"Biomasse?
No, grazie“
[10/06/2010] IN
COPERTINA
“Dannose
per l’ambiente e per la salute, antieconomiche e frutto di una
tecnologia obsoleta”: così l’oncologo Giuseppe Serravezza descrive
le biomasse, mettendo in guardia sul rischio di aumento dell’incidenza
dei tumori nel nostro territorio. A questo si aggiunga la recente
bocciatura del progetto della mega centrale a Cavallino, a testimonianza
di un Salento che diffida di una tecnologia incompatibile con la propria
natura
Si
può avere l'anima in condominio, o anche il cuore, forse. Ma da oggi
potremmo avere anche il tumore, in condominio. Dato che lo stato della
nostra aria potrebbe peggiorare (e di fatto sta peggiorando)
radicalmente, e ciò avverrà in una zona in cui la parola ‘cancro’
non è certo nuova. E questo ci coinvolgerà tutti, sempre di più,
molto più di ora.
Sì,
perché pare che i fattori ambientali sono quelli che influiscono
maggiormente sull'insorgere del cancro. Parola di Giuseppe
Serravezza, stimato medico e presidente della sezione di
Lecce della Lega Italiana per la Lotta ai Tumori (Lilt), che ha
esaminato il problema della realizzazione delle centrali a biomasse nel
Salento, una questione di imminente importanza per il nostro territorio,
dove alcuni comuni saranno interessati da questi nuovi giganti
inquinatori. Eolico e fotovoltaico, se utilizzati con criterio e
rispetto dell’ambiente, potrebbero essere la soluzione al problema
della produzione dell'energia.
Dottor
Serravezza, le centrali a biomasse sono davvero inquinanti?
Le
centrali a biomasse bruciano prodotti che danno vita a emissioni
pericolose per l'aria e la terra, e naturalmente per la nostra salute,
dato che respiriamo l'aria e ci nutriamo con i prodotti della terra. Gli
impianti prevedono, infatti, che si parta da un olio vegetale grezzo,
come ad esempio l'olio di semi di girasole, che qui da noi è anche
molto abbondante, dal quale nella combustione vengono fuori sostanze
cancerogene tra cui l'anidride carbonica, la formaldeide, i metalli
pesanti, l'ossido di carbonio o gli idrocarburi policiclici aromatici (i
cosiddetti Ipa). Tutti gas capaci di provocare il cancro.
Quindi
sono le sostanze emesse il reale problema?
Non
esiste ancora nessuno studio specifico che abbia esaminato i rischi
derivanti dall'emissione di queste sostanze, che sono però a tutti gli
effetti cancerogene. L'inesistenza degli studi è dovuta al fatto che si
tratta di sistemi relativamente nuovi per la produzione di energia, per
cui ancora non esiste nulla di dedicato che ne attesti l'estrema
pericolosità. Ma non per questo i gas sono meno inquinanti o meno
dannosi. Credo si tratti di una situazione drammatica, anche perché nel
Salento già risentiamo di emissioni di fumi che giungono da fabbriche
poste a Brindisi (Cerano) e Taranto (Ilva). Mi sembra che il progetto
porterà a nuove 20 centrali a biomasse dislocate sull'intero territorio
provinciale, il che mi sembra terribile per il nostro Salento, anche
perché 20 centrali implementeranno la quantità e la concentrazione di
emissioni rispetto a quelle che già subiamo.
Qual
è la situazione dei tumori nel Salento?
Oggi
nel Salento abbiamo lo stesso tasso d'insorgenza dei tumori del resto
d'Italia, ma in passato la situazione era ben differente. Ciò che
preoccupa è l'evoluzione del fenomeno anche in un periodo non molto
lungo: si consideri che fino a vent’anni addietro, in provincia di
Lecce, avevamo un 25% in meno rispetto al Nord di persone che si
ammalavano di tumore. In quest'arco di tempo (non certo lunghissimo)
l'insorgenza tumorale è aumentata, secondo una curva davvero
allarmante. Soprattutto perché al Nord si sta iniziando a diffondere
una controcultura rivolta alla salute, che permetterà, se prolungata,
una tendenza alla riduzione del numero dei tumori, mentre la nostra
curva della mortalità si impenna sempre maggiormente. E la paura è
quella che si ripeta l'esperienza della Campania, tanto da indurre a
temere nei prossimi anni la prospettiva di assistere ad una mortalità
addirittura superiore a quella del Settentrione.
Ma
se le centrali a biomasse fanno così male, perché costruirle?
Ci
sono molte ragioni che spingono alle creazioni delle centrali. Innanzi
tutto c'è un discorso prettamente economico, anche se si potrebbe
cercare di spingere verso modelli compatibili con la sostenibilità
ambientale e sanitaria. In nord Europa lo sanno, perché, a seguito di
una loro lunga esperienza con l'esposizione ai gas cancerogeni, hanno
pagato i loro errori a caro prezzo, anzi ad un prezzo altissimo in
termini di vite umane, ma la coscienza degli abitanti ha fatto sì che
si rimodulassero i sistemi di sviluppo. Dopo aver riscontrato il
problema, è avvenuta questa presa di coscienza. Peccato che anche qui
non si voglia fare tesoro della loro esperienza e non si guardi agli
errori del passato come insegnamento.
