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Calabritto è un piccolo paese nella alta valle del Sele, dominato dal monte Cervialto (mt 1809).

Apparteneva agli Irpini. Nei suoi confini guerreggiò Spartaco.

puddaro.jpg (28063 byte)La tradizione vuole che il nome derivsse da una donna (per alcuni di facili costumi, per latri la figlia di un autentico feudatario, per altri ancora una locandiera) di nome “Britta”, chiamata, a seconda della versione degli avventori della locanda o dai soldati di Annibale, col grido: “Cala Britta”. L'alta valle del Sele fu anticamente popolata da genti di varia stirpe, ognuna delle quali ha lasciato i segni della propria civiltà, segni che affiorano qua e là nei campi, in prossimità dei fiumi, in antiche grotte, lungo il pendii delle colline, che però non hanno quasi mai trovato chi sapesse dare loro il giusto valore archeologico e che il più delle volte sono stati distrutti per ignoranza da quegli stessi uomini che li avevano trovati.

piazza.jpg (69873 byte)Le zone archeologiche di questa stupenda valle sono nella maggior parte ancora da scoprire e richiedono impegno, perizia, tempo e denaro, ma soprattutto passione per questo tipo di indagine.

Non si può certamente parlare di una vera e propria zona archeologica nei tenimenti di Calabritto, tuttavia non si può negare che qualche rudere, rinvenuto negli ultimi anni in località Piedelmonte, presenti particolari caratteristiche che evidenziano la sua appartenenza ad antichi sepolcri di lontane epoche e di lontane popolazioni. [....]"

Tutti i reperti archeologici sono andati per la gran parte distrutti col terremoto del 1980 e non diversa sorte ebbero gli oggetti rinvenuti nei campi che per ignoranza e paura di fastidi furono nascoste o volutamente distrutte. Si parla di anfore, monete, pietre incise.

Attraversata dal fiume Zagarone, è messa ai piedi di grandi boschi. In seguito alla peste del 1656, ebbe una esplosione demografica, e il paese prese un nuovo assetto orientandosi verso il castello e la chiesa Madre della SS. Trinità. Sorsero perciò nuovi rioni. I confini territoriali erano in comune con quelli di Caposele fino a quando quest'ultimo non ne chiese la divisione(1279). Calabritto che dal 1229 faceva parte del Prinicipato Citra, nel 1807 passò al Principato Ultra cioè alla Provincia di Avellino.

Nel 1884 il comune venne fornito di un funzionale impianto per l’erogazione dell’acqua potabile, mentre già nel 1911 ebbe completa la rete fognaria e infine dal 1920 ebbe la luce elettrica.

Nel 1928 il Comune si ingrandì con l’annessione del vicino comune di Quaglietta, che di Calabritto divenne frazione.

Durante il secondo conflitto mondiale un violento bombardamento della flotta angloamericana arrecò ingenti danni e causò molte morti.

Ha sofferto di vari terremoti che si sono susseguiti in Alta Irpinia: ultimo quello del 1980 che lo ha danneggiato gravemente moralmente e materialmente.

Il paese è posto a 460 m slm e conta circa 3000 abitanti molti dei quali emigrati all'estero per carenza di lavoro e che annulamente ritornano in paese per trascorrere le loro vacanze. 

L'economia locale si regge sul patrimonio boschivo e su alcune attività del terziario. Ampiamente pratica è l' agricoltura di sussistenza che produce frutti di qualità pregiata: olio, castagne, vino e nocciole; e non manca chi si è dedicato alla pastorizia e alle attività connesse.

Il clima del luogo è asciutto e temperato. L'aria è salubre e l'acqua è pura. Ci sono pertanto tutti i presupposti per trascorrere una splendida vacanza all'insegna della tranquillità,del divertimento (nel corso dell'estate il paese è ricco di manifestazioni folcloristiche) e soprattutto della salute. Avrete infatti la possibilità di fare delle dolci passeggiate lungo i numerosi sentieri sparsi tra le montagne del comune e che vi condurranno alla scoperta di posti nuovi e suggestivi (Santuario della Madonna della Neve, di Grienzi, della Madonna del Fiume, monte Altillo, Cervialto, Altopiano del Gaudo, Piano Migliato).

