ATTO III

 

Scena I

EUCLIONE, CONGRIO, PENTOLA

 

(Congrio esce correndo da casa di Euclione, tutto pesto per le botte ricevute e con un coltello in mano)

 

(Ad uno, ad uno escono incuriositi anche gli altri cuochi, gli inservienti e le flautiste)

 

CONGRIO    Aiuto… un folle mi rincorre! (lamentandosi) Mi ha riempito di bastonate! Ohi, ohi sono tutto un dolore… (si tocca il corpo; poi, sorpreso) No, forse sono morto. Per Ercole, ahimè… povero me! Eccolo che mi rincorre… ma ora lo affronto!

 

EUCLIONE   (urlando) Torna qui! Dove scappi? Prendeteeeeeloooooo… è un laaaaaaadrooooo…

 

CONGRIO    Perché strilli?

 

EUCLIONE   Ti denuncio!

 

CONGRIO    Perché?

 

EUCLIONE   Perché hai in mano un coltello.

 

CONGRIO    Un cuoco deve averlo…

 

EUCLIONE   Che ci facevi in casa mia, senza ordine mio e in mia assenza?

 

CONGRIO    Siamo venuti a cucinare per le nozze! Cosa abbiamo fatto di male?

 

EUCLIONE   E me lo chiedi pure, mascalzone? Ficcate il naso dappertutto, invece di lavorare. Guai se ti avvicini a casa mia senza mio ordine!

 

CONGRIO    Allora: posso cucinare a casa tua, sì o no?

 

EUCLIONE   Sì, purchè le mie cose restino al loro posto.

 

CONGRIO    A me della tua roba non importa niente, ma se vuoi mandarmi via, ridammi almeno quello che ho portato per cucinare.

 

(Euclione entra in casa)

 

CONGRIO    Dove stai andando? Torna indietro, se non mi restituisci le stoviglie, vado a raccontare a tutti che sei matto.

 

(dalla casa, si sente la voce di Euclione)

 

EUCLIONE   Ho commesso un errore! Congrio è innocente! (contento) Sei salva, mia adorata! Vieni qui… da ora in poi ti porterò sempre con me… non posso lasciarti in mezzo a tanti pericoli!

 

PENTOLA     Hip, hip, urrà! Finalmente vedo il sole!

 

(esce con la pentola sotto il mantello)

 

PENTOLA     Oh no, di nuovo al buio sotto il suo mantello!

 

EUCLIONE   (a Congrio) Ora potete tornare a casa. Dentro, cuochi, flautiste, tutti! Al lavoro, sfaticati!

 

(entrano tutti a asa di Euclione)

 

EUCLIONE   Anche questa volta la pentola è salva. Quel furbo di Megadoro ha mandato i cuochi per farmi rubare la pentola… ma a me non la si fa! Ah, eccolo che arriva!


Atto III - Scena II

EUCLIONE, MEGADORO

 

(entra Megadoro)

 

MEGADORO  (a parte, senza accorgersi di Euclione) Ho dato la notizia ai miei amici. Sono tutti felici per me. Faccio bene a sposare una ragazza povera, mi darà meno problemi di una ricca. Se tutti facessero come me, la società troverebbe un equilibrio: i ricchi imparentati con i poveri.

 

EUCLIONE      (a parte) Come parla bene!

 

MEGADORO  (continuando) Le donne ricche sono terribili e capricciose. Quando meno te l’aspetti, arrivano con i conti da pagare per il tintore, il ricamatore, il lanaiolo, i vestagliari, i mutandari, i calzolai, i sandalari, i borsettari e gl’imprastricciari. (si accorge della presenza di Euclione) Euclione, che fai?

 

EUCLIONE      Ti ascoltavo, con piacere.

 

MEGADORO  Hai sentito tutto?

 

EUCLIONE      Sì, dalla prima all’ultima parola.

 

MEGADORO  Scusa se mi permetto, ma credo che per il matrimonio di tua figlia, dovresti cercare di essere più elegante!

 

EUCLIONE      Lo so, ma io sono povero… ho solo quello che vedi!

 

MEGADORO  Avete ciò che occorre, però. Che gli dèi conservino sempre meglio tutto ciò che hai!

 

EUCLIONE      (a parte) Mica mi piace tanto quel (con una smorfia) “tutto ciò che hai”… ha scoperto la mia pentola!

 

MEGADORO  Cosa borbotti?

 

EUCLIONE      Ti rimprovero.

 

MEGADORO  Di cosa?

 

EUCLIONE      I tuoi cuochi sono dei ladri… hanno sei mani, come Gerione[1].

 

MEGADORO  Di cosa ti lamenti? C’è roba da mangiare per un esercito. Ti ho mandato anche un agnello…

 

EUCLIONE      L’agnello che è a casa mia è pelle e ossa… è talmente magro che gli si vedono le costole, pronto per essere portato al cimitero!

 

MEGADORO  Euclione, oggi voglio brindare con te.

 

EUCLIONE      Per Ercole, non posso.

 

MEGADORO  Stasera ci sarà tanto vino da allagare la casa.

 

EUCLIONE      Per Ercole, no. Ho deciso di bere solo acqua.

 

MEGADORO  Ci penserò io a farti ubriacare.

 

EUCLIONE      (tra sé) Ho capito, vuole farmi ubriacare, per rubarmi la pentola… ma io la nasconderò in un luogo sicuro, lontano da qui!

 

MEGADORO                                      Be’, ti saluto, vado a farmi bello per le nozze. A dopo.

 

(Megadoro entra in casa sua)

 

EUCLIONE      Pentola mia, tu e l’oro che hai nella pancia avete troppi nemici. I nasconderò nel tempio della Buona Fede. (andando verso il tempio) Vengo da te, oh Fede, fidando nella tua fedeltà!

 

(entra nel tempio)

 


 

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