L’architettura è un’equazione?
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L’architettura opera su degli standard. Gli standard sono fatti di logica, di
analisi, di studio scrupoloso. Gli standard si stabiliscono a partire da un
problema ben posto. L’architettura è invenzione plastica, è speculazione
intellettuale, è matematica superiore. … L’architettura non è che ordine, bei
prismi nella luce. E’ cosa che ci incanta, è la misura. Misurare, Dividere in
quantità ritmiche, animate da un soffio uguale, fare passare ovunque il
rapporto unitario e sottile, equilibrare, risolvere l’equazione. (da Le Corbusier - Vers une
Architecture – 1923)
Le
Corbusier ovvero Charles Edouard Jeanneret - Gris (n. 1887 –m. 1965 ) nasce a
La Chaux de Fonds nella parte francese della svizzera centro di un’industria di
orologi. Dal 1909 al 1910 egli lavora a Parigi nello studio
dell’ingegnere-architetto Auguste Perret ove impara l’impiego del cemento
armato.
Perret
infatti realizza nel 1903 la casa n. 25 bis di Rue Franklin, un’ardita
architettura con la struttura di cemento armato messo in evidenza sulla
facciata esterna caratterizzata da una serie di delicate sporgenze e rientranze
nonché da giardini pensili.
All’interno
i pilastri in cemento a vista rendono ogni piano della casa indipendente ed è
quindi possibile una più libera partizione interna.
Nel
1915 Le Corbusier mette a punto il sistema costruttivo denominato Casa Domino
in grado di essere impiegato per la realizzazione di case in serie.
Questo
sistema si basa su una struttura a scheletro formata da sei pilastri di cemento
armato e tre solai orizzontali collegati da una scala.
I
principi architettonici esprimibili grazie all’impiego di tale struttura sono
magistralmente esemplificati da Le Corbusier nella villa
Savoye (Poissy 1928-30) un edificio isolato
nel quale l’abitante della città poteva ritirarsi dopo il lavoro per godere in
tutta calma del panorama offerto dalla campagna francese.
– Gli
abitanti, venuti qui perché questa campagna agreste era bella con la sua vita
di campagna, la contempleranno … dall’alto del jardin sospendu o dai quattro
affacci della fenetre
en longueur. La loro vita domestica sarà
inserita in un sogno virgiliano – scrive Le Corbusier.
La villa è paragonabile al
tempio greco è un cubo innalzato su pilastri. Non esiste una facciata in quanto
la casa è aperta da tutti i lati grazie alle finestre orizzontali scorrevoli.
La rampa attraversa centralmente la casa e conduce dal piano terreno fino al
tetto giardino.
La villa può essere paragonata
alla famosa Villa Capra o Rotonda
di Andrea Palladio però in questo caso la planimetria
dell’edificio è concepita in modo che
gli ambienti domestici siano distribuiti in modo asimmetrico ed ai lati
dell’edificio.
La visione classica
dell’architettura di Le Corbusier si trova è opposta a quella di un’altro
straordinario protagonista della scena architettonica del XX secolo vissuto
oltre oceano.
Frank Lloyd Wright (n. 8
giugno 1867 – m. 9 aprile 1959) nasce a Richland Center, Wisconsin, nell’orbita
della città che possedeva la massima vitalità architettonica dell’epoca: Chicago.
Nel 1887 egli inizia a
lavorare come allievo presso lo studio associato di Adler Dankmar e Louis
Sullivan noti per aver realizzato intorno al 1880 l’Auditorium Building: un
grande e complesso edificio multipiano ad uso albergo con stanze d’affitto, auditorium
e spazio commerciale. L’esterno è caratterizzato dall’uso di massicci muri di
pietra mentre l’interno è organizzato rispetto ad un ardita struttura in
pilastri d’acciaio.
Nel 1908 Wright riceve la
visita del professore tedesco in missione Kuno Francke, il quale tornato in
Germania nel 1910 pubblica una monumentale opera sull’architettura di Wright
destinata ad un clamoroso successo.
Wright si dedica
principalmente al problema dell’abitazione ma senza l’impiego della struttura
in ferro e delle grandi superfici vetrate.
Egli concepisce la casa quale
rifugio in cui l’uomo si può proteggere dalla pioggia, dal vento e dalla luce.
