Calabritto
è un piccolo paese nella alta valle del
Sele, dominato dal monte Cervialto
(mt
1809).
Apparteneva agli Irpini. Nei suoi
confini guerreggiò Spartaco.
La tradizione vuole che il nome
derivsse da una donna (per alcuni di facili costumi, per latri la figlia
di un autentico feudatario, per altri ancora una locandiera) di nome “Britta”,
chiamata, a seconda della versione degli avventori della locanda o dai
soldati di Annibale, col grido: “Cala Britta”. L'alta valle del Sele fu anticamente
popolata da genti di varia stirpe, ognuna delle quali ha lasciato i
segni della propria civiltà, segni che affiorano qua e là nei campi,
in prossimità dei fiumi, in antiche grotte, lungo il pendii delle
colline, che però non hanno quasi mai trovato chi sapesse dare loro il
giusto valore archeologico e che il più delle volte sono stati
distrutti per ignoranza da quegli stessi uomini che li avevano trovati.
Le zone archeologiche di questa
stupenda valle sono nella maggior parte ancora da scoprire e richiedono
impegno, perizia, tempo e denaro, ma soprattutto passione per questo
tipo di indagine.
Non si può certamente parlare di una
vera e propria zona archeologica nei tenimenti di Calabritto, tuttavia
non si può negare che qualche rudere, rinvenuto negli ultimi anni in
località Piedelmonte, presenti particolari caratteristiche che
evidenziano la sua appartenenza ad antichi sepolcri di lontane epoche e
di lontane popolazioni. [....]"
Tutti i reperti archeologici sono
andati per la gran parte distrutti col terremoto del 1980 e non diversa
sorte ebbero gli oggetti rinvenuti nei campi che per ignoranza e paura
di fastidi furono nascoste o volutamente distrutte. Si parla di anfore,
monete, pietre incise.
Attraversata dal fiume
Zagarone, è
messa ai piedi di grandi boschi. In seguito alla peste del 1656, ebbe
una esplosione demografica, e il paese prese un nuovo assetto
orientandosi verso il castello e la chiesa Madre della SS. Trinità.
Sorsero perciò nuovi rioni. I confini territoriali erano in comune con
quelli di Caposele fino a quando quest'ultimo non ne chiese la
divisione(1279). Calabritto che dal 1229 faceva parte del Prinicipato
Citra, nel 1807 passò al Principato Ultra cioè alla Provincia di
Avellino.
Nel 1884 il comune venne fornito di un
funzionale impianto per l’erogazione dell’acqua potabile, mentre
già nel 1911 ebbe completa la rete fognaria e infine dal 1920 ebbe la
luce elettrica.
Nel 1928 il Comune si ingrandì con l’annessione
del vicino comune di Quaglietta, che di Calabritto divenne frazione.
Durante il secondo conflitto mondiale
un violento bombardamento della flotta angloamericana arrecò ingenti
danni e causò molte morti.
Ha sofferto di vari terremoti che si
sono susseguiti in Alta Irpinia: ultimo quello del 1980 che lo ha
danneggiato gravemente moralmente e materialmente.
Il paese è posto a 460 m slm e
conta circa 3000 abitanti molti dei quali emigrati all'estero per
carenza di lavoro e che annulamente ritornano in paese per trascorrere
le loro vacanze.
L'economia locale si regge sul patrimonio boschivo e
su alcune attività del terziario. Ampiamente pratica è l' agricoltura
di sussistenza che produce frutti di qualità pregiata: olio, castagne,
vino e nocciole; e non manca chi si è dedicato alla pastorizia e alle
attività connesse.
