La casa popolare in Germania I^ parte
Il forte incremento demografico
che investe la città di Berlino verso la fine del XX secolo, è affrontato dal
Governo con due strumenti normativi: il regolamento di polizia del 1851 ed il
piano Hobrecht del 1862, basati essenzialmente su un piano stradale ed un
sistema di sfruttamento intensivo del suolo urbano che favoriscono il processo
di speculazione edilizia e la costruzione delle Mietkasernen o caserme
d’affitto. Questi isolati insistono su lotti lunghi e profondi disposti
perpendicolarmente rispetto alla strada, sono dotati di una serie di cortili e
sono caratterizzati da un’alta densità di alloggi per lo più di piccole
dimensioni ovvero da un locale e mezzo abitabili.
Al contempo, in aree più
periferiche rispetto al centro della città, si sviluppa la casa unifamiliare quale
tipologia edilizia berlinese di lunga e consolidata tradizione destinata alla
classe sociale più agiata.
L’ architetto tedesco Hermann
Muthesius (Grossneuhausen 20.04.1861 – Berlino 26.10.1927) è tra i protagonisti
del rinnovamento delle arti applicate in Germania nei primi decenni del XX
secolo. Compiuti gli studi tecnici nel 1893 diviene funzionario statale e tre
anni più tardi viene inviato all’Ambasciata tedesca di Londra per riferire, in
qualità di osservatore, sull’architettura e le industrie artistiche inglesi.
Nel 1904 egli fa ritorno in Germania ed assume il ruolo di consigliere privato
del Ministero prussiano del Commercio, con l’incarico speciale di riformare il
programma nazionale di istruzione nel campo delle arti applicate.
Muthesius nel 1904 attraverso
la pubblicazione del volume – Das Englische Haus -documenta l’attività ed il
modello di produzione artigianale del movimento Arts and Crafts.
Nel 1907 con l’intento di
orientare la produzione artigianale e manifatturiera tedesca verso la tipizzazione,
l’economicità e la funzionalità proprie dei prodotti industriali, fonda il
Deutscher Werkbund diventandone vicepresidente.
Ben presto egli diviene uno
dei maggiori costruttori di ville e quartieri giardino riuscendo a fondere
l’esperienza costruttiva tedesca con lo stile ed il carattere semplice e
schietto delle case di campagna inglesi.
Muthesius mira a realizzare
ville che abbiano una distribuzione degli ambienti interni ben definita, un
preciso sistema di percorsi ed i locali dimensionati rispetto alla funzione che
devono assolvere.
Ma è con gli edifici a corpo
libero costruiti su terreni liberi, quindi senza il vincolo della strada e
della cortina edilizia, che la casa popolare tedesca raggiunge un deciso salto
qualitativo in termini di rapporto tra esigenze economiche, standard,
produzione in serie e definizione degli spazi minimi per l’abitare.
L’architetto e urbanista Bruno
Taut (Königsberg 4.5.1880 – Ankara 24.12.1938) è il principale protagonista
delle vicende architettoniche tedesche tra il 1910 ed il 1930 e la sua opera
assume una risonanza europea.
Nei primi anni del Novecento
Taut lavora prima a Berlino nello studio di B. Möhring, poi a Stoccarda presso
T. Fischer ed infine apre un proprio studia a Berlino con F. Hoffmann.
Nel 1914 Taut realizza a
Colonia la Glashaus o padiglione di vetro per l’esposizione del Deutscher
Werkbund. Con quest’opera l’architetto dichiara la sua adesione alla corrente
artistica dell’Espressionismo e al contempo manifesta l’aspirazione ad un mondo
utopico ed ad una nuova società, moralmente più corretta e capace di realizzare
grandi e significative opere collettive.
Le pubblicazioni che seguono
l’opera del 1914 sono emblematiche in tal senso: La corona della città (1919),
Architettura alpina (1920) e la Dissoluzione della città (1920). Taut inoltre
nel 1919 fonda la rivista Frülicht (Prima luce) che viene pubblicata nel
gennaio dell’anno successivo.
Dal 1921 al 1924 l’architetto
ricopre la carica di assessore socialdemocratico all’edilizia di Magdeburgo e
realizza diversi edifici pubblici.
Intanto a Berlino nel 1920
viene varato il piano Machler che affronta il problema della complessità della
situazione urbana proponendo l’unificazione delle aree centrali storiche con la
periferia di nuova formazione mediante le reti infrastrutturali. Lo schema del
piano pone al centro il nucleo storico della città, a prevalente destinazione
commerciale, prevede all’intorno una zona comprendente gli edifici pubblici
amministrativi e culturali ed individua in periferia le aree industriali e
quelle della residenza operaia. Nel 1925 entra in vigore anche il nuovo
regolamento edilizio che individua estesissime aree verdi e per il tempo libero
all’interno della città, classifica le aree edificabili in base alla densità
edilizia e promuove di fatto sia la sperimentazione tipologica che l’utilizzo
di un nuovo linguaggio architettonico in rapporto però al contesto urbano e
all’organizzazione funzionale della città.
Tornato a Berlino Taut lavora
nel campo dell’edilizia residenziale e nel 1925 –1927 realizza il suo più
celebre intervento la Siedlungen
Berlino-Britz.
Il complesso edilizio coniuga
mirabilmente il piano urbanistico ed il progetto d’architettura, formato da
case in linea, a schiera, e unifamiliari per un totale di circa mille alloggi
che vengono realizzati in tempi brevi mediante la logica dell’edilizia in serie
tipizzata.
Taut, a partire da un piccolo
stagno esistente, concepisce un vasto spazio urbano dalla forma a ferro di
cavallo: i negozi e la sede cooperativa sono collocati nella testata
dell’anello definito da una serie di blocchi di abitazioni che formano una
cortina continua. Nella cortina si distinguono tre aperture verso l’interno e
quella mediana collega l’ Husung Platz ovvero una corte più piccola di forma
romboidale.
L’edilizia residenziale di
questo quartiere è fortemente caratterizzata sia dal sapiente uso dei colori e
dei materiali, come il mattone faccia a vista usato sulla facciata interna
dell’anello, che dal gioco dei volumi e dalla ripetizione seriale dei pieni e
dei vuoti nelle facciate.
Data: 08.05.2007
Valentino Ramazzotti