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Alcuni Cenni Storici

UN PO' DI STORIA

Il territorio di Paternopoli affonda le sue origini nell'VIII secolo a.C. Tra la fine del V e l'inizio del IV secolo a.C. fu colonizzato dai Sabini che si insediarono in località Serra. Nel corso della III guerra Sannitica, nel III secolo a.C., l'insediamento sabino fu raso al suolo dalle legioni romane vittoriose che consolidarono la propria presenza edificando, in località Sant'Andrea, un centro fortificato, in costante espansione fino alla metà del IV secolo d.C. La caduta dell'Impero romano comportò una rapida decadenza del territorio per effetto delle incursioni dei Vandali (455), degli Ostrogoti (495) e dei Goti (545), fino all'occupazione longobarda che, a partire dal 570, vi ripristinò condizioni di stabilità, seppure improntata a livelli di estrema miseria. Il centro amministrativo longobardo aveva sede sul colle denominato "Paterno", mentre il fulcro delle attività produttive era costituito dalle comunità monastiche di San Quirico, San Pietro, Santa Maria a Canna e San Damiano. L'integrità territoriale dell'antica Paternopoli si realizzò solo sul finire dell'XI secolo ad opera dei conquistatori Normanni. Sulla sommità del colle Paterno fu edificato il castello e, nell'anno 1139, il feudo fu assegnato in premio al signore di Gesualdo, Guglielmo, figlio illegittimo di Ruggero Borsa, duca di Puglia. Seppure coinvolta nelle lotte di potere che caratterizzarono il tardo medioevo, la posizione geografica dominante le valli del Fredane e del Calore, che le consentiva il controllo delle vie di transito per la Lucania e la Puglia, favorì la crescita economica e demografica dell'antica Paternopoli. Nel conflitto che vide contrapporsi l'aragonese Ferdinando I, legittimo re di Napoli, ai Francesi del duca Giovanni d'Angiò, pretendente al trono, l'antica Paternopoli ebbe un ruolo determinante al punto che il vincitore re Ferdinando, sul finire del 1400, avvertì l'esigenza di dotarla di un avanzato sistema difensivo, la cui torre si è conservata quasi integra fino ai principi del 900. Sul finire del XVI secolo si costituì in Paterno una confraternita votata al culto di Maria Santissima della Consolazione. La devozione alla Vergine non si affievolì durante la peste del 1656 che ridusse drasticamente la popolazione, e tanta fede fu premiata con l'elargizione di una serie di eventi miracolosi che si manifestarono a partire dal 16 aprile 1751. Il XVIII ed il XIX secolo furono caratterizzati da un profondo fermento culturale. A Paterno si affermò una apprezzata "scuola di lettere ed arti" ed uomini di elevata cultura contribuirono alla costituzione dell'unità d'Italia ( citiamo tra gli altri Salvatore de Renzi e Carmine Modestino). Il centro urbano ha conservato il nome di "Paterno" fino al 1863. Il nome, nell'etimo latino-greco, significa "città del padre", ma non è chiaro a quale sua antica caratteristica si riferisca. È consigliabile la visita del centro storico dove sono ancora visibili i locali cantinati della torre, oggi adibiti a museo civico, nonché gli artistici portali in pietra di antichi edifici, che si aprono sulle tipiche stradine lastricate, accuratamente recuperate dall'attuale Amministrazione Comunale. E' da segnalare la presenza di palazzi gentilizi di una certa importanza, quali palazzo de Conciliis, palazzo Famiglietti e palazzo Anziano. Per quanto riguarda l'edilizia religiosa, si segnalano le chiese di San Sebastiano, di San Giuseppe e la Chiesa Madre, dedicata a San Nicola di Bari. La prima risale alla metà del '700 e conserva, tra le varie opere, una pregevole tela d'epoca, mentre San Giuseppe è un piccolo edificio, la cui costruzione risale al '500 e custodisce alcuni dipinti sacri settecenteschi. La Chiesa Parrocchiale di San Nicola risale al '500 e custodisce nelle navate tele della scuola del Giordano e un dipinto raffigurante la Madonna della Consolazione, ritenuta miracolosa dagli abitanti della zona. L'edilizia civile, infine, segnala le quattro fontane storiche, recentemente restaurate, (Acquara di sopra e Acquara di sotto, Pescara e Pescarella, quest'ultima conserva gli antichi lavatoi), nonché il Memoriale ai Martiri di via Fani (nell'omonima piazza) dell'artista Ettore de Conciliis, inaugurato alla presenza delle alte cariche dello Stato il 3 luglio 1999.