Il clima del luogo è asciutto e temperato. L'aria è
salubre e l'acqua è pura. Ci sono pertanto tutti i presupposti per
trascorrere una splendida vacanza all'insegna della tranquillità,del
divertimento (nel corso dell'estate il paese è ricco di manifestazioni
folcloristiche) e soprattutto della salute. Avrete infatti la
possibilità di fare delle dolci passeggiate lungo i numerosi sentieri
sparsi tra le montagne del comune e che vi condurranno alla scoperta di
posti nuovi e suggestivi (Santuario della Madonna della Neve, di Grienzi,
della Madonna del Fiume, monte Altillo, Cervialto, Altopiano del Gaudo,
Piano Migliato).
Le vostre fatiche saranno assorbite da piatti
nutrienti, gustosi e genuini all' insegna di quella cultura biologica
che fa della gastronomia locale un fiore all'occhiello del paese (lagane
e ceci, tirate, gnocchi, tagliatelle, funghi porcini, pane fatto in
casa, formaggi locali)
Frazione di Calabritto è Quaglietta, l'antico borgo
medioevale, dominata dal diruto castello posto a picco su di una roccia.
Abbarbicato ad essa il borgo fatto di viuzze e abitazioni ormai in
disfacimento.
Da Calabritto tra fitti boschi di faggio e
verdeggianti pianori che costituiscono un itinerario paesaggistico di
rara bellezza si giunge all' altopiano di Laceno. E' possibile poi
raggiungere in pochi minuti Materdomini, dove si trova il Santuario di
S. Gerardo Maiella, Caposele, da dove si dirama l' acquedotto pugliese,
Senerchia, dove si trova l'oasi WWF, Valva, famosa per il
castello,l'abbazia del Goleto a S. Angelo,e in poco più di mezz'ora,
Salerno ovvero Paestum e la splendida valle dei templi nonchè la
costiera Amalfitana.
In
Aereo: lo scalo più vicino è l'aeroporto di Napoli "Capodichino"
che dista circa 100 Km da Calabritto con un tempo di percorrenza (in
auto)intorno all’ ora e mezzo.
In
treno: la stazione più vicina è Contursi terme (Km 20) od anche
Battipaglia (20 min) che è molto più importante e pertanto presenta
maggiori collegamenti con le grandi città.
In
auto: per chi viene da sud basta percorrere la Sa-Rc e
uscire al casello di Contursi da dove si prosegue per la Fondo valle
Sele e si esce a Calabritto; tempo pochi minuti e sarete arrivati. Per
chi viene da Nord il discorso è pressochè analogo: si imbocca la Sa-Rc,
si esce a Contursi e si prosegue per la Fondo valle Sele, uscita
Calabritto.
Hotel
Rocky’s via
Nazionale 2
Tel 0827/56027
Natura
Britton via
S. Vito
Tel 0827/52325
Sito web: www.wbesse.com
E-mail: naturabritton@tiscalinet.it
Ristorante
Cantariello
Contrada
Cantariello Tel 0827/56061
Ristorante
Rocky’s Via Nazionale, 2
Tel
0827/56027
Ristorante
“ I Monti” Calabritto
Tel 0338/2547535
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Scampanellata
per il paese. ll 17 gennaio in occasione della
festa di S. Antonio Abate la tradizione vuole che ci si rechi per le
strade del paese a suonare le campane. I partecipanti alla sfilata
bussano alle porte delle case per chiedere qualcosa (un dolce, una
caramella..)e continuare così la loro sfilata finché il giro del paese
non è completato.
Il Carnevale.
Li
Carnuvali" dalla Domenica al Martedì Grasso ne combinano di tutti
i colori girando per le case e facendo qualche farsa tra un
"goccino e l'altro". E una farsa la raccontiamo a voi: “Io
mi chiamo fifirino, sono un tipo molto fino, ad ogni donna apro il
cuore, al mio sguardo sorride e muore. Centomila innamorate tutte quante
le ho gonfiate e... fifirino di qua, fifirino di là....mi pari nu
piezzu ru baccalà.” Il martedì grasso a
conclusione del Carnevale sfilata con carri sui principali temi del
momento e manifestazioni varie.
