Oud e la casa popolare

Jacobus Johannes Pieter Oud (n. 9 Febbraio 1890, e m. il 5 Aprile 1963) architetto olandese dotato di un particolare talento che lo porta ad una precoce e luminosa carriera. Inizia l’attività di libero professionista nel 1912 dopo aver collaborato con due massimi esponenti dell’architettura del suo Paese ovvero Hendrik Berlage da cui riprende la tradizione urbana della strada, vista come uno spazio esterno chiuso e Willelm Marinus Dudok.

Nel 1917 Oud fa parte del gruppo di architetti e artisti guidato dal pittore Theo van Doesburg che fondano la rivista “De Stijl”. Oud però prende presto le distanze da questo movimento d’avanguardia e l’abbandona nel 1920 probabilmente perchè si accorge di essere giunto ad un’edilizia troppo vicina alla pittura ed ad una estetica troppo astratta.

Nel 1918 Oud è nominato architetto progettista nell’Ufficio di Edilizia Popolare del Comune di Rotterdam, carica che ricoprirà fino al 1933, e realizza una serie di vasti complessi residenziali quali l’Oud – Mathenesse, il Kiefhoek e il Hoek van Holland.

Le realizzazioni di Oud sono tra le più importanti dell’architettura moderna e già intorno al 1920 l’Olanda può vantare nel settore delle case di abitazione e dei gruppi di abitazioni, cioè nel vero dominio dell’uomo, una straordinaria fase di creatività non riscontrabile nel resto dell’Europa.

Dal 1919 Oud costruisce in Rotterdam i suoi quartieri per ceti di basso reddito introducendo per primo con il quartiere Tusschendijken (1919) il cortile interno al fine di umanizzare gli isolati d’affitto, e con il quartiere Kiefhoek (1925) il tetto piano.

Nel 1926 Oud rilascia per la rivista dell’OSA (Associazione degli Architetti Contemporanei), un commento sull’attualità e i vantaggi tecnici dei tetti piani. Egli contribuisce anche al dibattito internazionale sull’architettura attraverso diversi progetti e realizzazioni tra cui il blocco di case a schiera, costruite nel 1927 all’interno della Weissenhofsiedlung di Stoccarda.

Il pensiero architettonico di Oud è improntato ad una profonda esigenza di concretezza unita alla ricerca di elementi essenziali per l’architettura nonché, come egli stesso scrive, alla ricerca di forme chiare per esigenze chiaramente espresse. Fondamentali per Oud sono sia il rapporto con l’architettura tradizionale olandese, che con gli approfonditi studi effettuati in gioventù sull’architettura domestica inglese di fine Ottocento, specialmente quella delle case di campagna già estremamente moderne perché svincolate dalla ripresa degli stili storici, pur essendo fondate su una consolidata tradizione costruttiva. L’analogia tra questi due modi di fare architettura si era affermata nel tempo  anche grazie agli scambi commerciali tra i due Paesi risalenti al XVII secolo.

La residenza principesca Mauritshuis a L’Aia, ad esempio, costruita da Jacob van Campen nel 1633-35, aveva avuto particolare influenza sull’Inghilterra grazie ai suoi caratteri schiettamente olandesi quali la misura modesta della costruzione, i muri senza pretese in semplici mattoni e lo spirito di durevole comodità di cui è permeata. Caratteri questi che si ritrovano non a caso nel capolavoro del pittore Johannes Vermeer - la stradina di Delft – (1657 circa).

L’Inghilterra però, dopo il 1890, grazie alla riforma operata da importanti architetti quali William Morris, Richard Norman Shaw e Charles F. Annesley Voysey nonché alla nuova concezione, condivisa a livello sociale, dell’unità delle arti sotto la guida dell’architettura, era giunta autonomamente alla realizzazione di case di abitazione vicine all’essenza dell’architettura moderna. Voysey, con la casa del 1893 a Colwall, Malvern, mostrò uno stile personale, basato sull’audace impiego di schiette superfici murarie e di finestre orizzontali, felicemente coniugato con la tradizione costruttiva. Attorno al 1900 l’Inghilterra perse il ruolo di guida nella definizione di un nuovo stile ripiegando per un eclettico neoclassicismo e rifiutando l’idea di una architettura rivolta alle classi meno agiate.

