Cocktail anno IX numero 4

MAI DIRE: SQUOLA !

Carissimi, il proverbio dice: “Non è tutti i giorni Pasqua!”. Cioè il giorno di Pasqua è una festa importante che capita però una volta all’anno. In questo numero di Pasqua, appunto, ho così tanto materiale che posso fare anche una scelta tra le migliori proposte. Un ringraziamento particolare a Francesco che mi procura ogni volta la “roba”. No, non avete letto male; lui è il migliore “spacciatore” di papere che c’è in zona!!!

Oggi vi racconto la storia di due fratelli: Piripicchio e Piripacchio:

Piripicchio era stato fin da piccolo “un fan di Epicuro” (prof. Baghino), mentre Piripacchio ammirava Lucrezio, il quale “vedeva il mondo come una congregazione di atomi” (Alberto). Un bel giorno i nostri eroi si trovarono in un posto inaccessibile ed impervio dove “le zanzare erano come licotteri” (Giuseppe) e “le Muse ispiravano la coca” (Alberto). Piripicchio alzò gli occhi al cielo e notò che “la terra si stava muovendo storno al sole” (Elena); ma Piripacchio, che aveva in mano “un cannicchiale” (prof. Siddi), esclamò: “Ma se la terra girasse, muoverebbe a tutto” (Alberto). Dopo queste discussioni si fece tardi e i due “grandi fardelli” (prof. Baghino) si accamparono e andarono a dormire. Durante la notte i due sognano; infatti “il sogno non è una cosa all’ordine del giorno, ma della notte” (prof.ssa Farci). Piripicchio sognò “un Dio bliblico” (prof. Siddi) che “lanciava la presa scarto, la lancia il segnale e si mette a giocare a Playstation” (Alberto); Piripacchio sognò invece una persona che “o muore a lungo o vive a lungo” (prof.ssa Farci). Appena svegli “iniziarono dall’inizio” (Serena) a “mettere bianco su nero” (Moritz) ciò che avevano sognato: volevano trovare infatti “un capo espiatorio” (prof. Siddi) perché non volevano “fare tutto del brodo un fascio” (Alberto). La storia di Piripicchio e Piripacchio finisce qui perché il manoscritto da cui ho tratto la vicenda è strappato, ingiallito e rovinato.

Comunque si legge ancora qualche frase, che però non ha molto senso:

“Mi imparerò a dire il mio nome”; “Se non ci fosse il mutamento, la natura scomparisse”; “Mima in Inglese”; “Stanno in piedi uno sopra l’altro”; “Livello intruttestuale”; “Poi altre due ore guardiamo un filmi”; “Giovagria astronomica”; “La scristianità”; “Una lettura sturumentalistica”; “Ha cominciato a mettergli i bastoni con le ruote”; “L’universo di Copernico è circonciso”; “Don Argiolas fa le vice del preside”; “Disse per srdimitizzare il fatto”; “Non voleva né il troppo né il molto”; “Si fece un enentroncefalogramma”.

Infine il manoscritto si concludeva con un'affermazione di un certo Guido Satta: «Guardate che le unità di misura sono convenzionali, se voglio il metro lo posso chiamare Pippo!».

Questo manoscritto risale al 1300 d.C. circa: sono quindi perdonati gli errori grammaticali e di espressione; l’italiano infatti non esisteva ancora!!!

Ciao a tutti da me; cioè non da te, né da lui e neanche da lei; cioè da me, io, medesimo stesso, proprio io che sono qui davanti a te; ma anche affianco a te, sopra di te, sotto di te, dietro di te, dentro di te…insomma ciao da

Mister***

 

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