I falò. La
festa di S. Giuseppe di Marzo mette insieme il momento religioso o
cristiano e quello più strettamente profano come l’ accensione del
fuoco nei rioni
del paese in devozione al santo protettore.Sul far della
sera vengono accese cataste di rami di ulivo e di viti che danno vita ad
un paesaggio incandescente. Il merito è dei ragazzi che fanno a gara a
chi realizza il falò più grande e che, nell’attesa del 19 di Marzo,
si divertono a saltare e ad ammucchiarsi sulle cataste di sarmenti,
nonostante le raccomandazioni dei genitori (“Accortu a l’uocchi!”).La
tradizione del falò spinge le tante persone a recarsi in ogni rione ad
incontrare gli amici con cui mangiare una patata cotta sotto la vronza,
bere un buon bicchiere di vino, ascoltare una suonata di riganetto, in
attesa del nuovo giorno.
Balli popolari.
Il paese nel corso dell'estate e in particolare durante il mese di
agosto cerca di non perdere quelle manifestazioni tradizionali di vita
di un popolo. In Piazza Matteotti avrete la
possibilità di ballare le danze tradizionali alternandovi con assaggi
della nostra cucina tipica grazie agli stand degustativi allestiti per
l'occasione.
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S.
Giuseppe. La festa più sentita dai
Calabrittani insieme alla Madonna della Neve. Essa mette insieme il
momento civile e quello religioso.
E'
in sostanza un intreccio tra quella cultura religiosa fatta di devozione
e sacrificio e l'occasione di balli, musica, botti, cantanti.
Alla
festa partecipano i tanti emigranti che ritrovano la loro terra natìa e
con essa le loro tradizioni e la loro fede che li ha accompagnati nel
corso della vita.
S.
Antonio.. La caratteristica della Festa di S. Antonio è la
distribuzione del "Pane di S. Antonio" al termine della
Processione che come le altre attraversa un po' tutto il paese.
Il
pane viene preparato con amore dai tanti fedeli che poi lo
distribuiscono con particolare attenzione ai bambini e ai malati secondo
quegli insegnamenti cari a S.Antonio, la cui chiesetta è rimasta
distrutta col terremoto di 20 anni fa.
S.
Rocco. E' considerata una festa di
secondo piano in quanto si colloca tra le tante serate di festa di
luglio ed agosto e i festeggiamenti di Quaglietta e di altri paesi
limitrofi dove S. Rocco è invece il Santo Patrono.
La
caratteristica di questa festa è la collocazione al seguito della
Processione di carri con candele che vengono condotti da donne.
In
serata balli tradizionali e musica campana.
Giornata
del malato.
Una occasione di
incontro, di condivisione, di scambio, di preghiera. La giornata del
Malato è tutto questo. Nacque decine di
anni fa grazie all' impegno di
un prete, don Silvano Brambilla, venuto da Milano a Calabritto ad
alleviare le pene di un popolo distrutto nella mente e nello spirito, e
coloro i quali hanno condiviso con lui le sue stesse emozioni ovvero la
Caritas e i gruppi di volontariato che sono nati.
A
distanza di tanti anni è divenuto uno dei più importanti incontri di
solidarietà della Valle del Sele fatto per chi soffre, per chi è
emarginato, ma anche per chi, più fortunato, se la sente di stare
vicino, di accompagnare, di condividere e di alleviare le sofferenze
degli altri Il successo della manifestazione è da attribuirsi
esclusivamente ai malati che nonostante le difficoltà partecipano in
massa e animano la stessa manifestazione.
23/11/80.
Una data triste ma significativa, diventata oramai lo spartiacque
tra due epoche quella prima e quella dopo il sisma. In quell'occasione
morirono circa 100 persone che vengono solennemente ricordate ogni anno
con una fiaccolata di dolore e di commozione.
S.
Lucia. E' solennemente ricordata con la
processione che attraversa le strade del paese a cui partecipa la gran
parte delle persone nonostante il rigido periodo invernale.
S.
Lucia è protettrice della vista.
Novena.
