n.77- Dicembre 1999

Foglio interno di collegamento della Fraternità Secolare Agostiniana di Vita Consacrata "Communio"

Buon Natale con Sant'Agostino

Desideriamo augurare a tutti un santo e gioioso Natale, che ci apra le porte ad un 2000 di speranza. Lo facciamo con le parole di S.Agostino.

Questi giorni in cui Cristo è nato sono i più corti dell'anno , ma a partire da essi i giorni cominciano ad allungarsi. Anche Cristo cresca nei vostri cuori. Sempre avanti, nella fede, perché possiate raggiungere la vita eterna (Disc.196./A,3)

Questo fiume che è il genere umano scorre continuamente, dalle occulte vene della natura, dal suo inizio sino alla fine. A questo fiume rapido e tumultuoso si è degnato abbeverarsi Cristo ( disc.372,3,3)

Io , infelice, credendomi capace di volare, lasciai il nido e caddi prima che potessi volare. Il signore però, nella sua misericordia, perché non fossi calpestato dai passanti e morissi, mi raccolse e mi ripose nel nido (disc.51,5,6).

 

     

 

Sentire cum Ecclesia

Gruppo di Palermo

A COLLOQUIO CON IL CARDINALE

Il 15 novembre scorso, con P.Turco e P.Vincenzo Giovino, siamo andati dal nostro Arcivescovo Card. Salvatore De Giorgi, per presentare la fraternità Communio. Eravamo Aurora, Grazia e Ignazio, Antonia, Teresa e la sottoscritta. All'inizio eravamo molto tesi, ma poi nel vedere l'accoglienza che il Cardinale ci ha riservato, ci siamo rilassati e siamo riusciti a dialogare serenamente con lui. Nel suo intervento il Cardinale ha toccato alcuni temi, quali la missione, il tendere alla santità, la comunione. E ci ha parlato anche di tre caratteristiche proprie dei consacrati: la confessione della SS.Trinità, la perfezione della carità e la preghiera. "Non si può - ci disse - parlare di consacrazione se questa non è legata alla missione": missione che è azione di annunziare e di evangelizzare il Cristo risorto presente nel mondo ;tutto questo tendendo alla santità. La comunione è importante viverla all'interno, fra di noi, con l'Ordine, con la parrocchia, con la diocesi e quindi con il Vescovo e con la Chiesa universale attraverso il Papa, tanti anelli che formano una sola catena: guai a spezzare un solo anello. Tale Comunione si deve esprimere anche partecipando alla attività diocesane che si svolgono nella chiesa cattedrale. Particolarmente ci ha sollecitato ad essere presenti il 2 febbraio 2000, nel giorno in cui si celebra il Giubileo della vita consacrata. Ci ha quindi parlato delle tre caratteristiche proprie della vita consacrata. La confessione della SS.Trinità, cioè il lodare Dio Padre per averci chiamato a seguire il suo Figlio Gesù e consacrati dallo Spirito Santo ;la perfezione della carità che non consiste nel portare il cilicio, digiunare anche per tre giorni consecutivi, ma nel digiunare dal nostro orgoglio, dai peccati. Ultimamente si è dato alla carità una dimensione solamente materiale, ma perfezione della carità è mettere in pratica le virtù, come ad es. restare accanto ad una persona che ci è molesta. Dobbiamo dare un significato spirituale alla carità attraverso la preghiera. Oggi si è perso il senso della preghiera, siamo tanto indaffarati che trascuriamo la preghiera, che è alla base di tutto. Il Card. De Giorgi si è complimentato con noi per aver risposto alla chiamata di Dio ed ha espresso la sua gioia nel dare il suo assenso al gruppo facendoci pervenire una lettera di accoglienza nella Diocesi di Palermo. Ci ha congedato con una benedizione e con gli auguri per il nostro cammino. Deo Gratiias! (Bianca)

 

     

 

