Cocktail anno IX numero 4

PUNKETTONE

Un saluto a tutti i lettori del giornalino, e un benvenuto nella nostra, ma speriamo anche vostra, rubrica. Innanzi tutto ci presentiamo: io sono Escargot, e con me ci sono anche Rastaman, Nicholas, Cowboy, (SIC), che conoscerete nelle prossime pagine. Siamo qui per parlarvi di ciò che a noi piace, di ciò che a noi interessa: il mondo del punk e del metal, con la loro musica e la loro cultura. Non storcete il naso già da ora: la nostra non vuol essere né un banale contenitore di recensioni, né una spietata critica contro ciò che non ci piace; ben vengano le diversità, ben vengano i diversi gusti; ci sono sempre stati, e sempre ci saranno; è questa varietà che rende la vita sempre bella e interessante (o se preferite: il mondo è bello perché è vario).

La nostra idea nasce da una necessità: quella di far conoscere a tutti cosa ci piace, di parlare della musica che ascoltiamo, dei nostri pensieri, dei nostri interessi. Ognuno difende ciò in cui crede, e noi crediamo in questo. Vogliamo solo farvi sapere che cosa c’è sotto alle nostre idee, e convincervi che la nostra musica non è solo fracasso, come molti di voi pensano; non è vuota, non nasce per caso. Alle spalle c’è tutto un mondo, un modo di pensare, che non è solo critica spietata. Non vogliamo cambiare i vostri interessi, ma solo cancellare i pregiudizi, spesso sbagliati, che ci sono sul punk. Prima di giudicare bisogna conoscere, poi potrete scegliere. Concedeteci questo piccolo spazio e un po’ del vostro tempo: “It’s no big thing”, ma per noi è importante.

Per questo volevamo ringraziare Emanuele per lo spazio che ci ha concesso (e io personalmente ringrazio chi mi ha aiutato, soprattutto per il nome); in questo numero Nicholas parlerà delle origini del punk. Detto questo cominciamo…

Toujours gagnant

Escargot

PUNK'S LIFE

"Punk is life”. Il termine punk apparve per la prima volta su di una rivista inglese per descrivere i gruppi-garage degli anni sessanta, ma ha acquistato un significato tutto suo con l’affermazione di un gruppo che spero molti di voi abbiamo sentito almeno una volta, i SEX PISTOLS. Parleremo in seguito di loro, ma quali sono le motivazioni che spinsero a “comporre” punk? Il punk non è emerso dal nulla, ma le sue origini sono nate da motivazioni politiche e sociali.

Dopo la cessazione delle tensioni politiche delle masse giovanili verso il finire degli anni sessanta e l’inizio dei settanta, la Gran Bretagna dell’epoca fa da sfondo ad un quasi “naturale” sviluppo di certe tendenze che esprimono un netto rifiuto alla società capitalista e alla credenza che non possa esistere un futuro, se non che passi attraverso la distruzione totale delle istituzioni (scuola, polizia, prigioni…), che generalmente ha preso il nome di “sistema”; probabilmente ciò fu causato dalla scarsa conoscenza della politica.

La violenza che comunicavano i punk indusse le sinistre, schiacciate dal potere politico della destra laburista, ad individuare nei punk una generazione a quel tempo moderna, senza lavoro e senza prospettive; ma la destra rincarò la dose, vedendo certe spille con la svastica nei giubbotti dei nuovi ribelli. I punk ignorarono tutte queste “attenzioni” verso di loro, non capendone bene il significato. La loro unica “mossa politica” fu quella di salire a bordo del battello Queen Elizabeth, e navigare sul Tamigi, che aveva come unico segno di protesta la derisione del vero giubileo organizzato per i venticinque anni di regno della regina Elisabetta. Il fatto fu considerato un ennesimo insulto alla sovrana, che i punks giudicavano insopportabile, piuttosto che un atto rivoluzionario.