Dal
16 al 24 dicembre si prepara il Natale in modo particolare con i canti
che più esprimono l'atmosfera di Natale (Astro del ciel, Tu scendi
dalle stelle, le litanie, E' sorta in cielo l'Aurora). L'
appuntamento classico con la novena era alle prime luci dell'alba; da
quest'anno per motivi vari l'evento si è tenuto di pomeriggio. Si
celebra il Natale con quella atmosfera magica che è tipica del momento
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S. Maria di
Costantinopoli.
Ha
origini antichissime. La chiesa fu probabilmente eretta dai monaci
basiliani che sfuggiti alle persecuzioni degli imperatori iconoclasti di
Bisanzio giunsero a Calabritto realizzando la Chiesa di Costantinopoli
al cui interno posero l'icona da loro stessi condotta.
Distrutta dal sisma del 1980 è stata
ricostrutita e riconsegnata ai fedeli il 27 maggio del 1990.
Chiesa di S.
Pietro. Fa parte di quel patrimonio artistico-culturale,
ormai quasi completamente scomparso, che faceva di Calabritto un paese
ricco di strutture antiche, simboli di una tradizione storico-culturale
molto viva. La chiesa è stata ristrutturata dopo il sisma dell'80. Gli
elementi di rilievo sono certamente l'altare e le statue di S. Donato e
di S. Francesco Saverio.
Cappella del
Carmine. In origine apparteneva ad un convento, che
insieme ad essa fu costruito agli inizi del 1600. Nel 1806 i beni furono
ceduti al colonnello De Mont major, successivamente ai frati paolotti e
infine al Comune.
La statua della Madonna del Carmine
sull'altare maggiore è di ispirazione bizantina.
Nel mezzo delle
montagne si collocano 3 perle del patrimonio religioso-paesaggistico di
Calabritto:
Santuario
di Maria SS. Della Neve
La
Cappella di Grienzi
La
Chiesetta della Madonna del Fiume
Maria
SS. della Neve. Percorrendo per circa 3 Km la
Calabritto-Laceno, deviando a sinistra per una strada di montagna ci si
trova su un ampio terrazzo naturale, posto a circa 800 metri di
altitudine, ove si erge il santuario della Madonna dell’ Alta Sede
meglio conosciuto come Madonna della Neve: Luogo profondo, spirituale,
dagli ampi orizzonti che si estendono sulla sottostante valle del Sele.
Elemento di comunione tra presente e passato, tra vicini e lontani,
Maria SS della Neve è festeggiata il 5 agosto , il giorno in cui
secondo la leggenda la Madonna fece nevicare in quel posto dove ora
sorge il suo santuario.
Annessa ad esso vi è una
struttura rustica,una volta convento ed oggi luogo di ritiro e di
ristoro per chiunque vuole vedere, conoscere e vivere questo posto.
Madonna
di Grienzi. La
caratteristica chiesetta di montagna è circondata da una incantevole
natura. Posta ai piedi di un costone roccioso e collocata a circa 6 km
dall’abitato, luogo di mera tranquillità e paesaggistica, è meta
della popolazione calabrittana e dei paese limitrofi. Si giunge in
questo piano isolato e di ristoro per i pastori attraverso un lungo
sentiero che corre a destra del bacino dello Zagarone, fiumiciattolo
sgorgante giù a valle. Il colpo d’occhio è suggestivo e ricorda
senza dubbio la vita di un tempo quando il pascolo, il culto e la gente
erano uniti da un comune denominatore di semplicità. La statua della
Madonna posta all’interno della Chiesa è venerata dal popolo
calabrittano che la conduce in paese a spalla lungo una strada stretta e
fangosa per festeggiarla solennemente il 4 di luglio.
Madonna
del Fiume. La grotta della Madonna del Fiume è incavata nel
territorio montuoso gravitante intorno al massiccio del monte Cervialto
(mt 1809)di natura spiccatamente carsica.
