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Il paese appare in mezzo al verde perenne degli ulivi, ecco perché fornisce un olio rinomato nella regione. L'olio, si può ben dire, rappresenta la sua prima ricchezza agricola, non disgiunta da altri prodotti terrieri dati dalle ubertose convalli e fertili colline di cui si circonda. La prima menzione di tale paese la troviamo nei registri angioini del 1320, sotto il nome di "Collis Tortus", il che, come afferma il Masciotta, fa pensare che già esisteva al tempo in cui fu incoronata la Regina Giovanna, figlia di Carlo Il d'Angiò. Molto si è disputato sul nome originario dato al paese; infatti, ancor oggi i suoi abitanti ritengono, a torto o a ragione, che in origine il suo nome fosse "Colle Toro" o "Colle Forte" per l'eminenza del luogo. Sempre secondo il Masciotta, altri vorrebbero farne derivare il nome e forse sono nel vero da "Colleobtorto", così come sempre scriveva un tal Padre Gonzaga. Comunque sia "Colleobtorto" sia "Collis Tortus" ben s'adattano alla forma predetta del sito. La Regina Giovanna aveva certamente appreso ad apprezzarne tutte le buone qualità, a cominciare dalla radicata sobrietà dei "regnicoli" per finire alla fertile e soleggiata terra, se vi fu indotta a costruire l'ardita torre che ancor oggi s'ammira quale monumento nazionale. Tale Torre, in cui ella vi fece perfino porre la propria immagine scolpita in marmo, ai tempi in cui ero ancora un ragazzetto, denotava una certa incuria delle amministrazioni comunali: i suoi merli cadevano rosi dal tempo e le mura screpolate rovinavano al suolo. Oggi, per fortuna, essa è stata restituita alla sua dignità di monumento, e può testimoniare l'importanza di" Collis Tortus", quale posizione chiave destinata, a quei tempi, a far da rocca armata dell'antico Regno Angioino. Non si hanno ancora notizie sicure per acclamare la più remota origine del paese. Se però si parte dalle accertate notizie dei più antichi villaggi che esistettero nel territorio demaniale di Colletorto, forse si potrebbe giungere ad allettanti risultati. A circa tre chilometri ad oriente dell'abitato, situata su piccolo colle, vi è la chiesetta badiale-concistoriale, denominata "5. Maria di Loreto". Colà, ancor oggi, per vecchia tradizione, i Colletortesi si recano il lunedì in albis in gita votiva e ricreativa. Ebbene, quella chiesetta è tutto ciò che resta (ovviamente restaurata) di un villaggio di nome Laureto, distrutto dal terremoto deI 1279. La prima ruenzione ditale villaggio si trova intorno all'arino 976 e vi si parla anche di un castello che, forse, subì la stessa sorte. Non è improbabile che gli scampati al funesto movimento tellurico si siano portati nella località di Colletorto ed abbiano dato vita ai primi focolari. Tutto ciò è comprovato dal fatto che la prima menzione di "Collis Tortus" è posteriore al citato terremoto. In seguito, ossia verso la metà del 150 Secolo, questi focolari dovettero moltiplicarsi per l'afflusso degli scampati ad altro movimento tellurico. Fin dal 1200 sorgeva a sud-est del paese, ove ora è la contrada "Macchiarelle", il villaggio "5. Lucia", di cui non se ne ha più notizia dopo il terremoto del 1456, per cui si è indotti a credere che esso ne sia rimasto distrutto e reso deserto dagli abitatori. Dal 160 Secolo non si ha più notizia di un altro antico villaggio, che sorgeva nell'odierna contrada "Pietronero", in prossimità della contrada "Cigno", ed il cui nome era "5. Pietro in Valle". Forse anch'esso fu distrutto dal predetto terremoto di cinquecento e più anni or sono. Interessanti sono pure le notizie che si hanno circa le varie famiglie succedutesi nella signoria feudale di Colletorto. Da un rapporto, datato 1444, fatto dall'ambasciatore di Modena presso Alfonso I d'Aragona e pubblicato dal Foucard, Colletorto è riportato come feudo appartenente a Marchetto da Cotignola, parente del capitano di ventura Giacomo Attendolo Sforza. Dopo del Cotignola, ne presero la signoria feudale i Boccapianola, i Capece, i Gambacorta, finché divenne, nel 1704, feudo, con annesso titolo marche-sale, di Bartolomeo Rota, patrizio cremonese; il quale, nel 1718, divenne anche barone di S. Giuliano di Puglia. Alla morte di quest'ultimo, il marchesato di Colletorto e la baronia di S. Giuliano passarono, per eredità femminile, sempre secondo il Masciotta, a Francesco Saverio Pignatelli, principe di Rade fino al tramonto del feudalesimo. Dai 137 fuochi che contava nel 1532, questo ridente paese è salito ad oltre i 2800 (duemilaottocento) abitanti circa.