Celebrazioni

Santuario S.Rita di Milano

DA 40 ANNI PARROCCHIA

"E' vero ciò che ha detto il vostro parroco, P.Mario, nelle sue parole di saluto :che nelle famiglie e nella società civile si celebrano per lo più i 25 e i 50, ma è vero anche che un 40 ha un significato biblico tutto particolare" Ecco così si esprimeva il nostro Arcivescovo, Card.Carlo Maria Martini, nell'omelia pronunciata nella celebrazione Eucaristica, giovedì 28 ottobre, facendo memoria dei 40 anni di vita pastorale del nostro Santuario. "Questo numero, annotava il Cardinale, in particolare lo spazio di 40 anni, indica ed esprime, nella Bibbia, il tempo necessario alla maturazione di una vita, dà un'idea di completezza, di un periodo di tempo che richiama la possibilità e il dovere di fare memoria, di dire grazie per il passato, di redigere un bilancio". E' vero, a tutto questo ha mirato la nostra comunità, forse anche senza saperlo, senza cogliere il profondo significato del numero "40" , datole dal nostro Cardinale: è stata certamente un'ottima occasione per rinnovare e migliorare il nostro impegno missionario in quel territorio che sin dall'inizio ha visto la Comunità religiosa Agostiniana impegnata all'accoglienza, al servizio di quanti, devoti di S.Rita , desideravano ritrovare la "Grazia" Nel ricordare questi 40 anni la comunità ha fatto memoria, nelle celebrazioni, del cammino strettamente legato, oggo come ieri, alla Parrocchia, come "luogo privilegiato dell'iniziazione cristiana- della famiglia - della testimonianza cristiana - dell'amicizia e solidarietà" , nello spazio e nell'ambito dell'oratorio. Oltre che del nostro Cardinale, la comunità è stata onorata dalla presenza di Mons.Domenico Berni, prelato della nostra missione in Perù, del P.Generale. P.Miguel Angel Orcasitas Gomez, del P.Provinciale P.Gianfranco Casagrande e del P.Vittorio Sartirana, delegato della Regione Ligure Lombarda. A dire di qualcuno, mancava solo il Papa ! Chissà, nel 50 tutto è possibile ! (P.Mario De Santis).

 

     

 

Esperienze

Gruppo di Loano

IN TERRASANTA E NEL SINAI

Un pellegrinaggio per Luigia, Teresa e Mina (Loano) che ha parlato più al cuore che agli occhi, anche se ci siamo trovate in mezzo a città dove il cemento ha preso il sopravvento, dove ben poco della Palestina dei tempi di Cristo riesce a sopravvivere : confusione di lingue, costumi, religioni, attese esasperanti ai punti di controllo e alle dogane, dove si è tartassati di domande che celano la paura e il sospetto per atti di terrorismo. Viene da chiedersi : " E' questa la terra dove Cristo ha parlato di pace? Dove nella notte santa sono scesi gli angeli a proclamare agli uomini di buona volontà la solidarietà di Dio per i poveri e per i derelitti e un'era di felicità?". Per chi arriva la prima volta in questa terra chiamata "santa" tutto quello a cui ho appena accennato può costituire uno shock e una delusione. Ma qui dobbiamo venire con lo spirito di fede che la Parola del Vangelo suscita in noi ogni giorno, quella Parola che da 2000 anni viene annunciata dalla Chiesa, viene attuata nella vita di tanti eroi piccoli e grandi, quella Parola che nel corso dei secoli ha avuto testimoni coraggiosi fino allo spargimento di sangue. Che cosa rimane dunque in questi luoghi che il divin Maestro, il Dio incarnato ha scelto per partecipare il suo Amore all'umanità sofferente e intristita dalla colpa originale? Saremo forse delle illuse o delle sognatrici, ma lo diciamo ugualmente : nell'aria tersa e quasi rarefatta del lago di Tiberiade, nelle acque verdeggianti del Giordano, nelle sabbie arse dei deserti ricchi di silenzio e di mistero, sulle cime rocciose del Sinai che al tramonto si incendiano assorbendo i raggi del sole che sta per scomparire, nei cieli trapunti di stelle siamo riusciti a sentire una presenza misteriosa che ha piegato le nostre ginocchia, mentre dal cuore saliva il canto del salmo 8: " Che cos'è l'uomo perché te ne curi?". Nel vasto altipiano di S.Caterina alle pendici del Sinai, anfiteatro stupendo a 1580 metri, ci siamo sentite veramente piccole,ma non insignificanti: trionfa in noi l'amore infinito di un Dio che ha dato se stesso in olocausto per riscattarci, nella persona del suo unico Figlio diletto. Ed eccoci allora devotamente baciare quella lastra di pietra su cui il Suo corpo senza vita trafitto e piagato è stato posto per tre giorni nel buio del sepolcro. Non badiamo alle infrastrutture che ci stanno attorno, ai candelabri, agli orpelli che ogni uomo in ogni epoca ha voluto porre per dimostrare la propria fede. Ci risolleviamo con lo sguardo volto a un cielo terso e senza nubi e là, sul monte dell'Ascensione, ripetiamo co Kierkegaad: " Gesù dacci la possibilità di vederti col tuo vero volto e no nella deformazione di un vuoto e pallido ricordo". (Mina , per Lucia, Teresa Luigia)

 

     

 

Provocazioni

Risposte

AL DIO SCONOSCIUTO DI UNA FIORENTINA - 3

Nel n.73 (giugno-agosto) di Communio pubblicammo "Considerazioni provocatorie, ma forse… utili" , una lettera a Dio inviata da una signora di Firenze ad un settimanale. Al termine invitavamo i lettori a mandarci le loro considerazioni in merito al contenuto della lettera. Abbiamo ricevuto alcune risposte, di cui abbiamo pubblicato una parte nei nn. 75 ( ottobre) e76 (novembre). Pubblichiamo ora le altre risposte pervenute.

