni, cioè con la Ferrari che perde all’ultimo, ma stavolta si sentiva, era nell’aria che le cose dovessero cambiare; e infatti ciò accade al secondo pit-stop; quando Hakkinen, il rivale di Schumi, entra al box, Michael continua a girare per almeno tre tornate, che compie al limite delle sue grandi possibilità, e quando poi entra lui al box, tutti coloro che stanno seguendo la gara in TV entrano in trepidazione, perché anche stavolta c’è la possibilità che la gara venga decisa al pit-stop. E infatti i meccanici della Ferrari si dimostrano, per l’ennesima volta, abilissimi, compiendo tutte le operazioni in 6 secondi (contro i 7.4 di Hakkinen). Quando la macchina esce dal box per tornare in pista, la suspance dei telespettatori è massima, e quando Schumi torna in pista davanti al rivale, si prova una gioia che i tifosi italiani hanno provato ben poche volte, ultimamente. Ormai c’è solo da attendere la fine della gara, e durante l’ultimo giro il telecronista della Rai sembra impazzire, urla sempre piú, fino al traguardo, con l’indimenticabile frase: «Michael Schumacher ce l’ha fattaaa!!!».

Segue la premiazione al podio, con Schumacher sul gradino più alto che dirige con le mani l’esecuzione dell'inno di Mameli da parte dei meccanici in rosso, e Jean "Napoleone" Todt, direttore della Ferrari corse, che va a ricevere il premio per la macchina che ha vinto la gara; ma la sua presenza ha un valore ben più grande, perché lui è il principale artefice di questa vittoria mondiale, lui che è stato portato a Maranello nel 1993 per risolvere la bruttissima crisi della Ferrari di allora (neanche una gara vinta nel mondiale ’93), e che ha egregiamente resistito a tutte le critiche dei giornalisti (i soliti...), aspettando la rivincita, che prima o poi sarebbe arrivata; e infatti eccola qua.

Oltre tutto, questo è il primo mondiale piloti vinto dopo la morte dell’indimenticabile Enzo Ferrari, il Drake, il fondatore di quel mito che è l’omonima scuderia, che sin dall’inizio è patrimonio fondamentale dello sport automobilistico, non solo italiano, ma di tutto il mondo: non si può, e infatti non è successo per niente, parlare del mondiale vinto dalla Ferrari senza pensare a lui, una di quelle persone che lasciano un segno indelebile, e che in questo segno vivono in eterno.

Ivan

 

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