Ma come era prevedibile il fenomeno non rimase soltanto all’interno dei territori britannici, ma si espanse in continuazione, dapprima in America, dove allora il presidente era Ronald Regan. Qui, negli ambienti dei club alternativi, la nuova cultura proveniente dall’Inghilterra prese sempre una più concreta identità, dove viene a svilupparsi il punk-hardcore, più veloce ed esasperato del “vecchio” punk-rock inglese, ma ugualmente aperto all’incrocio di nuove tendenze e generi musicali. Attori principali di questa “trasformazione” furono principalmente i giovani, che, anche nelle “fantine” (giornali punk, in sostanza), dimostrano una sempre maggiore coscienza dei problemi sia sociali che politici, con la sempre unica ragione di mantenere viva quella cultura che andava rigorosamente contro il “sistema”.

Situazioni analoghe si svilupparono inoltre in Europa, partendo prima dalla Germania, e nel resto dell’ Europa centrale e meridionale poi. Questo fenomeno continuò per tutti gli anni Ottanta, sino ad arrivare agli ultimi dieci anni, dove probabilmente si registra un leggero cambio di tendenza, dovuta al peso sempre maggiore di un mercato discografico che chiede gruppi musicali dell’ultima ora. I punk degli anni Novanta restano comunque eccentrici, ma sono ragazzi mansueti. Spesso finiscono sui giornali per fatti quasi edificanti: si va da chi ha deciso di vendersi alle tendenze che variano in continuazione, agli sposi punk che decidono di sposarsi con un topo sulla testa. Oggi, a vent’anni dal primo avvento del punk in Inghilterra, si assiste a un evidente ritorno di quelle che furono le tendenze che caratterizzarono i gruppi che sorsero, dieci, quindici, venti anni fa.

Ma si tratta di una ripresa esteriore, che non può rispecchiare quelle che erano le condizioni sociali e politiche passate. Si ha quindi una carenza di contenuti, un revival, paragonabile a quello che si verificò in America durante gli anni cinquanta; ma ciò è dovuto anche alla visione non più quasi assolutista dei governi, che si dimostrano più tolleranti; in realtà tale permissivismo riguarda solo il rinnovamento del costume, inteso come forma di vita e di comportamento, privo di ogni contenuto critico, ed inoltre ha la capacità di esercitare sulle masse, giovanili e non, una sorta di "effetto placebo" teso a nascondere ciò che vi si trova dietro, e cioè il più spietato dispotismo sul piano economico.

I punk in Inghilterra sono addirittura diventati un fenomeno turistico; a Londra sono due i posti dove i punk si esibiscono come bestie in un giardino zoologico: Trafalgar Square e King’s Road. Qui ogni mattina le coppie punk si accasciano a terra, aspettando l’arrivo delle comitive turistiche, che ormai vanno a cercarli con l’entusiasmo che una volta era riservato per il cambio della guardia a Bunckingham Palace. Si arriva persino a pagare per avere delle foto, delle riprese e anche delle risse simulate. All’inizio la situazione era ben diversa: i punk evitavano l’esibizione e addirittura arrivavano alle mani con chi tentava di fotografarli, anche offrendo loro del denaro. La prossima volta si parlerà dei vari stili di punk che vennero a svilupparsi col tempo e con l’unione di diverse culture, e con la presentazione d’alcuni gruppi che hanno fatto la storia di questo, a mio parere, bellissimo, genere.

Ora per concludere: con quest’articolo ho voluto solamente cercare di fare un po’ di luce su quella che dai più è considerata un genere alternativo: non vedo cosa possa comunicare la musica dance, non vedo nessun messaggio all’interno di essa, ma se piace…prima anche io ascoltavo musica pop e dance, ma era sempre passeggera, che non sentivo più nel giro di un mese; da qualche tempo ho preferito cambiare, cercare qualcosa di diverso, e ora mi trovo ad ascoltare canzoni punk anche di venti anni fa. Non sono qui per criticare le scelte altrui, ma per far riflettere qualcuno.

Nicholas

 

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