n. 85 - Aprile  2001

Foglio interno di collegamento della Fraternità Secolare Agostiniana di Vita Consacrata "Communio"

AGGUANTÒ IL LEONE E LO AMMAZZÒ

Un passo di S. Agostino per la nostra riflessione sulla Pasqua.

“Cristo venne per essere salvatore. Morì ma uccise la morte: con la sua vittoria sterminò colei che temevamo. L’assunse in sé e la uccise; da cacciatore di impareggiabile abilità agguantò il leone e lo ammazzò.

Dov’è ora la morte? Se la cerchi in Cristo, in lui non c’è più. C’è stata una volta, ma ora è morta in lui. O vita che hai dato morte alla morte! Ma state tranquilli! essa morrà anche in noi. Ciò che è avvenuto in anticipo nel Capo avverrà anche nelle membra: la morte morirà anche in noi. Ma quando? Alla fine del mondo, quando – come crediamo senza dubbio alcuno – avverrà la resurrezione dei morti...

Vi ho detto che la morte morirà anche in noi. “La morte è stata inghiottita nella vittoria” (1 Cor 15). Ecco qual è la morte della morte; sarà inghiottita in modo che non potrà più farsi vedere. Che significa: non farsi vedere? Non esisterà più né dentro né fuori.

 Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?  Dov’è? Lo catturasti, lo tenesti in tuo potere, lo vincesti e lo sottoponesti a te; lo perseguitasti e lo uccidesti...

O morte, quando ti avventasti contro il mio Signore, attaccandoti a lui, rimanesti uccisa anche per me. E’ questa la salvezza di cui sarà salvato colui che crederà e sarà stato battezzato” (S. Agostino, Discorso 233, 3.4-4.5)

B U O N A      P A S Q U A

ALMENO  CIRENEI ...

Cristina Zanetti ci invia tramite e-mail la seguente poesia.

      All'angolo della strada una donna
 
partoriva tra la gente il suo bambino
 
senz'altro aiuto che la sua disperazione.
 
E un Cireneo passava... ma non si fermò.

      Un'auto nella notte rombando piombava
 
su un passante non visto, un colpo, un'ombra
 
in meno, un corpo anonimo che s'accasciava.
 
E un Cireneo passava... ma non si fermò.

      Al parco, una panchina. Un adolescente stava
 
seduto in febbrile e assorta attesa: aspettava
 
la sua dose di morte, che puntualmente giungeva.
 
E un Cireneo passava... ma non si fermò.

      In perfetta solitudine, nel nuovo condominio
 
di cento appartamenti, a ferragosto un vecchio
 
s'alzava dal letto, barcollava e cadeva.
 
E un Cireneo passava... ma non si fermò.

       Miriadi di croci senza Cirenei
 
in questo nostro mondo, un mondo
 
senza dei! Un deserto dove dio è lo stolto
 
presumere che l'individualismo basti!

       Mondo di carità fittizia ed esibita.
 
Mondo di pace detta e mai attuata.
 
Mondo di convivenza fasulla, blindata.
 
Mondo illustrato, di carta patinata.

      E sarà Pasqua. E prima sarà passione.
 
Eccoci pronti allora a portare la croce.
 
Eccoci pronti a uscire in processione!
 
In molti pronti a esibire un pietismo scaltro,
 
senza un'autentica commozione per l'Altro!

      Signore, rendici Cirenei per un'ora soltanto!
 
Signore, fa’ che diamo del tu ai diseredati,
 
agli ultimi, a quelli come Te coperti di sputi!

      Signore, facci capaci di essere Cirenei
 
prima che sia Pasqua! Non davanti a una croce
 
di legno, Signore, ma davanti a una croce
 
di carne, patimento, solitudine, abbandono!

      Signore, prima che esultiamo per Te,
 
per la Tua risurrezione, ricordaci la croce,
 
quella di tutti i giorni:  del diverso, del carcerato,
 
del disoccupato, dell'inerme, del bambino violato!