Nonostante questo l’urbanistica inglese  rimase un punto di riferimento per l’Europa grazie agli studi di Ebenezer Howard che condussero nel 1898 alla pubblicazione del libro – Garden Cities of tomorrow – e nel 1904 (Letchworth) all’inizio della costruzione della prima città giardino grazie all’opera degli architetti Barry Parker e Raymond Unwin che influenzò la realizzazione di molti altri sobborghi come quello di Hellerau presso Dresda il cui primo nucleo, costruito nel 1911-12, fu l’istituto della ginnastica ritmica progettato dall’architetto Heinrich Tessenow.

L’esperienza culturale di Oud quindi è alla base dell’idea che il mezzo architettonico possiede una duplice unità di necessità e bellezza che si manifesta nell’architettura; pertanto è più importante una buona abitazione, progettata mediante una profonda conoscenza della tecnica costruttiva e del contesto sociale, che una bella abitazione;  l’architetto però non può prescindere da un’intenzionalità estetica che deve compiersi attraverso la sapiente regia dei rapporti spaziali tanto per le singole unità abitative che per l’insieme architettonico.

Un significativo esempio del suo metodo progettuale è dato dal Quartiere residenziale Oud - Mathenesse (Rotterdam 1922-24) costruito su un area delimitata da una rete stradale esistente, per rialloggiare gli abitanti delle fatiscenti case comunali presenti nella zona del porto. 

Oud conduce una precisa ricerca tipologica sulla casa a schiera tradizionale olandese per giungere alla elaborazione di una forma architettonica costituita da elementi di dimensioni unificate ma capace di caratterizzare l’ambiente costruito, di renderlo unitario nonché più familiare per gli abitanti. Le abitazioni unifamiliari, a due piani con scala interna, presentano tutte un piccolo orto-giardino e sono associate a schiera per gruppi da 3 a 16 alloggi. Le schiere si dispongono lungo i tracciati viari esistenti e con i loro fronti conferiscono la tradizionale chiusura dello spazio della strada. Il quartiere ha una piazza centrale, adibita a verde pubblico, che è delimitata al vertice dall’edificio municipale e ai lati dai negozi.

Il sistema di innesti delle strade interne del quartiere sulla piazza nonché il modo di disporre gli edifici agli angoli della stessa, ricordano quanto sostenuto dal viennese Camillo Sitte nel libro – Der Städtebau – del 1889, a proposito del concetto di piazza chiusa: - All’interno di una città uno spazio libero non diventa piazza che quando appare effettivamente chiuso. Gli antichi…si sforzavano di non lasciar giungere ad ogni angolo di piazza che una sola strada, mentre le altre vie secondarie s’innestavano direttamente in questa e non erano visibili dalla piazza…Il segreto di questo procedimento consiste nel fatto che le strade che sboccano in una piazza formano un angolo rispetto alla direzione dello sguardo invece di essere parallele -

Il quartiere presenta un alloggio tipo così composto: al piano terreno l’ingresso verso strada, la scala interna, il soggiorno - pranzo, la cucina – wc verso l’orto-giardino e la camera da letto singola; al piano primo il disimpegno e le due camere da letto doppie illuminate dai lucernari inseriti nei tetti a falde fortemente pendenti. Gli alloggi presentano i servizi concentrati all’interno del nucleo abitabile in modo tale che sia possibile accostare le unità abitative per ribaltamento. La variante tipologica consiste in un alloggio a corpo di fabbrica allargato il cui piano terreno è diviso in due parti: verso strada il negozio, verso l’orto-giardino la parte abitabile formata da cucina-wc scala interna, soggiorno-pranzo e camera da letto singola. Al primo piano si trovano due camere da letto doppie, una illuminata dal lucernario l’altra da un largo abbaino entrambi inseriti nelle falde inclinate del tetto.

Il quartiere Oud – Mathenesse quindi, costituisce un primo ma già significativo esempio della personale poetica dell’architetto, sostenuta da una limpida precisione geometrica, che si affinerà nel tempo con lo studio e la realizzazione di forme architettoniche più compiute e moderne, come la schiera di abitazioni costruita nel quartiere esposizione Weissenhofsiedlung di Stoccarda che sarà illustrata in un prossimo articolo.

L'immagine in alto è tratta dal volume: a cura di Maristella Casciato, Diotallevi e Marescotti, Il problema sociale costruttivo ed economico dell'abitazione, Officina edizioni, Roma, 1984

Valentino Ramazzotti  - data: 12.09.2005