 

Scrivo per me….e per gli altri cristiani

Ho letto la lettera della" lettrice fiorentina" tutta d'un fiato, incalzata dall'ardore di un'anima alla ricerca di un rapporto con Dio nella verità e di una fede coerente per una vita coerente. La lettera inizia con il chiedere perdono a Dio per la propria presunzione, poi attacca i cristiani che sfruttano il suo Nome per egoismo e fanno mercimonio della fede. Ho desiderato di averla accanto, la lettrice fiorentina, per abbracciarla : non un abbraccio stretto e caloroso, ma un abbraccio ampio e tenero , un cingerla senza stringerla, trasmetterle un tepore che lenisca quello che ho intuito essere un dolore profondo per una forte esigenza d'amore, di giustizia, di rispetto per la vita : il bisogno di Dio. Non rispondo, pertanto, alla lettera della signora, ma scrivo per me e per ogni cristiano capace di interrogarsi sul suo modo di rendere conto della speranza che è il lui, di rendere vivo e presente Gesù attraverso opere e gesti ordinari, di qualificarsi figlio di Dio con i suoi comportamenti. Se nei ragionamenti della " lettrice fiorentina" vi sono molte cose che non quadrano dal punto di vista della fede cristiana, se ella non è riuscita a cogliere l'immenso splendore che traspare dalla definizione di S.Giovanni : " Dio è amore", forse non a lei ne va addebitata la responsabilità, visto che dalla sua lettera non si evince che rifiuta Dio, ma appare piuttosto che lo cerca, anche se attraverso il canale della comprensione e non attraverso la dimensione dell'amore. E' quindi lecito supporre che la responsabilità investa le persone che le sono state vicino, quelle che ha incontrato e quelle che ha osservato nel corso della sua vita. Cioè gli altri, nei quali ciascuno di noi si può ritrovare. Un esame di coscienza, quindi, una verifica del nostro essere evangelizzatori. "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura (Mt.28,18-20).Gesù l'ha detto agli Apostoli dopo la risurrezione e furono le sue ultime parole prima di salire al Padre :un mandato da intendere come un testamento spirituale. Lo stiamo vedendo come esso sia valido in modo particolare per noi oggi, in un tempo in cui il mondo si sta scristianizzando perché non vive una fede matura in Gesù. E' valido a maggior ragione per noi, che abbiamo accolto il dono della vocazione alla secolarità consacrata per seguire Cristo, donarci totalmente a Dio e cercare la perfezione della carità nel servizio (cfr.Statuti 43) : carità come solerte premura per la salvezza del fratello ; servizio come Chiesa in missione, per annunciare il Vangelo a tutti gli uomini.(Imma)

 

Mi meraviglio che l'abbiate pubblicata

Ho letto con attenzione quella lettera che ha pubblicato Communio nel n.73 (giugno -agosto) Avevo intenzione di rispondere con un disteso discorso, ma alla fini l'ho ritenuto inutile e una perdita di tempo. La critica l'avete fatta voi nel corsivo che avete premesso : è uno scritto blasfemo che non si può accettare da un cristiano anche di media cultura. Mi ha fatto ricordare quel che Benedetto Croce rispose a Sciacca in un colloquio privato, parlando di Dio. Croce, dando un colpetto sulle spalle di Sciacca, gli disse: "Ma che cosa ti interessa di Dio?" La scrittrice, al meno che si possa dire, è una malata psichica. Pensa a Dio come quel quacchero di Kant : le ultime parole lo dimostrano. Però mi meraviglio tanto che l'avete pubblicata. Le ragioni che portate col corsivo valgono poco. Il foglietto di Communio non è scritto per coordinare le persone semplici che amano Dio e a Lui si sono consacrate ? Non hanno bisogno di parole che gli mettano dubbi nella loro testa, ma di parole chiare che le aiutino a pensare e a pregare. Mi auguro di non leggere più altri scritti di quella portata.(A.T.)

 

Una breve risposta al cortese interlocutore è d'obbligo, mentre lo ringraziamo del suo intervento. Il perché di aver pubblicato la lettera è in parte spiegato nell'intervento precedente. Nella società pluralista nella quale ormai viviamo i cristiani debbono saper dare le ragioni della loro fede a chi non ce l'ha mai avuta, o a chi l'ha perduta. Soprattutto chi ha consacrato totalmente la sua vita a Dio. E poi, un esame di coscienza non guasta. Quanto della nostra fede e delle nostre pratiche religiose è espressione di vero amore a Dio e quanto è dovuto al timore o a ( pur legittimi) interessi?

 

Auguri di

Buon Natale

 

           

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