      Signore, perché siamo redenti, uomini nuovi,
 
ricordaci che alla Parola devono seguire amore,
 
opere e perseveranza: meno slogans e più sudore!
 
E sarà Pasqua! La nostra Pasqua!
 
Pasqua di Risurrezione. La Tua Signore, sì!
 
Ma, col Tuo aiuto,  nella Tua, la nostra!

MI TROVO  IN  UNA SEDIA  A ROTELLE... 
E  SONO UNA  RAGAZZA PIENA  DI GIOIA

Il “Riconoscimento Nella Mariani” per l’anno 2000 è stato assegnato ad una ragazza di Palermo, per l’amore cristiano e la solidarietà profonda con cui assiste da anni una ragazza malata.  Nel febbraio scorso il Gruppo Communio di Paler-mo ha consegnato il premio durante un commovente incontro con le due ragazze. Lia ci ha inviato una testimonianza della quale la ringraziamo di cuore.

     Voglio dare una testimonianza di fede, sperando con queste mie parole di portare un po' di conforto a quelle persone che si sentono abbandonate dal Signore e vedono la loro vita senza una via d'uscita. Sono una ragazza che ha sperimentato su di sé l'amore immenso del Signore. Sono affetta da distrofia muscolare e mi trovo in una sedia a rotelle.

     All'inizio della mia malattia avevo 14 anni. Confesso che anch'io ho gridato a Gesù: «Perché?!», chiudendomi nel mio dolore, ma pian piano, col passare degli anni, capii che tutto questo era un disegno di Dio. Il Signore aveva bisogno della mia sofferenza (la croce e la sofferenza un mistero impene-trabile e dolce) per la conversione dei peccatori, così mi affi-dai completamente a Lui.

     Adesso sono una ragazza piena di gioia, perché la mia vita l'ho messa nelle mani del Signore. Sembrerà un paradosso, ma io mi sento fortunata, ho accettato la mia sofferenza come un dono di Gesù e soffro nel pensare che tante persone si tolgono la vita o sono sempre nella disperazione perché non riescono ad accettare la volontà del Signore. La nostra vita è un dono di Dio e dobbiamo accettarla così com'è.

     Il Signore vuole che le nostre lacrime siano di gioia, perché Lui è l'amore infinito, tutto quello che fa è per il nostro bene; anche in situazioni molto gravi, che per noi umanamente son difficili da comprendere. Se ci affidiamo a Lui, Egli ci manderà lo Spirito Santo, il Consolatore.

     Io ora abito con una ragazza che mi assiste con tanto amore, per me lei è un altro dono di Dio. E' il mio angelo custode. Ha rinunciato alla sua vita per dedicarsi a me. Gesù ha visto che io avevo bisogno di assistenza, così ha comple-tato la sua opera mandandomi questa ragazza. Il Signore non fa mai le cose a metà, le completa sempre.

     Sono 19 anni che la conosco e da 15 abitiamo assieme, ma la cosa più importante è che da 10 anni stiamo facendo un cammino di fede con i Frati Minori rinnovati (francescani). Spesso mi sorprendo a piangere, ma come ho già detto sono lacrime di gioia e di gratitudine, per tutto ciò che il Signore mi ha donato, perché sento fortemente la Sua presenza paterna. Grazie, Signore. (Lia)

 LA  MIA  COMPIETA

Compieta. “Nunc dimittis servum tuum, Domine”.

 “Non angustiarti nel rimpianto degli anni passati: il bello sta per venire. Guarda all'eternità con serena e dolce speranza, e riponi in Dio tutti i tuoi desideri. Siamo incamminati verso una gioia immensa”.

Leggo questa esortazione in un libretto di preghiere che mi accompagna da anni e mi trovo a meditarla mentre cerco di riempire il lungo tempo che precede il sonno notturno; sonno per altro molto frazionato a causa del disagio fisico che mi accompagna da tempo.