In
cosa differiremo rispetto al resto d'Europa?
Nel
resto d'Europa hanno rifiutato questi sistemi di produzione e ci stanno
rifilando un “vecchiume” che gli altri non hanno voluto e che stiamo
finendo per raccogliere, un modo di produrre energia che non appartiene
più loro, perché hanno subito un'evoluzione tecnologica. Perché in
nord Europa sono arrivati primi a scoprire i danni derivanti
dall'emissione di questi gas. Ma qui si va avanti anche in virtù del
ricatto occupazionale esistente: il risvolto economico della questione
è fondamentale, è quella la ragione che spinge il progetto. Ma ci
potrebbero essere altri modelli di produzione d'energia che ci
consentirebbero di non inquinare e salvaguardare i rischi della salute.
Quali,
in particolare?
Certamente
l'eolico e il fotovoltaico, che producono energia pulita e sfruttano
energie non esauribili, il sole e il vento. Ma eolico e fotovoltaico
vanno intesi così come è avvenuto in Germania, cioè in maniera non
selvaggia, non indiscriminata. Lo sfruttamento di queste risorse va
fatto in maniera intelligente e ci permetterebbe di liberarci dalla
schiavitù delle energie esauribili, la speranza, in altre parole, di
ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, come petrolio e carbone.
Che poi, se ci riflettiamo, le centrali a biomasse sono persino
antieconomiche poiché per bruciare gli oli vegetali, bisogna utilizzare
il petrolio: è per questo che le biomasse non hanno senso. Ci sono
troppi elementi nella produzione dell'energia e ci si deve servire del
petrolio, che è una delle sostanze che si cerca di eliminare nei
processi di produzione.
L'inquinamento
dell'aria (e, va da sé, quello della terra e delle acque) quanto
incidono sull'insorgere del cancro?
È
una delle prime cose che si imparano all'università, alla Facoltà di
Medicina. I tumori insorgono soprattutto per ragioni ambientali, non
certo per caso o per accanimento divino. Se escludiamo un 7%
rappresentato dai tumori genetici, cioè la tendenza al cancro che va di
generazione in generazione all'interno di una stessa famiglia, e un 30%
che raccoglie i fumatori e coloro che hanno comportamenti scorretti e
dannosi per la propria salute, tutti gli altri tumori vengono per
fattori ambientali. Come l'inquinamento o i cosiddetti “tumori da
lavoro”, quelli che insorgono per l'esposizione prolungata a elementi
cancerogeni mentre si lavora.
Cosa
me pensa dei microimpianti, quelli da 1 MW?
Bisogna
vedere quanta biomassa reale esiste nel nostro Salento. Il problema vero
è nelle tecnologie, che dovrebbero essere diverse e non obsolete.
Pensiamo solo al fatto che le centrali a biomasse esistono in Europa già
da cinquanta o sessanta anni, ma lì hanno deciso di trasformare il
sistema e ora si avvalgono di tecnologie a biogas, che convertono il
tutto in metano, che ha anche una maggiore resa energetica. Se anche noi
riuscissimo a porci in un'ottica d'avanguardia, il problema potrebbe
essere superabile.
La
pericolosità di questi gas emessi dalle centrali a biomasse cresce con
la loro concentrazione, così come avviene con la diossina?
Certamente
sì, anche se la diossina non viene prodotta dalle biomasse. Tuttavia,
la diossina consiste a tutt'oggi in un gravissimo problema relativo
all'emissione di sostanze dannose e cancerogene.
Cosa
pensare di ciò che sta avvenendo a Casarano, luogo dove potrebbe
sorgere una di queste centrali a biomasse e dove lei opera?
La
situazione di Casarano va di pari passo a quella di Cavallino, altro
comune interessato dalla questione delle costituende centrali a biomasse.
Che io sappia, proprio in questi giorni ci sono stati dei passaggi
importantissimi per la risoluzione del problema. La Provincia di Lecce,
l'Arpa e l’Asl hanno espresso parere sfavorevole. Questo mi fa ben
sperare, perché significa innanzi tutto una presa di coscienza da parte
delle istituzioni alle problematiche legate a questo tipo di impianti.
C'è da augurarsi che anche gli imprenditori possano recepire questo
tipo di sensibilità, perché io li ritengo vittime della cattiva o
della scarsa informazione scientifica sull'argomento. Mi piacerebbe che
accadesse ciò che è successo a Surano, giusto un paio di mesi fa.
Durante una pubblica assemblea, io e altri esperti eravamo impegnati in
un dibattito sui rischi derivanti dalle emissioni delle centrali a
biomasse, ma a un certo punto l'imprenditore interessato prese la
parola, dicendo: “Mi basta questo. Ho deciso di ritirare
l'impianto”. In questi giorni avremo un incontro con il sindaco e
l'imprenditore: ci auguriamo la stessa presa di coscienza.
Angela Leucci
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