E’ una grotta attiva,
ovvero una grotta entro la quale continua ancora oggi, a causa dello
stillicidio, la formazione di quel manto calcareo che da origine alle
stalattiti.
L’ accesso ad essa
avviene tramite sentieri paesaggistici percorribili da tutti, che
rendono ancora più interessante la visita.
Suggestiva anch’essa è
la chiesetta della Madonna del Fiume situata all’interno della grotta
stessa da sempre mèta di pellegrinaggi dai paesi limitrofi e, vuole la
tradizione, di donne partorienti desiderose di avere abbondanza di latte
per il nascituro.
Si tratta di Una antica
credenza popolare di origine pagana secondo la quale bere il gocciolio
che fuoriesce dalla stalattite somigliante alla mammella di una donna
assicura alla madre abbondanza di latte.
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L' attività
agricola, un tempo praticata per il sostentamento, diventa oggi una
attività collaterale e in alcuni casi di “lusso” per chi vuole
assicurarsi prodotti di assoluta bontà.
Le castagne e le nocciole
costituiscono materia prima pregiata per le grandi industrie dolciarie.
Il vino, nonostante non rientri in
alcuna certificazione di qualità, è apprezzato per la sua genuinità.
L' olio
di oliva è il prodotto di punta della nostra economia
agricola, La cui produzione è finalizzata al consumo e in piccola parte
alla vendita.
E’ raccomandato dal punto di vista
nutrizionale vista la sua funzione energetica, le proprietà digestive.
E’ utile nei casi di stitichezza, è consigliato
a digiuno al mattino perché purifica l’intestino; favorisce la
riduzione di colesterolo nel sangue. L’olio di oliva è ottimo come
condimento a crudo e può essere utilizzato anche con le fritture vista
la sua stabilità ad alte temperature.
La
castagna
è l'attività prevalente dell'economia agricola calabrittana ovvero
quella che produce più valore. I più floridi castagneti si trovano
nella zona di Ponticchio. Le castagne di Calabritto sono grosse e
saporite e un tempo rappresentevano l'alimento di larga fascia della
popolazione locale.
Si prestano a diverse modalità di
cottura: bollite, sotto la cenere, in "barulera" (poste sul
fuoco in una pentola bucata) o infornate.
Un tempo non molto lontano,
attraversando i castagneti di Ponticchio, si potevano vedere nel periodo
autunnale frequenti mucchietti di felci secche ardere quà e là nelle
poche radure del castagneto con accanto gruppi di allegri ragazzi, che
attizzavano continuamente il fuoco, aggiungendo nuove felci per
alimentare la fiammata. Erano quelli i fuochi con i quali quei ragazzi
dopo aver raccolto da terra le castagne cadute ed averle poste negli
appositi sacchi, prima di portarle a casa preparavano le saporite
caldarroste per ristorarsi dalla fatica.
Era quello quasi un rito celebrato in
sana allegria sul luogo stesso della produzione del prezioso frutto come
se si volesse ringraziare il bosco per ciò che esso aveva dato alle
famiglie.
Il
vino,
sebbene non tutelato da alcuna certificazione di qualità, è di fattura
pregiata. Del resto la coltivazione della vite richiede assiduità di
lavoro, premurosa cura, competenza, dedizione, annua potatura eseguita a
tempo giusto, sfoltimento dei tralci, legarura di quelli rimasti, fatta
con vimini di salice, irrorazione di solfato di rame e di zolfo per
combattere peronospera e oidio, i due mali che spesso colpiscono la vite.
Il viticoltore calabrittano è un
lavoratore tenace, orgoglioso dei suoi vigneti, geloso a buon diritto
dei suoi splendidi grappoli: guai a chi dovesse danneggiarli o tentasse
di rubarli! Egli ha creato un detto che esprime tutta la lunga e
defaticante vita di sacrificio del vignaiolo: "La vite costa la
vita".