Ma ciò in cui  particolarmente si sofferma la mia mente è la parola “desiderio”.  “Rendere ragione della speranza che è in noi”, come dice S. Paolo, che altro è se non esprimere i nostri desideri? Ma quali desideri? Il malato desidera la salute; il carcerato la libertà; l'affamato il pane; l'assetato l'acqua; il senza tetto la casa e così via con tutte le opere di misericordia per le elementari esigenze umane dalle quali dipende la felicità o l'infelicità.

Ma ci sono anche aspirazioni molto diverse; desideri molto meno santi. Il povero desidera la ricchezza; il ricco (purtroppo) maggiore ricchezza; il politico il potere; l'intellettuale la gloria; lo scienziato la fama e quant'altro.

Per S. Paolo invece, i desideri e le speranze sono ben altri! Sono il coronamento della promessa.

 “Che cosa ci è stato promesso? ‑ riflette Sant'Agostino ‑ Che noi saremo simili a lui perché lo vedremo come egli è. (1 Gv 3,2) (...) e poiché ora non possiamo avere questa visione, nostro compito è desiderarla. L'intera vita del fervente cristiano è un santo desiderio. Ciò che poi desideri, ancora non lo vedi, ma vivendo di sante aspirazioni ti rendi capace di essere riempito quando verrà il tempo della visione”.

Così siamo esortati a svuotare e pulire il nostro cuore da tutte le vanità e da tutte le frivolezze, così come si svuota e si pulisce una botte dal tartaro, per renderla capace di contenere il vino nuovo.

Pulire, purificare e dilatare il nostro cuore, per renderlo capace di contenere quella realtà che si chiama Dio, significa essere “simili a lui e vederlo come egli è”. Vivere, insomma, questo tempo quaresimale nella fervente attesa perché allo stesso modo si comporta Dio.

 “Facendoci attendere, facendoci sperare ‑ dice ancora Sant'Agostino – (il Signore) intensifica il nostro desiderio, col desiderio dilata l'animo e, dilatandolo, lo rende più capace. Cerchiamo, quindi, di vivere un clima di desiderio perché dobbiamo essere riempiti (...).  Allora cosa fai in questa vita se non sei arrivato alla pienezza del desiderio? (...) La nostra vita è una ginnastica del desiderio. Il santo desiderio sarà tanto più efficace quanto più strapperemo le radici della vanità ai nostri desideri". (Comm. 1 Gv. 4)

A conclusione di questa riflessione provo il piacere di recitare la preghiera composta da Michel Ledrus s.J.

Signore,
io sono infinitamente indegno
persino di desiderare ciò che desidero,
ma per riparare i miei errori passati,
per compensare l'immensa apostasia
e perché tu sei propizio ai desideri di chi si converte,

Salvatore mio,
io lo desidero questo oceano della tua conoscenza,
desidero i tuoi colloqui, le tue carezze,
i tuoi rimproveri, le tue prove,
il tuo profumo, la tua esigenza,
il tuo isolamento, il tuo silenzio.

O Salvatore, mio Dio, io ti desidero;
proclamo con tutto il mio cuore
che tu sei desiderabile
anche dal più miserabile dei tuoi figli.

O Dio mio, 
non mi privare mai di questa briciola della tua tavola, 
del desiderio di te.
O Dio, 
di quella gloria che tu potessi trovare
in ciò che io desidero, 
in ciò che tu sei focolaio, anche se nascosto,
delle mie compiacenze,
non mi privare. 

Privami piuttosto di tutto il resto; 
sì, privami, privami, Signore, a tua discrezione:
vale più il desiderio di te nella mia agonia 
che un niente di soddisfazione fuori di te.
Amen. (Erio)

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COMMUNIO - Foglio interno di collegamento della Frater-nità Secolare Agostiniana di vita consacrata "Communio".Redazione: P. Pietro Bellini, via Paolo VI, 2500193 Roma - tel. (06) 68 00 61; fax: (06) 68 00 62 99.E-mail Responsabile: pbellini@aug.org

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