Cocktail n. 5 - anno IX

Giugno 2001

Sport Time

I GRANDI PILOTI DELLA GRANDE FERRARI

 

Ebbene sì, cari lettori, anche per me è arrivato il momento dell’ultimo articolo sul giornalino della nostra scuola. Sono passati quasi tre anni, ma mi sembra ancora ieri, da quando il diretTenez mi ha invitato a collaborare alla pagina sportiva. In questo periodo, implicitamente ed esplicitamente, ho espresso il mio tifo – amore per la Ferrari, e l’interesse per la Formula 1, alla quale ho dedicato la maggior parte dei miei articoli. Per finire in bellezza questa “avventura giornalistica”, ho deciso di affrontare un argomento che sicuramente interesserà molto i ferraristi e gli appassionati di automobilismo in genere: le vicende dei grandi piloti che hanno contribuito a fondare il mito della Ferrari.

Il primo della mitica serie è Tazio Nuvolari, che solo a causa dell’età non partecipò ai primi campionati mondiali di Formula 1, ma che ottenne grandi e numerose vittorie in altre serie negli anni ’30 e ’40 del ‘900, e ebbe la sua ultima vittoria nelle “Mille Miglia” del 1948; Enzo Ferrari (che fu pilota anche lui, all’Alfa Romeo), considerò sempre Nuvolari come il più grande dei piloti, e nella sua Mantova è ritenuto un mito intramontabile.

Fu un altro pilota italiano a vincere i primi due mondiali di Formula 1 della Ferrari: Alberto Ascari, che dominò i campionati del 1952 e del 1953, e che fu il secondo (dopo Farina dell’Alfa Romeo nel 1950) e ultimo italiano a vincere il mondiale; era figlio d’arte, e si buttò nell’automobilismo perché non riuscì a sfondare nel motociclismo. Voleva arrivare ad almeno 37 anni di vita, per superare il padre, morto in incidente a 36; ma ad un mese e mezzo dal “traguardo”, nel 1955, durante una sessione di prove a Monza, trovò la morte per via di un brutto fuoripista, le cui cause sono ignote. Di lui è ricordato soprattutto il record di vittorie su gara consecutive in Formula 1, ben sette.

Un altro gran pilota vinse il mondiale del 1956 con la Ferrari, Juan Manuel Fangio, argentino, che rimase un solo anno con la Rossa, ma che è ricordato perché ha vinto più mondiali di tutti, cinque, in diverse scuderie, anche perché è uno dei pochi grandi piloti che non sono morti in incidente, cosa che gli ha permesso di godere dell’amore degli argentini.

Dopo Fangio, per quasi vent’anni non ci furono piloti straordinari alla Ferrari (anche se ci furono le vittorie mondiali di Phil Hill nel ’61 e di Surtees nel ’64), fino a quando arrivò l’austriaco Niki Lauda, che, con il fondamentale aiuto del compagno di squadra Regazzoni, riuscì a migliorare le prestazioni della Rossa, deludenti negli anni precedenti, portandola a vincere due mondiali, nel 1975 e nel 1977, e sfiorò di pochissimo quello del ’76, perso a causa del gravissimo incidente accaduto alla pista di Nurburgring, dove un incendio lo sfigurò brutalmente, quasi lo uccise, e lo traumatizzò a tal modo che rinunciò a correre l’ultima gara della stagione, in Giappone, per via di un diluvio pericoloso. Forse a causa del trauma i rapporti con la Ferrari non sono rimasti buoni, tanto che ultimamente ha solo rivolto critiche alla Rossa.

Anche se tra il mondiale vinto da Scheckter nel 1979, e quello vinto da Schumacher nel 2000, sono passati tanti anni di crisi, non è mancata la grandezza di alcuni piloti. Molto promettente era Gilles Villeneuve, il pilota più amato in assoluto dai tifosi ferraristi; il suo numero di gara, il 27, è entrato nel mito per la sua gran simpatia, e anche per il suo coraggio, tale da affrontare sorpassi rischiosissimi, talvolta a danno della sua vettura stessa, e per la sua voglia di sfida; proprio per sfidare il compagno di squadra Pironì, stava facendo un giro molto veloce nelle qualifiche a Zolder, in Belgio, nel 1982, quando ebbe uno scontro con un’altra vettura, uscì, volando, di pista, “atterrò” violentemente, e morì.

Un altro pilota molto amato fu Michele Alboreto, morto da poco in un incidente di corsa, ricordato soprattutto perché non si negava mai a nessuno, e per la sua generosità, tale da offrire a tutti i meccanici della Ferrari le vacanze con le famiglie, per ringraziarli di tutto l’aiuto dato a lui. Sfiorò il mondiale del 1985, non ottenne grandi risultati, ma ciò non toglie l’indiscutibilità della sua grandezza.

Fece la sua comparsa in Ferrari anche Alain Prost, vincitore di quattro mondiali, tutti con altre scuderie, che comunque fu ad un passo dal vincere quello del 1990, soffiatogli da Senna; il suo soprannome è “professore”, perché era bravo, astuto, e tecnicamente abile. Doveva rimanere anche nel 1991, ma fu licenziato perché disse in un’intervista che, guidando la Rossa, gli pareva di guidare un camion (in senso negativo); sembra che i rapporti siano migliorati, essendo la Ferrari a fornire i motori per la sua scuderia quest’anno.

Infine Michael Schumacher, l’attuale prima guida della Ferrari, in testa alla classifica del mondiale di Formula 1, vincitore l’anno scorso; è nella scuderia rossa dal 1996, quando aveva già vinto due mondiali con la Benetton, ed è stato vicino alla vittoria nel ‘97 e nel ’98, e non ha vinto nel ’99 per l’incidente che gli ha procurato la frattura alla gamba destra. Secondo alcuni è antipatico, ma in realtà non vuole condividere l’eccessiva mondanità che circonda la Formula 1 attuale; la sua grandezza d’uomo l’ha dimostrata in altro modo, rinunciando alla vittoria per qualche anno pur di riportare in auge il mito Ferrari, dove ha scelto di rimanere fino al 2004, sperando di vincere fino ad allora.

Sperando che Schumacher realizzi le sue speranze, e che per il futuro ci siano sempre grandi piloti nella Ferrari, non mi resta altro che dare a voi lettori un grandissimo saluto, con l’augurio che abbiate trovato interessanti i miei articoli. E mi raccomando, FORZA FERRARI SEMPRE!

Ivan

 

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