La grande estensione dei vigneti e la
grande abbondanza di vino prodotto in Calabritto richiedono la presenza
di locali idonei per la sua conservazione, locali generalmente semibui,
freschi, che per la loro natura e per la loro origine, vengono dette
"grotte" ovvero cantine.
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Le bellezze
naturali a Calabritto sono uno spettacolo di luci e di colori che attrae
le tante persone, lavoratori e non, allorché si avventurano per
le strade montane.
Lungo la strada che da
Calabritto conduce a Lago Laceno si incontrano paesaggi incantevoli che
l’uno dopo l’altro conducono all’altopiano del Gaudo posto a circa
1100 metri di altitudine, profondamente immerso nel verde e dotato di
una ampia area pic-nic e servizi annessi. La salubrità dell’aria e la
tranquillità del posto richiamano i tanti escursionisti che soprattutto
dal salernitano si recano al Gaudo per trascorrere una giornata salutare
tra faggi, lepri, cinghiali e tutte le bontà del sottobosco.
Il Comune dispone di
altre aree pic-nic lungo la strada Calabritto-Laceno, in località
Madonna della Neve e “Ponticchio" dove tra alti castagneti si
possono ammirare, sparse quà e là, alcune fattorie e terreni coltivati.
Salendo ancora si giunge
a Piano Migliato posto a 1200 metri di altitudine. Da questo punto le
bellezze della natura crescono mano mano che si sale per andare verso il
piano del Cupone, oppure verso il monte Cervialto (mt 1809). Queste
montagne sono rimaste celebri nella storia del brigantaggio meridionale
del secolo scorso come luogo di rifugio dei fuorilegge, che ne fecero
spesso teatro preferito delle loro imprese.
Fino ad un secolo fa vi
abbondava il cervo che ha dato il nome al monte Cervialto e che in
seguito all'insediamento umano è andato scomparendo. Sulle nostre
montagne è diffuso il lupo, campano e abruzzese, nonché il cinghiale.
Fra i volatili abbondanti sono i falchi, i corvi, le cornacchie nere,
qualche fagiano. Non mancano picchi, gazze, gufi oltre ad una quantità
considerevole di passeracei. Non meno interessante è la flora che varia
a seconda dell'esposizione e dell'altitudine. Sono presenti le
margherite di montagna, le fragole, le more. Abbondano quasi tutte le
specie di funghi, con assoluta prevalenza dei porcini.
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Il
territorio di Calabritto offre due tipi di escursioni:
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escursioni
che combinano lo svago e la religiosità |
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escursioni
esclusivamente paesaggistiche |
Venendo
a Calabritto avrete la possibilità di percorrere un itinerario al
giorno alla scoperta di un territorio incontaminato le cui bellezze e
soprattutto la salubrità dell'aria non hanno eguali.
Vi
presentiamo alcuni degli itinerari più noti.
Itinerario
N°1: Madonna della Neve (mt 948)
Il
percorso è una vera e propria scampagnata visto che è breve e che non
presenta particolari difficoltà. La strada è agevole e attraversa le
piantagioni di castagne al centro dell' economia locale.Vi è
disponibilità d'acqua lungo il percorso al termine del quale è
possibile consumare il proprio pranzo nell' area pic-nic ivi presente.
Itinerario
n°2: Madonna del Fiume (mt 599)
E'
un percorso unico che vi proietterà nelle tradizioni del popolo
calabrittano con quell'alone di profano sullo sfondo prettamente sacro
che caratterizza la mèta del percorso.Lungo il tragitto si incontrano
numerosi sorgenti e si assiste ad un panorama unico.
Itinerario
n° 2a:Cascata del Tuorno-M. del Fiume
Il
percorso è leggermente più impegnativo del precedente per cui è
consigliato a chi ama davvero camminare.
Si
parte da Calabritto per arrivare alla Cascata del Tuorno ovvero si
scende come altitudine per poi salire gradualmente fino a vedere il
paese dall'alto e con esso parte della Valle del Sele.
