Campi a radiofrequenza e salute

1: Il campo elettromagnetico

1.1: Cos'e' un campo elettromagnetico?

Spiegare in due righe cosa sia un campo elettromagnetico e' praticamente impossibile. Spero di riuscire al meno a dare una vaga idea, e mi scuso con i fisici per l'imprecisione del linguaggio e la semplificazione estrema.

Un corpo carico elettricamente, come puo' essere un cavo sotto tensione, una parte di una molecola o un elettrone, e' in grado di influenzare a distanza altri corpi simili. Quest'influenza si chiama "campo elettromagnetico".  Se la carica elettrica e' ferma, si parla di campo elettrico, se si muove, come in un filo percorso da corrente, si ha anche un campo magnetico. Se la carica, o la corrente, oscilla, il campo elettrico e magnetico si possono sostenere a vicenda, e propagarsi a distanze considerevoli. La luce e' un campo elettromagnetico prodotto in genere  dal moto degli elettroni negli atomi, e i nostri occhi possono essere influenzati (vedere) oggetti distanti migliaia di anni luce.

Il campo elettrico e magnetico possono influenzare il nosto corpo causando correnti elettriche nei tessuti, correnti che possono interferire con l'attivita' elettrica naturale. I campi possono cedere energia ai tessuti con vari meccanismo, scaldandoli. Possono inoltre influenzare, con meccansimo ancora poco compresi, l'attivita' elettrica delle membrane cellulari, in particolare per quel che riguarda il trasporto di atomi carichi (ioni) tra l'interno e l'esterno della cellula. Campi magnetici  molto intensi possono modificare alcune reazioni chimiche. Radiazioni di frequenza molto elevata (oltre la luce visibile, vedi la domanda 1.5) possono causare reazioni chimiche o romprere legami molecolari anche a intensita' basse, causando danni anche gravi, ad es. mutazioni.

1.2: Cosa distingue un campo elettromagnetico da un altro?

Le caratteristiche fondamentali di un campo elettromagnetico sono la sua intensita' (quanto e' forte), e la sua frequenza  (quante volte oscilla in un secondo). Inoltre, se il campo e' lento (oscilla meno di 10.000-100.000 volte al secondo), il campo elettrico e quello magnetico si comportano come entita' separate, e occorre stabilire l'intensita' di ciascuno dei due separatamente.

La frequenza di un campo ne determina la natura. Campi di frequenza diversa hanno effetti completamente diversi. La frequenza si misura in oscillazioni al secondo, o Hertz (abbreviato Hz). Si usano spesso i multipli dell'hertz: un milione di Hertz e' un megahertz (MHz), un miliardo di Hertz e' un gigahertz (GHz), un milione di milioni di Hertz e' un Terahertz (THz). Nella tabella seguente sono indicate le caratteristiche dei vari tipi di campi elettromagnetici.
 
Tipo di radiazione
Frequenza
Lunghezza d'onda
Esempi
Campi statici meno di 1 Hz
Risonanza magnetica, elettrolisi industriale
Campi a bassa frequenza 50-50.000Hz
elettrodotti, elettrodomestici
Onde radio 0.2-1000MHz 10Km - 30 cm Trasmettitori radio-TV-telefoini
Microonde 1000-1.000.000MHz 30 cm - 0.3mm Comunicazioni - forni a microonde
Infrarossi 1-350 Thz 0.3mm-0.8um Corpi caldi
Luce visibile 350-700 THz 0.8um-0.4um Corpi molto caldi - reazioni chimiche
Ultravioletti 10^15 - 10^17 Hz 400-20 nm Arco voltaico - raggi solari
Raggi X 10^17 - 10^21 Hz
Radiografie, schermo televisori
Raggi gamma oltre 10^21 Hz
Reazioni nucleari, radioattivita'
 Nota: Per numeri molto alti si e' adottata una notazione esponenziale: ad es. 10^15 significa 10 elevato alla 15^ potenza, cioe' un 1 seguito da 15 zeri. Nel sistema metrico inoltre, si adottano i prefissi Kilo (K) per 1000, Mega (M) per 1 milione, Giga (G) per 1 miliardo, micro (u) per 1 milionesimo, nano (n) per 1 miliardesimo, e pico (p) per 1 milionesimo di milionesimo.