Le vostre fatiche saranno assorbite da piatti nutrienti, gustosi e genuini all' insegna di quella cultura biologica che fa della gastronomia locale un fiore all'occhiello del paese (lagane e ceci, tirate, gnocchi, tagliatelle, funghi porcini, pane fatto in casa, formaggi locali)

Frazione di Calabritto è Quaglietta, l'antico borgo medioevale, dominata dal diruto castello posto a picco su di una roccia. Abbarbicato ad essa il borgo fatto di viuzze e abitazioni ormai in disfacimento.

Da Calabritto tra fitti boschi di faggio e verdeggianti pianori che costituiscono un itinerario paesaggistico di rara bellezza si giunge all' altopiano di Laceno. E' possibile poi raggiungere in pochi minuti Materdomini, dove si trova il Santuario di S. Gerardo Maiella, Caposele, da dove si dirama l' acquedotto pugliese, Senerchia, dove si trova l'oasi WWF, Valva, famosa per il castello,l'abbazia del Goleto a S. Angelo,e in poco più di mezz'ora, Salerno ovvero Paestum e la splendida valle dei templi nonchè la costiera Amalfitana.

 

 

In Aereo: lo scalo più vicino è l'aeroporto di Napoli "Capodichino" che dista circa 100 Km da Calabritto con un tempo di percorrenza (in auto)intorno all’ ora e mezzo.

 

In treno: la stazione più vicina è Contursi terme (Km 20) od anche Battipaglia (20 min) che è molto più importante e pertanto presenta maggiori collegamenti con le grandi città.

 

In auto: per chi viene da sud basta percorrere la Sa-Rc e uscire al casello di Contursi da dove si prosegue per la Fondo valle Sele e si esce a Calabritto; tempo pochi minuti e sarete arrivati. Per chi viene da Nord il discorso è pressochè analogo: si imbocca la Sa-Rc, si esce a Contursi e si prosegue per la Fondo valle Sele, uscita Calabritto.

 

 

 

 

Hotel Rocky’s via Nazionale 2

Tel 0827/56027

 

Natura Britton via S. Vito

Tel 0827/52325 Sito web: www.wbesse.com

E-mail: naturabritton@tiscalinet.it

 

 

Ristorante Cantariello

Contrada Cantariello Tel 0827/56061

Ristorante Rocky’s Via Nazionale, 2

Tel 0827/56027

 

Ristorante “ I Monti” Calabritto

Tel 0338/2547535

 

 

Scampanellata per il paese. ll 17 gennaio in occasione della festa di S. Antonio Abate la tradizione vuole che ci si rechi per le strade del paese a suonare le campane. I partecipanti alla sfilata bussano alle porte delle case per chiedere qualcosa (un dolce, una caramella..)e continuare così la loro sfilata finché il giro del paese non è completato.

Il Carnevale. Li Carnuvali" dalla Domenica al Martedì Grasso ne combinano di tutti i colori girando per le case e facendo qualche farsa tra un "goccino e l'altro". E una farsa la raccontiamo a voi: “Io mi chiamo fifirino, sono un tipo molto fino, ad ogni donna apro il cuore, al mio sguardo sorride e muore. Centomila innamorate tutte quante le ho gonfiate e... fifirino di qua, fifirino di là....mi pari nu piezzu ru baccalà.” Il martedì grasso a conclusione del Carnevale sfilata con carri sui principali temi del momento e manifestazioni varie.