Itinerario
n°3: Madonna di Grienzi (mt 931)
E'uno dei percorsi più belli e più impegnativi utilizzato ogni anno da
migliaia di persone allorché si recano alla Cappella Maria SS. di
Grienzi. Dopo un primo tratto pianeggiante ci si incammina su per una
collina detta"Cippaiuolo" e poi si ridiscende per arrivare al
piano di Grienzi dove è collocata la Cappella.
Il
luogo ha disponibilità d'acqua e consente di rifocillarsi grazie ad una
ampia area pic-nic.
Itinerario
n°4: Gaudo (mt 1140)
E'una passeggiata vera e propria particolarmente fondistica. Si percorre
una strada in ottime condizione che consente di ammirare l'ampio
patrimonio paesaggistico di Calabritto. Dopo circa 45 minuti si arriva
ai "Migliari" dove c'è la deviazione per la Madonna della
Neve e quindi si prosegue per "Acqua r'apete" per arrivare
infine all'altopiano del Gaudo munito di area pic-nic e servizi annessi
(acqua, giochi per bambini, campo di calcio).
Itinerario
n°5: Gaudo - Sazzano (mt 1300)
Ilpercorso è lo stesso per andare al Gaudo da dove parte una diramazione
che per una via campestre conduce all'altopiano di Sazzano (mt 1300) il
quale segna il confine tra il comune di Bagnoli e quello di Calabritto.
E'
spesso occupato dai gruppi scout per i loro campi.
In
estate si ammirano le stelle cadenti.
Itinerario
n°6: Piano Migliato (mt 1280)
Dall'altopiano
del Gaudo si arriva agevolmente a Piano Migliato, una ampia distesa di
circa un miglio quadrato posta a 1250 mt di altitudine. Scendendo in
fondo ad est di alcune centinaia di metri v'è la sorgente di Vado
Carpine lambita pure dalla carrabile Sazzano-Caserma forestale. La
montagna che si erge sulla sua sinistra a nord-est è il monte Cervialto
che segna pure il confine tra Bagnoli e Calabritto.
Itinerario
n°7: Cervialto (mt 1809)
E'
un percorso molto impegnativo che conduce sin sulla cima del Monte
Cervialto (mt 1809) che è il secondo monte più alto della Campania.
Queste montagne sono rimaste celebri nella storia del brigantaggio
meridionale del secolo scorso come luogo di rifugio dei fuorilegge, che
ne fecero spesso teatro preferito delle loro imprese.
Itinerario
n°8: Piano dell'Acero (mt 594)
ll
percorso assume le caratteristiche di una "balconata" ovvero
una ampia finestra paesaggistica di Calabritto in quanto si scende in
basso per attraversare lo Zagarone e poi si risale tra una ampia
piantagione di uliveti per trovarsi sulla montagna di "Puddaro"
all'altezza di circa 800 metri da dove si ammira il panorama di
Calabritto e di tutta la valle del Sele. Anni fa era meta fissa dei
contadini che su quelle distese coltivavano il grano.
Itinerario
n°9: Altillo (mt 1432)
L'Altillo
è la montagna che domina Calabritto posta a circa 1200 metri di
altitudine. Partendo dalla Madonna della Neve attraverso gli ampi
castagneti si sale ripidamente per arrivare sulla cima del monte dove si
trova una altissima croce di ferro e da dove è possibile ammirare il
bellissimo panorama del golfo di Salerno nonchè tutta la valle del Sele
e in profondità le Puglie.
Itinerario
n°10: Ponticchio
Da
Calabritto si raggiunge agevolmente la località di Ponticchio
circondata da ampi castagneti e dotata di una grossa sorgente d'acqua
che alimenta l' acquedotto del Monte Stella fornitore d'acqua di diversi
comuni del Salernitano. L' area è dotata di tavoli pic-nic.
L'abbondanza
d'acqua ha consentito la diffusione di piantagioni di castagni i cui
frutti alimentano l'economia locale.
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