BOICOTTIAMOLI

CON L’ASTENSIONISMO DI MASSA

I referendum del 21 maggio sono antidemocratici e antisociali.

I referendum del 21 maggio sono contro i lavoratori e la democrazia.

Contro i lavoratori i referendari vogliono la libertà di licenziamento, con l’abrogazione del diritto alla riassunzione del lavoratore licenziato senza "giusta causa".

Alla quotidiana pratica dei licenziamenti "ordinari" si vuole così aggiungere il pieno diritto al licenziamento dei lavoratori scomodi per motivi politici e sindacali.

Secondo i referendari l’azienda che licenzia senza giusta causa non deve essere costretta a riassumere il lavoratore, ma solo a versare un’indennità monetaria.

Contro la democrazia sono di nuovo in campo i fautori del maggioritario.

Sconfitti proprio dall’astensionismo nel referendum dello scorso anno, tornano oggi all’attacco con i soliti argomenti truffaldini.

Dal 1994, anno di introduzione del maggioritario, sempre meno elettori votano per governi sempre più antipopolari.

Il maggioritario, contrariamente a quanto asserito dai suoi sostenitori, allontana dalla partecipazione al voto proprio perché colpisce la possibilità di ogni partecipazione attiva alla politica delle classi popolari.

Con il maggioritario la politica diventa sempre più una faccenda privata delle classi dominanti, articolate per lobby e gruppi di potere, ma naturalmente unite nelle scelte di fondo.

Il 21 maggio non andiamo a votare

Questi referendum reazionari, promossi dalla banda Pannella-Bonino, sostenuti da uno schieramento trasversale di centrosinistradestra, possono essere bocciati, come è già avvenuto nel 1999.

PERCHE’ QUESTI REFERENDUM?

La richiesta di piena libertà di licenziamento è il frutto della politica concertativa di Cgil-Cisl-Uil.

Con le mille forme di precarizzazione del lavoro, introdotte consensualmente negli ultimi anni, i padroni hanno già oggi tutti gli strumenti per operare una selezione scientifica dei lavoratori che gli consente di tenersi solo quelli che avranno imparato, oltre che a lavorare, anche a sottomettersi.

Con il referendum si vuole completare l’opera, mettendo ogni lavoratore, in ogni attimo della propria vita, in balia del volere del suo padrone che – al massimo con qualche soldo – potrà disfarsene in ogni momento.

La richiesta di un maggioritario al 100% tende al completamento di un meccanismo bipolare nel quale i 2 poli di centrodestra e centrosinistra siano perfettamente intercambiabili a garanzia della governabilità autoritaria del regime.

Non che questo obiettivo sia lontano: centrodestra e centrosinistra hanno condiviso la scelta della guerra, insieme hanno eletto un banchiere alla Presidenza della Repubblica, mentre sulla politica economica fanno a gara a chi è più liberista.

Il valore di questo referendum va però ben oltre la questione della residua quota proporzionale. Una vittoria del SI determinerebbe infatti un generale restringimento degli spazi di democrazia ancora esistenti.

Attaccano il suffragio universale per colpire

i lavoratori

Come sempre l’attacco alla democrazia e quello ai lavoratori vanno di pari passo.

Lo schieramento trasversale di centrosinistradestra che sostiene i referendum è lo stesso che di comune accordo gestisce la quotidiana guerra di classe contro i lavoratori ed i ceti popolari in genere.

E’ lo stesso schieramento che vuole di nuovo tagliare le pensioni, taglieggiare le liquidazioni, precarizzare sempre più il lavoro, privatizzare aziende e servizi pubblici.

E’ lo stesso schieramento che ha voluto il recente inasprimento della legge antisciopero.

E’ lo schieramento che ha costruito una democrazia autoritaria allo scopo di garantire il dominio del capitale.

RIBELLIAMOCI

In questo caso non andare a votare non è solo una scelta, è una necessità per chi vuole opporsi all’attacco reazionario dei referendari.

Avvalendosi di potenti strumenti di propaganda il fronte referendario cerca come al solito di confondere gli elettori con tutti i mezzi.

Solo il non voto, il rifiuto aperto e consapevole della trappola referendaria, può fermare il disegno di Pannella e soci.

E’ questo l’unico modo per opporsi a dei quesiti antidemocratici ed antipopolari e ad un uso dei referendum ormai insopportabilmente manipolatorio.

Attenzione ai trucchi!

Naturalmente i referendari faranno di tutto per non essere sconfitti come lo scorso anno.

A corto di argomenti, sono costretti ad imbrogliare le carte.

I sindacati confederali, primi responsabili del pesantissimo arretramento delle condizioni e dei diritti dei lavoratori, costruiscono oggi dei comitati per il NO al quesito sui licenziamenti.

Non si tratta però di un ravvedimento, bensì di un trabocchetto.

Spingendo i lavoratori a votare no sui licenziamenti non si garantisce affatto l’esito positivo di questo referendum, mentre si favorisce di certo – ed è quello che vogliono – il raggiungimento del quorum sul referendum elettorale. I lavoratori rischiano così di perdere 2 volte!

Non facciamoci confondere. Per impedire che passi l’attacco reazionario dei referendari L’UNICO VOTO CHE CONTA E’ IL NON VOTO.

IL 21 MAGGIO L’ASTENSIONISMO ATTIVO E’ L’ARMA
DEI LAVORATORI E DEI DEMOCRATICI

Fermiamo l’imbroglio referendario

non partecipando al voto

 

 

 

Movimento per la Confederazione dei Comunisti