- S.Anna di Stazzema
- 12 agosto 2000.
Il legame profondo che ci
unisce alla memoria delle vittime di S.Anna, ed a suoi 560 martiri,
risiede nella fede di dovere, anche a 56 anni di distanza dalla più
terribile delle guerre della storia dell’umanità, respingere le
tentazioni, più forti di questi ultimi anni, nell’accettare un passato
in cui si era creduto nella superiorità dell’uomo sull’uomo, della
prepotenza sulla solidarietà, del dispotismo sulla libertà individuale e
collettiva.
Sono i più giovani,
sostenuti dalla memoria e dal ricordo dei più anziani dei superstiti, che
debbono non far cadere il quadro di un meditare profondo e fruttuoso su
cosa è stata la strage di S.Anna:
S.Anna ha segnato il
confine della brutalità dell’uomo e nel doverci rassegnare a questa
irreversibilità dei fatti avvenuti, dobbiamo sentire la forza di una sola
dignitosa contrapposizione: l’innocenza e il sacrificio.
L’Eccidio non ha bisogno
di essere ulteriormente descritto perché, già il fatto di essere
iscritto permanentemente nella storia della Nazione, rispecchia il peggio
al culmine della perfidia della tirannide di un esercito invasore, che
tocca il vertice assoluto prodotta da un credo che va ben al di la di ogni
possibile ed inimmaginabile barbarie.
Il massacro di S.Anna, dei
suoi uomini, delle sue donne e dei suoi bambini, la distruzione delle
case, dei luoghi sacri, costituisce la lezione più nobile e rappresenta l’unica
lezione contro la violenza e la guerra.
In questi anni le decine di
migliaia di giovani saliti fino sul colle del Sacrario di “Col di Cava”,
per capire, comprendere e agire per la costruzione di un mondo di pace,
sempre più spesso si sono posti l’interrogativo: “Come è stato
possibile? Come è stato possibile trucidare oltre 140 bambini inermi, il
più piccolo aveva solo venti giorni; uccidere i nascituri nel grembo
della proprie madri? Come è stato possibile profanare e cancellare vite e
cose di una comunità povera e umile; come è stato possibile privare
della vita i sacerdoti che difendevano, con la fede e la dedizione civile,
il proprio popolo, la propria gente?
Dobbiamo ammettere che non
ci sono state e non ci sono risposte umanamente possibili: “S.Anna con l’umile
autorità che le viene dal suo martirio chiama tutti gli uomini ad una
definitiva conversione alla pace, alla dignità del colloquio, alla
ricerca costante di una possibile armonia” .
E’ necessario, ancora
oggi, rievocare quegli evento per captare e trasmettere segnali che
emergano dalle lacrime e dalla sofferenza e dal sangue di tante vittime
innocenti.
Meditando il passato
degnamente possiamo vivere il nostro presente aperti ad un futuro di pace
e di armonia, superando il guado dell’indifferenza e della dimenticanza.
La forza dell’uomo riposa
nel riconoscimento dei diritti che derivano dalla dignità e dall’innato
valore della persona umana, soggetto centrale dei valori sociali e delle
libertà fondamentali.
Siamo cittadini del mondo e
dobbiamo agire in conseguenza di questa certezza.
Il genocidio che ha
trasformato il mondo, che ha fatto trionfare l’odio e la violenza sulla
pace e la tolleranza, ha ancora il ventre fecondo.
Non dobbiamo mai
abbandonare la memoria, che è entrata prepotentemente nella storia del
mondo con il nome delle vittime di S.Anna.
Celebrare ancora, il 12
agosto, l’Eccidio di S.Anna, significa attivare gli auspici per una
sapienza di una convivenza ordinata e solidale, di un capitolo nuovo dell’avventura
dell’uomo in questo nuovo secolo, affinché i rapporti dell’uomo non
siano più regolati dalla forza della sopraffazione e dal dominio, ma solo
dalla ragione, dalla fede nella solidarietà, nella giustizia, nella
fratellanza, nella tolleranza e nella pace.
Confidiamo nella grandezza
del cuore degli uomini.
12 agosto 2000
Il Sindaco di Stazzema
arch. Gian Piero Lorenzoni