Da questa tabella si puo' vedere che i campi generati dai telefonini (circa 1000 MHz) stanno quasi esattamente a meta' strada tra quelli generati dagli elettrodomestici (50 Hz) e la luce visibile (circa 1 miliardo di MHz).
[FIGURA: lo spettro elettromagnetico]
Per misurare l'ampiezza dei campi, si usano molti sistemi diversi, a seconda che si misuri la potenza totale emessa in tutte le direzioni da un trasmettitore (Watt), la potenza che investe una superficie (Watt/metro quadro), il campo elettrico (Volt/metro), o quello magnetico (Ampere/metro, Gaussa, Tesla). A complicare le cose ci sono tutti i multipli e sottomultipli di queste unita' di misura (millitesla, microtesla,
milliwatt per cemtimetro quadro, ecc.). Nel caso di campi elettromagnetici a radiofrequenza, di solito il campo elettrico, magnetico e la potenza per unita' di superficie sono legate tra di loro, per cui si puo' convertire da una unita' di misura all'altra, secondo la tabella (approssimata) sottostante:
Densita' di potenza W/mq mW/cmq Campo elettrico V/m Campo magnetico A/m campo magnetico  uT
10000 1000 2000 5 6
1000 100 600 1,6 2
100 10 200 0,5 0,6
10 1 60 0,16 0,2
1 0,1 20 0,05 0,06
0.1 0,01 6 0,016 0,02
0.01 0,001 2 0,005 0,006
0.001 0,0001 0,6 0,0016 0,002

Si noti come la densita' di potenza dipenda dal quadrato del campo elettrico o magnetico. In pratica, questo significa che un campo ad es. di 2 V/m e' cento volte meno intenso di uno di 20 V/m. Questo e' importante quando si confrontino i campi con i limiti di sicurezza dettati da normative.

1.3:  I campi dei telefonini assomigliano a quelli degli elettrodotti/elettrodomestici?

No. I campi a radiofrequenza dei telefonini sono differenti dai campi degli elettrodotti/elettrodomestici almeno tanto quanto sono differenti dalla radiazione (luce) visibile. I campi degli elettrodotti non trasportano praticamente energia, e si estinguono molto rapidamente con la distanza. Quelli a radiofrequenza trasportano energia, e si attenuano lentamente con la distanza (difatti sono usati per comunicare a distanza).

In particolare, gli studi relativi agli effetti sulla salute di un tipo di campi non servono assolutamente a capire gli effetti dell'altro. Uno studio su correlazioni tra leucemie ed elettrodotti non fornisce nessuna indicazione sulla eventuale correlazione tra campi a radiofrequenza e leucemie (e viceversa).

Purtroppo spessissimo vengono fatti ragionamenti di questo tipo nella stampa divulgativa, accomunando i due tipi di esposizione sotto il suggestivo nome di elettrosmog. In realta' avrebbe lo stesso senso includere nell'elettrosmog la luce delle lampadine, o il calore di una stufa elettrica (in entrambi i casi radiazione elettromagnetica generata da apparecchi elettrici).

1.4: I campi dei telefonini assomigliano a quelli dei ripetitori radiotelevisivi / dei radar?

Abbastanza. Ci sono delle differenze dovute alle differenti frequenze usate. Le frequenze usate dai telefonini sono simili a quelle usate dalle trasmittenti TV, e un po' diverse da quelle usate da radar e radio private. Frequenze diverse sono assorbite in modo diverso, ma una volta assorbite, gli effetti sono sostanzialmente gli stessi. Pertanto ha senso utilizzare studi di esposizione a ripetitori radiotelevisivi, o esposizioni professionali a radar, per capire gli effetti dell'esposizione ai campi dei telefonini.

Esistono comunque leggere differenze. In particolare, le frequenze dei telefonini sono assorbite meno rispetto a quelle di radio e TV private, e piu' rispetto a quelle dei radar.  Non e' quindi vero che frequenze piu' elevate siano piu' pericolose, anzi, per frequenze vicino a quelle dei telefonini e' vero il contrario.