 I falò. La festa di S. Giuseppe di Marzo mette insieme il momento religioso o cristiano e quello più strettamente profano come l’ accensione del fuoco nei rioni fuoco.jpg (47935 byte) del paese in devozione al santo protettore.Sul far della sera vengono accese cataste di rami di ulivo e di viti che danno vita ad un paesaggio incandescente. Il merito è dei ragazzi che fanno a gara a chi realizza il falò più grande e che, nell’attesa del 19 di Marzo, si divertono a saltare e ad ammucchiarsi sulle cataste di sarmenti, nonostante le raccomandazioni dei genitori (“Accortu a l’uocchi!”).La tradizione del falò spinge le tante persone a recarsi in ogni rione ad incontrare gli amici con cui mangiare una patata cotta sotto la vronza, bere un buon bicchiere di vino, ascoltare una suonata di riganetto, in attesa del nuovo giorno.

Balli popolari. Il paese nel corso dell'estate e in particolare durante il mese di agosto cerca di non perdere quelle manifestazioni tradizionali di vita di un popolo. In Piazza Matteotti avrete la possibilità di ballare le danze tradizionali alternandovi con assaggi della nostra cucina tipica grazie agli stand degustativi allestiti per l'occasione.

 

 

 

S. Giuseppe. La festa più sentita dai Calabrittani insieme alla Madonna della Neve. Essa mette insieme il momento civile e quello religioso.

E' in sostanza un intreccio tra quella cultura religiosa fatta di devozione e sacrificio e l'occasione di balli, musica, botti, cantanti.

Alla festa partecipano i tanti emigranti che ritrovano la loro terra natìa e con essa le loro tradizioni e la loro fede che li ha accompagnati nel corso della vita.

 

S. Antonio.. La caratteristica della Festa di S. Antonio è la distribuzione del "Pane di S. Antonio" al termine della Processione che come le altre attraversa un po' tutto il paese. 

Il pane viene preparato con amore dai tanti fedeli che poi lo distribuiscono con particolare attenzione ai bambini e ai malati secondo quegli insegnamenti cari a S.Antonio, la cui chiesetta è rimasta distrutta col terremoto di 20 anni fa.

 

S. Rocco.  E' considerata una festa di secondo piano in quanto si colloca tra le tante serate di festa di luglio ed agosto e i festeggiamenti di Quaglietta e di altri paesi limitrofi dove S. Rocco è invece il Santo Patrono.

La caratteristica di questa festa è la collocazione al seguito della Processione di carri con candele che vengono condotti da donne.

In serata balli tradizionali e musica campana.

 

Giornata del malato.  Una  occasione di incontro, di condivisione, di scambio, di preghiera. La giornata del Malato è tutto questo. Nacque decine di g.malato.jpg (74557 byte) anni fa grazie all' impegno di un prete, don Silvano Brambilla, venuto da Milano a Calabritto ad alleviare le pene di un popolo distrutto nella mente e nello spirito, e coloro i quali hanno condiviso con lui le sue stesse emozioni ovvero la Caritas e i gruppi di volontariato che sono nati.

A distanza di tanti anni è divenuto uno dei più importanti incontri di solidarietà della Valle del Sele fatto per chi soffre, per chi è emarginato, ma anche per chi, più fortunato, se la sente di stare vicino, di accompagnare, di condividere e di alleviare le sofferenze degli altri Il successo della manifestazione è da attribuirsi esclusivamente ai malati che nonostante le difficoltà partecipano in massa e animano la stessa manifestazione.

23/11/80. Una  data triste ma significativa, diventata oramai lo spartiacque tra due epoche quella prima e quella dopo il sisma. In quell'occasione morirono circa 100 persone che vengono solennemente ricordate ogni anno con una fiaccolata di dolore e di commozione. 

S. Lucia.  E' solennemente ricordata con la processione che attraversa le strade del paese a cui partecipa la gran parte delle persone nonostante il rigido periodo invernale.

