Adolf Loos e la sua scuola di architettura

 

Adolf Loos (n. a Brno nel 1870 - m. a Kalksburg nel 1933) dopo la formazione presso il Collegio di Tecnologia di Dresda, nel 1893 si reca negli Stati Uniti in coincidenza con la Fiera mondiale Colombiana di Chicago. Durante il soggiorno Loos ha occasione di conoscere le potenzialità dei nuovi materiali quali il ferro e il vetro impiegati anche per la realizzazione di palazzi per uffici e case di abitazione.

Rientrato a Vienna nel 1896 Loos inizia la sua carriera come progettista di interni.

Nel 1908 pubblica il saggio - Ornamento e delitto - nel quale rivela la sua posizione critica: - Il difensore dell’ornamento crede che il mio slancio verso la semplicità equivalga ad una mortificazione. No, illustrissimo professore della Scuola delle Arti Applicate io non mi mortifico affatto!…l’ornamento non soltanto è opera di delinquenti, ma è esso stesso un delitto, in quanto reca un grave danno al benessere dell’uomo, al patrimonio nazionale e quindi al suo sviluppo culturale -.

Nel 1910 pubblica il saggio - Architettura - che diventerà un punto di riferimento per lo sviluppo del pensiero architettonico moderno: - I monti e le nuvole si specchiano nel lago, e così anche per le case, le corti e le cappelle. Sembra che siano lì come se non fossero state create dalla mano dell’uomo. Come se fossero uscite dall’officina di Dio…E io domando allora: perché tutti gli architetti, buoni o cattivi, finiscono per deturpare il lago?. Il contadino non lo fa. Neppure l’ingegnere che costruisce sulle sue rive una ferrovia o traccia con il suo battello solchi profondi nel chiaro specchio del lago. Essi creano in modo diverso…L’architetto, come quasi ogni abitante della città non ha civiltà. Gli manca la sicurezza del contadino, che possiede invece una sua civiltà. L’abitante della città è uno sradicato. Intendo per civiltà quell’equilibrio interiore ed esteriore dell’uomo garantito soltanto dal pensiero e dall’azione razionali…La casa deve piacere a tutti a differenza dell’opera d’arte, che non ha bisogno di piacere a nessuno…La casa pensa al presente. L’uomo ama tutto ciò che serve alla sua comodità…Soltanto una piccolissima parte dell’architettura appartiene all’arte: il sepolcro e il monumento.

Loos ricopre la cattedra di Otto Wagner rimasta vacante come lui stesso rivela nel saggio del 1913 -La mia scuola di architettura -: Un raggio di luce nella mia vita! Alcuni allievi di Wagner, a mio parere i migliori, mi chiesero di presentare la mia candidatura per la cattedra...Ovviamente ero convinto dell’insuccesso di tale impresa. Ma la fiducia che mi avevano mostrato i giovani migliori mi diede la forza di dar vita a una mia scuola privata.-

Nello stesso saggio Loos delinea con chiarezza i principi ispiratori della sua architettura: - La nostra civiltà si fonda sul riconoscimento dell’insuperabile grandezza dell’antichità classica. Dai Romani abbiamo ereditato la tecnica del nostro modo di pensare e del nostro modo di sentire. Ai Romani dobbiamo la nostra consapevolezza sociale e la disciplina della nostra anima.Da quando l’umanità ha preso coscienza della grandezza dell’antichità classica, un solo pensiero ha unito fra loro i grandi architetti. Essi pensavano come io costruisco avrebbero costruito anche gli antichi Romani. Questo pensiero io voglio inocularlo anche ai miei allievi. Il presente si costruisce sul passato così come il passato si è costruito sui tempi che lo hanno preceduto. Le cose non sono andate mai diversamente, e mai andranno diversamente…Tre cose vanno insegnate: il costruire dall’interno verso l’esterno, la storia dell’arte e la conoscenza dei materiali…Il mio metodo consiste nell’affrontare fin dall’inizio, in un progetto, tutti i dettagli tecnici e architettonici…il pavimento e il soffitto(pavimento di legno e soffitto a cassettoni) devono essere risolti per primi, la facciata viene in seguito. Si attribuisce la massima importanza ala distribuzione ordinata delle parti e alla sistemazione logica degli arredi.In questo modo ho insegnato ai miei allievi a pensare a tre dimensioni, a pensare al cubo. Sono pochi gli architetti che oggi lo sanno fare. L’anno prossimo perfezionerò la mia scuola di architettura. Si dovrà insegnare anche la meccanica razionale e la scienza delle costruzioni.-

In conclusione bisogna ricordare la posizione di Loos in merito alla questione del rapporto tra architetto e committente. Egli lancia il monito agli architetti del suo tempo intenti a prevedere nel minimo dettaglio l’arredo e gli oggetti d’uso quotidiano delle abitazioni al punto da non lasciare al padrone di casa la possibilità di personalizzare gli ambienti o di introdurre altri elementi di proprio gusto. Inoltre auspica l’eliminazione dei mobili: - Cosa deve fare l’architetto veramente moderno? Deve costruire delle case nelle quali tutti quei mobili che non si possono muovere scompaiano nelle pareti. Sia che egli costruisca un edificio nuovo, sia che ne curi soltanto l’arredamento. Se tutti gli architetti fossero stati delle persone moderne, tutte le case sarebbero già provviste di armadi a muro. L’armadio a muro inglese è vecchio di secoli. La Francia costruiva le sue case borghesi fino agli ani settanta del diciannovesimo secolo con armadi a muro…I letti di ottone, i letti di ferro, i tavoli, le sedie, le poltrone e i sedili in genere, le scrivanie e i tavolini - tutte cose che vengono realizzate in modo moderno dai nostri artigiani (mai dagli architetti!) - ognuno se le procuri da sé secondo il suo desiderio, il suo gusto e la sua inclinazione….All’architetto appartengono i muri della casa. Qui egli può fare ciò che vuole. -

A completamento di questa breve trattazione dell’architettura di Loos si consiglia di visionare le immagini di alcuni suoi celebri capolavori all’indirizzo: http://www.anneke.net/Loos/Notes.html

Le citazioni dei saggi di A. Loos sono state tratte dal volume: Adolf Loos - Parole nel vuoto - Biblioteca Adelphi, Milano, 1990.

Valentino Ramazzotti

data: 06.01.2005