Una importante differenza tra ripetitori televisivi e di telefonia e' la potenza tipica. Un ripetitore televisivo puo' avere potenze eqivalenti di molti milioni di Watt, mentre un ripetitore per telefonia puo' avere potenze equivalenti da pochi Watt (nanocella) a diecimila Watt (macrocella). La differenza di potenza e' sufficicente a far si' che in situazioni tipiche siamo molto piu' esposti ai ripetitori TV, anche se piu' lontani, rispetto ai ripetitori per telefonia.

1.5: I telefonini emettono radiazione?

Dipende da cosa si intende. Con il termine radiazione si puo' intendere molte cose. La radiazione elettromagnetica e' un campo in grado di sostenersi e propagarsi a distanza. Tutti i campi elencati in tab. 1 con frequenza superiore a 100 KHz sono "radiazione". Anche la luce e' "radiazione".

Nel linguaggio comune, di solito pero' ci si riferisce con questo termine alle radiazioni ionizzanti, cioe' a quelle radiazioni in cui un singolo quanto (la quantita' piu' piccola di campo assorbibile singolarmente) ha energia sufficiente a ionizzare un atomo, e quindi a spezzare legami tra gli atomi di una molecola. La radiazione ionizzante e' particolarmente pericolosa perche' e' in grado di indurre mutazioni, e causare cancro, a qualsiasi dose (anche se con probabilita' porporzionale alla dose). Esempi tipici di radiazioni ionizzanti sono i raggi X, i raggi ultravioletti "duri"  (UVC e in parte UVB). Si intende con questo termine anche la radiazione emessa da materiali radioattivi, che e' solo in parte composta da onde elettromagnetiche (raggi gamma).

Anche i fotoni della luce, pur non essendo in grado di ionizzare gli atomi, hanno abbastanza energia da produrre alcune reazioni chimiche. E' cosi' che i nostri occhi possono vedere, ed e' il motivo per cui sostanze delicate vanno tenute al riparo dalla luce. Questo fatto viene usato da alcuni sostenitori della pericolosita' dei campi elettromagnetici per sostenere che non c'e' differenza tra radiazione ionizzante e non. In realta' la differenza esiste, solo non e' netta ma in parte sfumata.

I fotoni delle onde radio hanno energie milioni di volte inferiore a quella che serve per rompere il piu' debole legame molecolare. Pertanto, per avere un effetto, devono essere presenti nello stesso posto e contemporaneamente molti milioni di fotoni radio. In altre parole, ogni possibile effetto biologico delle onde radio richiede che la loro intensita' superi una soglia minima.

 1.6: Che campi elettromagnetici sono presenti in natura?

Ogni corpo emette radiazione elettromagnetica. A temperatura ambiente, la maggior parte della radiazione viene emessa nella regione degli infrarossi (vedi tab. 1). Tuttavia ogni corpo a temperatura superiore allo zero assoluto (273 gradi sotto zero) emette onde radio e microonde.
Alle frequenze dei telefoni cellulari, le intensita' di onde radio naturali a cui siamo esposti e' circa un miliardo di volte sotto i limiti di legge italiani.

Con il termine di campi elettromagnetici naturali si intende anche degli ipotetici (e mai rivelati) campi tellurici. A riguardo vedi la domanda 2.9.

I campi elettrici presenti all'interno del corpo umano sono molto piu' intensi, ma hanno tipicamente frequenze molto piu' basse (1-1000 Hz). Non esistono segnali biologici noti a radiofrequenza, e la capacita' di sistemi biologici di rispondere in modo ordinato (cioe' non semplicemente scaldandosi) a radiazione elettromagnetica cala rapidamente per frequenze al di sopra di 1 MHz circa. Alle frequenze dei telefonini, il rumore termico (agitazione casuale di ioni) e' molto intenso (circa 1 milliVolt), e coprirebbe ipotetici segnali di natura biologica. E' quindi molto improbabile che, come sostiene qualche fantasioso autore, le cellule comunichino tra loro con segnali radio.



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