S. Lucia è protettrice della vista.

Novena. Dal 16 al 24 dicembre si prepara il Natale in modo particolare con i novena.jpg (48738 byte) canti che più esprimono l'atmosfera di Natale (Astro del ciel, Tu scendi dalle stelle, le litanie, E' sorta in cielo l'Aurora). L' appuntamento classico con la novena era alle prime luci dell'alba; da quest'anno per motivi vari l'evento si è tenuto di pomeriggio. Si celebra il Natale con quella atmosfera magica che è tipica del momento

S. Maria di Costantinopoli. 

Ha origini antichissime. La chiesa fu Costantinopoli.jpg (43120 byte) probabilmente eretta dai monaci basiliani che sfuggiti alle persecuzioni degli imperatori iconoclasti di Bisanzio giunsero a Calabritto realizzando la Chiesa di Costantinopoli al cui interno posero l'icona da loro stessi condotta.

Distrutta dal sisma del 1980 è stata ricostrutita e riconsegnata ai fedeli il 27 maggio del 1990.

 

Chiesa di S. Pietro.  Fa parte di quel patrimonio artistico-culturale, ormai s.pietro.jpg (38308 byte) quasi completamente scomparso, che faceva di Calabritto un paese ricco di strutture antiche, simboli di una tradizione storico-culturale molto viva. La chiesa è stata ristrutturata dopo il sisma dell'80. Gli elementi di rilievo sono certamente l'altare e le statue di S. Donato e di S. Francesco Saverio.

Cappella del Carmine.  In origine apparteneva ad un convento, che carmine.jpg (50486 byte) insieme ad essa fu costruito agli inizi del 1600. Nel 1806 i beni furono ceduti al colonnello De Mont major, successivamente ai frati paolotti e infine al Comune.

La statua della Madonna del Carmine sull'altare maggiore è di ispirazione bizantina.

 

 

 

Nel  mezzo delle montagne si collocano 3 perle del patrimonio religioso-paesaggistico di Calabritto:

Santuario di Maria SS. Della Neve

La Cappella di Grienzi

La Chiesetta della Madonna del Fiume

 

Maria SS. della Neve.  Percorrendo per circa 3 Km la Calabritto-Laceno, Madonna della Neve copia.jpg (29255 byte) deviando a sinistra per una strada di montagna ci si trova su un ampio terrazzo naturale, posto a circa 800 metri di altitudine, ove si erge il santuario della Madonna dell’ Alta Sede meglio conosciuto come Madonna della Neve: Luogo profondo, spirituale, dagli ampi orizzonti che si estendono sulla sottostante valle del Sele. Elemento di comunione tra presente e passato, tra vicini e lontani, Maria SS della Neve è festeggiata il 5 agosto , il giorno in cui secondo la leggenda la Madonna fece nevicare in quel posto dove ora sorge il suo santuario.

Annessa ad esso vi è una struttura rustica,una volta convento ed oggi luogo di ritiro e di ristoro per chiunque vuole vedere, conoscere e vivere questo posto.

Madonna di Grienzi. La caratteristica chiesetta di montagna è circondata da una incantevole natura. Posta ai piedi di un costone roccioso e collocata a Madonna di grienzi.jpg (47293 byte) circa 6 km dall’abitato, luogo di mera tranquillità e paesaggistica, è meta della popolazione calabrittana e dei paese limitrofi. Si giunge in questo piano isolato e di ristoro per i pastori attraverso un lungo sentiero che corre a destra del bacino dello Zagarone, fiumiciattolo sgorgante giù a valle. Il colpo d’occhio è suggestivo e ricorda senza dubbio la vita di un tempo quando il pascolo, il culto e la gente erano uniti da un comune denominatore di semplicità. La statua della Madonna posta all’interno della Chiesa è venerata dal popolo calabrittano che la conduce in paese a spalla lungo una strada stretta e fangosa per festeggiarla solennemente il 4 di luglio.

Madonna del Fiume. La grotta della Madonna del Fiume è incavata nel territorio montuoso gravitante intorno al massiccio del monte Cervialto (mt 1809)di natura spiccatamente carsica.

mfiume.jpg (107131 byte)E’ una grotta attiva, ovvero una grotta entro la quale continua ancora oggi, a causa dello stillicidio, la formazione di quel manto calcareo che da origine alle stalattiti.

