GOVERNO E SINDACATI: un patto tira l'altro.
di Mario Salvadori


Il 23.12.98, all'indomani della firma del "Patto sociale per lo sviluppo e l'occupazione" stipulato tra Governo e parti sociali, veniva siglato il "Patto sulle politiche di concertazione e sulle nuove regole delle relazioni sindacali per la trasformazione e l'integrazione europea del sistema dei trasporti"; molto più semplicemente questa intesa, firmata tra Governo-Sindacati-Imprese, è soprattutto indirizzata ad una ulteriore regolamentazione dello sciopero nel settore dei trasporti.

Il Segretario Generale della CGIL S. Cofferati, parlando ai delegati intervenuti alla "Conferenza Programmatica della FILT-CGIL" di Milano-Malpensa del gennaio c.a., invitava a non considerare solo quest'aspetto del Patto, ma a scorgervi la parte più importante negli strumenti per governare il cambiamento.

Abbiamo provato anche noi a fare questo sforzo interpretativo ma, insieme alla ormai scontata teorizzazione del sistema concertativo visto come soluzione di ogni problema, non siamo riusciti a trovare nuove e grandi indicazioni strategiche.

E' invece ben presente, insieme al richiamo all'accordo del 23 luglio 1993 ed all'intenzione di destrutturare ulteriormente le normative di settore con un ingresso massiccio di flessibilità e di precarietà, il tentativo di legare alla politica concertativa tutte le organizzazioni sindacali attraverso la minaccia, da parte delle imprese, di non intrattenere rapporti con i soggetti sindacali non firmatari del Patto. Tutto sommato, su questo piano propositivo, la montagna ha partorito il classico topolino con la creazione di un "Consiglio Nazionale dei Trasporti e della Logistica"; un organismo, questo, con funzioni di proposta, consultazione, valutazione, monitoraggio.... Presentato come di grande importanza questo "Consiglio" si delinea, per i suoi compiti e fino dalla sua composizione, come un nuovo carrozzone per la spartizione di cariche tra i sempre più voraci apparati dirigenti sindacali; e, visto che la base "democratica" si allarga, ecco aprirsi le maglie del sottopotere per imbarcare anche le varie Confederazioni come la CISAL, la CONFSAL, la UGL ....

Tacitati, almeno momentaneamente, gli appetiti dei vecchi e nuovi commensali, ecco allora apparire il piatto forte del Patto in questione: un nuovo giro di vite alla libertà di sciopero. In questa logica si concorda che i futuri CCNL prevedano procedure in base alle quali dovranno essere esplicitate le richieste che stanno alla base di una vertenza, oltre che valutate (da chi?!) le ragioni del ricorso allo sciopero anziché ad altre forme di composizione del conflitto.

Per realizzare da subito un'ulteriore salvaguardia degli utenti, dei quali mai ci si ricorda quando si tagliano i servizi pubblici, si stabilisce che tra l'effettuazione di uno sciopero e la successiva proclamazione non potrà intercorrere un intervallo inferiore ai dieci giorni. Poiché la proclamazione di uno sciopero deve essere fatta almeno dieci giorni prima della sua effettuazione, ne consegue che tra due astensioni dal lavoro passeranno almeno venti giorni. Questi tempi possono poi ulteriormente ampliarsi poiché si deve tenere conto del "bacino di utenza", e quindi una categoria deve considerare anche gli eventuali altri scioperi nei trasporti che servono la stessa area.

Questo non si applica, fermo restando il periodo di preavviso, quando lo sciopero è proclamato da più organizzazioni sindacali che rappresentano la maggioranza dei dipendenti. Quanto detto va ad aggiungersi, come denunciato più volte su "Comunismo Libertario", ai periodi di franchigia per la proclamazione di astensioni dal lavoro, oltre che a normative assai intricate per determinate categorie di lavoratori. Ad esempio particolarmente complicata è la situazione tra i ferrovieri dove, insieme alle forzature della "Commissione di Garanzia" prevista dalla legge 146/90, non si può scioperare nelle fasce orarie dei treni pendolari e la prima volta per un massimo di otto ore comprese tra le 9.00 e le 18.00; dove vengono impiegati i militari del "Genio Ferrovieri" in funzione di crumiraggio; dove si allargano i servizi ritenuti essenziali anche alle biglietterie ed al settore della manutenzione.... E, superati tutti gli ostacoli, ecco la minaccia della precettazione, o del differimento ad altra data, da parte del Ministro dei Trasporti!

Un Patto quindi, quello del 23.12.98, fortemente negativo nei confronti dei lavoratori e che limita ancor più l'autonomia e l'iniziativa sindacale. Un Patto in quella logica delle compatibilità, che ha prodotto i danni che sono sotto gli occhi di tutti quelli che vogliono vedere: diminuzione del potere d'acquisto dei salari senza neppure il calo della disoccupazione, flessibilità, ricostituzione delle gabbie salariali attraverso i contratti di area che aggirano i CCNL, introduzione di doppi regimi contrattuali, aumento degli incidenti mortali sul lavoro, deregolamentazione delle normative, demolizione dello stato sociale. A tutto questo è l'ora di dire basta, riappropiandoci della capacità di opposizione e di lotta, abbandonando la pratica della concertazione e riproponendo con forza la difesa delle condizioni dei lavoratori e la richiesta di forti aumenti salariali, difendendo il diritto di sciopero che è sempre più minacciato. L'interesse di classe, nelle rivendicazioni sindacali, deve tornare al primo posto.