L’anonima tradizione americana della casa settecentesca caratterizzata da un grande
camino centrale con stanze che gli si articolano intorno, da superfici esterne
piane e da finestre che sembrano tagliate da un’ascia è il punto di partenza
fondamentale.
Wright mette a punto una
pianta della casa di tipo cruciforme: le due parti dell’abitazione si
incontrano trasversalmente e si compenetrano perchè di diversa altezza. La casa
è un ambiente unico, differenziato solo per soddisfare esigenze particolari.
Attorno al nocciolo massiccio costituito dal camino, gli ambienti si estendono
verso l’esterno. Egli utilizza materiali presi direttamente dalla natura come i
muri scabri di pietra, i rozzi pavimenti di granito e le pesanti travi in legno
grezzo.
Per Wright la costruzione deve
assecondare anche le pieghe del terreno confondendosi nella natura per poi
riemergere. Si definisce così il concetto di architettura organica che
significa vita, sviluppo e ricerca di realtà. La casa deve mettere in evidenza
la pura curva del terreno e se sorge su una collina, essa è costruita non sulla
cima ma intorno alla collina - come un sopracciglio -.
Wright tra il 1910 ed il 1925
lavora in Giappone: questa straordinaria esperienza lo conduce a stabilire
un’intima relazione di empatia con l’architettura dell’Estremo Oriente e ad
approfondire il rapporto uomo – natura risolto nel sublimarsi della natura
nella forma geometrica frutto della razionalità.
La Casa Kaufmann
(1936-39) costruita a Bear Run in Pennsylvania per Edgar J. Kaufmann, un ricco
e sofisticato commerciante, incarna l’ideale di Wright: la fusione
dell’abitazione con la natura.
La casa si proietta
all’esterno della roccia naturale alla quale è ancorata e si pone in equilibrio
su una piccola cascata. La struttura, che si basa su setti trasversali e
dorsali in cemento armato e pietra locale a vista, arretra gradualmente con un
sistema ortogonale di volumi trasparenti, lastre grigliate frangisole e
terrazze a sbalzo dal parapetto piano.
Il calcestruzzo armato è
sfruttato al limite delle sue capacità portanti e le terrazze hanno uno sbalzo
audacissimo per l’epoca. Infatti a struttura ultimata Wright, per convincere
l'impresario costruttore a disarmare, deve posizionarsi proprio sotto la
terrazza più grande mentre gli operai tolgono le impalcature. L’architetto però
non ritiene pertinente il calcestruzzo al contesto naturale e per dissimularlo
arriva a tinteggiare i parapetti in color albicocca.
L’interno evoca l’atmosfera di
una caverna arredata con muri di pietra grezza pavimenti lastricati. Attraverso
uno stretto androne si giunge all’ingresso che si apre su un vasto
spazio soggiorno dominato dal camino e munito di una nicchia per la musica
e di un’area studio.
Le scale a boccaporto presenti
nel soggiorno conducono al basamento dell’edificio ed all’intimo contatto con
la superficie dell’acqua.
Wright definisce la sua opera
come - una di quelle grandi azioni umane che possono essere sperimentate qui
sulla terra, non penso che niente ancora abbia mai uguagliato la coordinazione,
la sintonia espressiva di un grande principio di armonia dove la foresta, il
ruscello, la roccia e tutti gli elementi strutturali sono così quietamente
combinati tanto che tu puoi realmente ascoltare non altri rumori se non la
musica del ruscello che scorre –
Le Corbusier concepisce la sua
villa come un tempio greco che si staglia contrastante sullo sfondo; una
costruzione pensata per un luogo ma che al contempo, per il suo rigore formale
e l’assolutezza dei principi architettonici che esprime, non appartiene a
nessun luogo.
Wright invece riesce a
coniugare in modo unico ed esemplare l’edificio con il sito, con la
conformazione del terreno e con il paesaggio.
I due diversi modelli architettonici
hanno una caratteristica in comune: è impossibile aggiungere o togliere qualche
elemento della costruzione senza alterare la loro armonia e perfezione.
Essi sono l’esempio di come il
fare architettura equivalga a risolvere un’equazione a più incognite per
trovare il risultato più coerente con una determinata poetica.
Valentino Ramazzotti – data 11.12.2007