L’ accesso ad essa avviene tramite sentieri paesaggistici percorribili da tutti, che rendono ancora più interessante la visita.

Suggestiva anch’essa è la chiesetta della Madonna del Fiume situata all’internomammella.jpg (25899 byte) della grotta stessa da sempre mèta di pellegrinaggi dai paesi limitrofi e, vuole la tradizione, di donne partorienti desiderose di avere abbondanza di latte per il nascituro.

Si tratta di Una antica credenza popolare di origine pagana secondo la quale bere il gocciolio che fuoriesce dalla stalattite somigliante alla mammella di una donna assicura alla madre abbondanza di latte.

 

L' attività agricola, un tempo praticata per il sostentamento, diventa oggi una attività collaterale e in alcuni casi di “lusso” per chi vuole assicurarsi prodotti di assoluta bontà.

Le castagne e le nocciole costituiscono materia prima pregiata per le grandi industrie dolciarie.

Il vino, nonostante non rientri in alcuna certificazione di qualità, è apprezzato per la sua genuinità.

L' olio di oliva è il prodotto di punta della nostra economia agricola, La cui produzione è finalizzata al consumo e in piccola parte alla vendita.

E’ raccomandato dal punto di vista nutrizionale vista la sua funzione energetica, le proprietà digestive. E’ utile nei casi di stitichezza, è consigliato a digiuno al mattino perché purifica l’intestino; favorisce la riduzione di colesterolo nel sangue. L’olio di oliva è ottimo come condimento a crudo e può essere utilizzato anche con le fritture vista la sua stabilità ad alte temperature.

 

La castagna è l'attività prevalente dell'economia agricola calabrittana ovvero quella che produce più valore. I più floridi castagneti si trovano nella zona di Ponticchio. Le castagne di Calabritto sono grosse e saporite e un tempo castagno.jpg (98599 byte) rappresentevano l'alimento di larga fascia della popolazione locale.

Si prestano a diverse modalità di cottura: bollite, sotto la cenere, in "barulera" (poste sul fuoco in una pentola bucata) o infornate.

Un tempo non molto lontano, attraversando i castagneti di Ponticchio, si potevano vedere nel periodo autunnale frequenti mucchietti di felci secche ardere quà e là nelle poche radure del castagneto con accanto gruppi di allegri ragazzi, che attizzavano continuamente il fuoco, aggiungendo nuove felci per alimentare la fiammata. Erano quelli i fuochi con i quali quei ragazzi dopo aver raccolto da terra le castagne cadute ed averle poste negli appositi sacchi, prima di portarle a casa preparavano le saporite caldarroste per ristorarsi dalla fatica.

Era quello quasi un rito celebrato in sana allegria sul luogo stesso della produzione del prezioso frutto come se si volesse ringraziare il bosco per ciò che esso aveva dato alle famiglie.

 

Il vino, sebbene non tutelato da alcuna certificazione di qualità, è di fattura pregiata. Del resto la coltivazione della vite richiede assiduità di lavoro, premurosa cura, competenza, dedizione, annua potatura eseguita a tempo prodotti tipici.jpg (17226 byte) giusto, sfoltimento dei tralci, legarura di quelli rimasti, fatta con vimini di salice, irrorazione di solfato di rame e di zolfo per combattere peronospera e oidio, i due mali che spesso colpiscono la vite.

Il viticoltore calabrittano è un lavoratore tenace, orgoglioso dei suoi vigneti, geloso a buon diritto dei suoi splendidi grappoli: guai a chi dovesse danneggiarli o tentasse di rubarli! Egli ha creato un detto che esprime tutta la lunga e defaticante vita di sacrificio del vignaiolo: "La vite costa la vita".

La grande estensione dei vigneti e la grande abbondanza di vino prodotto in Calabritto richiedono la presenza di locali idonei per la sua conservazione, locali generalmente semibui, freschi, che per la loro natura e per la loro origine, vengono dette "grotte" ovvero cantine.

 

Le bellezze naturali a Calabritto sono uno spettacolo di luci e di colori che attrae le tante persone, lavoratori e non, allorché si avventurano per le strade montane.

gaudo.jpg (102950 byte)Lungo la strada che da Calabritto conduce a Lago Laceno si incontrano paesaggi incantevoli che l’uno dopo l’altro conducono all’altopiano del Gaudo posto a circa 1100 metri di altitudine, profondamente immerso nel verde e dotato di una ampia area pic-nic e servizi annessi. La salubrità dell’aria e la tranquillità del posto richiamano i tanti escursionisti che soprattutto dal salernitano si recano al Gaudo per trascorrere una giornata salutare tra faggi, lepri, cinghiali e tutte le bontà del sottobosco.

Il Comune dispone di altre aree pic-nic lungo la strada Calabritto-Laceno, in località Madonna della Neve e “Ponticchio" dove tra alti castagneti si possono ammirare, sparse quà e là, alcune fattorie e terreni coltivati.

migliato.jpg (34440 byte)Salendo ancora si giunge a Piano Migliato posto a 1200 metri di altitudine. Da questo punto le bellezze della natura crescono mano mano che si sale per andare verso il piano del Cupone, oppure verso il monte Cervialto (mt 1809). Queste montagne sono rimaste celebri nella storia del brigantaggio meridionale del secolo scorso come luogo di rifugio dei fuorilegge, che ne fecero spesso teatro preferito delle loro imprese.

gaudo1.jpg (85503 byte)Fino ad un secolo fa vi abbondava il cervo che ha dato il nome al monte Cervialto e che in seguito all'insediamento umano è andato scomparendo. Sulle nostre montagne è diffuso il lupo, campano e abruzzese, nonché il cinghiale. Fra i volatili abbondanti sono i falchi, i corvi, le cornacchie nere, qualche fagiano. Non mancano picchi, gazze, gufi oltre ad una quantità considerevole di passeracei. Non meno interessante è la flora che varia a seconda dell'esposizione e dell'altitudine. Sono presenti le margherite di montagna, le fragole, le more. Abbondano quasi tutte le specie di funghi, con assoluta prevalenza dei porcini.

 

Il territorio di Calabritto offre due tipi di escursioni: 

escursioni che combinano lo svago e la religiosità

escursioni esclusivamente paesaggistiche

 

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Venendo a Calabritto avrete la possibilità di percorrere un itinerario al giorno alla scoperta di un territorio incontaminato le cui bellezze e soprattutto la salubrità dell'aria non hanno eguali.

Vi presentiamo alcuni degli itinerari più noti.

 

Itinerario N°1: Madonna della Neve (mt 948)

gazzebo.jpg (75724 byte)Il percorso è una vera e propria scampagnata visto che è breve e che non presenta particolari difficoltà. La strada è agevole e attraversa le piantagioni di castagne al centro dell' economia locale.Vi è disponibilità d'acqua lungo il percorso al termine del quale è possibile consumare il proprio pranzo nell' area pic-nic ivi presente.

 

Itinerario n°2: Madonna del Fiume (mt 599)

mfiume1.jpg (97708 byte)E' un percorso unico che vi proietterà nelle tradizioni del popolo calabrittano con quell'alone di profano sullo sfondo prettamente sacro che caratterizza la mèta del percorso.Lungo il tragitto si incontrano numerosi sorgenti e si assiste ad un panorama unico.

 

Itinerario n° 2a:Cascata del Tuorno-M. del Fiume

cascata.jpg (63280 byte)Il percorso è leggermente più impegnativo del precedente per cui è consigliato a chi ama davvero camminare.

Si parte da Calabritto per arrivare alla Cascata del Tuorno ovvero si scende come altitudine per poi salire gradualmente fino a vedere il paese dall'alto e con esso parte della Valle del Sele.

 

Itinerario n°3: Madonna di Grienzi (mt 931)

E'uno dei percorsi più belli e più impegnativi utilizzato ogni anno da migliaia di persone allorché si recano alla Cappella Maria SS. di Grienzi. Dopo un primo tratto pianeggiante ci si incammina su per una collina detta"Cippaiuolo" e poi si ridiscende per arrivare al piano di Grienzi dove è collocata la Cappella.

Il luogo ha disponibilità d'acqua e consente di rifocillarsi grazie ad una ampia area pic-nic.

 

Itinerario n°4:  Gaudo (mt 1140)

E'una passeggiata vera e propria particolarmente fondistica. Si percorre una strada in ottime condizione che consente di ammirare l'ampio patrimonio paesaggistico di Calabritto. Dopo circa 45 minuti si arriva ai "Migliari" dove c'è la deviazione per la Madonna della Neve e quindi si prosegue per "Acqua r'apete" per arrivare infine all'altopiano del Gaudo munito di area pic-nic e servizi annessi (acqua, giochi per bambini, campo di calcio).

 

Itinerario n°5: Gaudo - Sazzano (mt 1300)

Ilpercorso è lo stesso per andare al Gaudo da dove parte una diramazione che per una via campestre conduce all'altopiano di Sazzano (mt 1300) il quale segna il confine tra il comune di Bagnoli e quello di Calabritto. 

E' spesso occupato dai gruppi scout per i loro campi.

In estate si ammirano le stelle cadenti.

 

Itinerario n°6: Piano Migliato (mt 1280)

Dall'altopiano del Gaudo si arriva agevolmente a Piano Migliato, una ampia distesa di circa un miglio quadrato posta a 1250 mt di altitudine. Scendendo in fondo ad est di alcune centinaia di metri v'è la sorgente di Vado Carpine lambita pure dalla carrabile Sazzano-Caserma forestale. La montagna che si erge sulla sua sinistra a nord-est è il monte Cervialto che segna pure il confine tra Bagnoli e Calabritto. 

 

Itinerario n°7:  Cervialto (mt 1809)

E' un percorso molto impegnativo che conduce sin sulla cima del Monte Cervialto (mt 1809) che è il secondo monte più alto della Campania. Queste montagne sono rimaste celebri nella storia del brigantaggio meridionale del secolo scorso come luogo di rifugio dei fuorilegge, che ne fecero spesso teatro preferito delle loro imprese.

 

Itinerario n°8:  Piano dell'Acero (mt 594)

puddaro.jpg (59407 byte)ll percorso assume le caratteristiche di una "balconata" ovvero una ampia finestra paesaggistica di Calabritto in quanto si scende in basso per attraversare lo Zagarone e poi si risale tra una ampia piantagione di uliveti per trovarsi sulla montagna di "Puddaro" all'altezza di circa 800 metri da dove si ammira il panorama di Calabritto e di tutta la valle del Sele. Anni fa era meta fissa dei contadini che su quelle distese coltivavano il grano.

 

Itinerario n°9:  Altillo (mt 1432)

L'Altillo è la montagna che domina Calabritto posta a circa 1200 metri di altitudine. Partendo dalla Madonna della Neve attraverso gli ampi castagneti si sale ripidamente per arrivare sulla cima del monte dove si trova una altissima croce di ferro e da dove è possibile ammirare il bellissimo panorama del golfo di Salerno nonchè tutta la valle del Sele e in profondità le Puglie.

 

Itinerario n°10:  Ponticchio

Da Calabritto si raggiunge agevolmente la località di Ponticchio circondata da ampi castagneti e dotata di una grossa sorgente d'acqua che alimenta l' acquedotto del Monte Stella fornitore d'acqua di diversi comuni del Salernitano. L' area è dotata di tavoli pic-nic. 

L'abbondanza d'acqua ha consentito la diffusione di piantagioni di castagni i cui frutti alimentano l'economia locale.

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