CPA: UNA LOTTA IN CORSO

Orietta Lunghi

 

Venerdì 9 febbraio i compagni del Centro Popolare Autogestito e altri compagni e antagonisti accorsi fin dal pomeriggio e per tutta la serata, hanno visto le ruspe e la polizia come biglietto da visita che l'operazione di sgombero voluta dal centro sinistra di Firenze si avviava concretamente.

La Giunta comunale di Firenze ha definitivamente autorizzato le concessioni edilizie all'Unicoop e quindi  ha dato l'assenso definitivo alla costruzione del centro nell'ex area Longinotti.

Si trattava di una Annunciazione, un evento che si preparava da anni e che iniziò con lo smantellamento e spostamento di una fabbrica con tanto di operai dentro, si avviava alla sua realizzazione.

Ognuno ha i suoi messaggeri, alla vergine Maria toccò l'arcangelo Gabriele, agli antagonisti toccano i poliziotti, così va il mondo.

Ma proprio quella sera attorno al C.P.A, in assemblea, si segnalò subito una mobilitazione forte.

Dodici anni di lavoro politico e culturale in uno spazio libero lasciano il segno in una città che ha perso luoghi di comunità e aggregazione collettiva.

Inoltre le vicende dello spostamento delle fabbriche, quella della Galileo, della Longinotti, come della Super Pila, della Fila, della Fiat etc dal tessuto urbano per scopi speculativi e di sfruttamento commerciale delle aree urbane, sono state vissute a Firenze in certe fasi con lotte dure e oggi con una superstite ma combattiva consapevolezza della natura del "buon governo" della sinistra e del ruolo del sindacato.

L'utilità sociale, di segno diverso da quello proposto dai dettati del profitto, dei centri di aggregazione autogestiti come l'Emerson, il C.P.A, e le nuove interessanti esperienze che si sono avviate, si combina con le valutazioni relative alla deportazione degli operai e degli abitanti dei quartieri popolari, con lo svuotamento delle Case del Popolo, con la rivolta contro una città che diventa un centro commerciale che tende a socializzarsi, come per i Gigli, solo attorno alla merce.

Senza enfasi, ma con un po’ di legittima meraviglia positiva, considerati i giorni politici che viviamo, così opachi e indifferenti, senza  sdegno e passione politica, si può dire che la mobilitazione è stata forte e che l’iniziativa di solidarietà per il C.P.A del 17 febbraio ha visto in piazza oltre 4000 persone.

Non solo il C.P.A ma certo il C.P.A. ha tenuto duro per 12 anni.

E  non solo, ovviamente, per quello spazio, anche se è emblematico e anche se per molti compagni e compagne che l'hanno vissuto e "abitato" rappresenta anche soggettivamente un pezzo di vita, di storia politica, ma per l'idea che debba essere portato avanti, con la lotta e la resistenza, il concetto di  valore d'uso sociale del territorio.

Per questi compagni, per i centri sociali che non si sono a loro volta piegati al compromesso, e Firenze e la Toscana  presentano buonissime eccezioni in confronto ad altre realtà, la lotta è quella di affermare, nonostante le denunce, la polizia  e le intimidazioni,  che è importante mantenere e presidiare spazi liberi e collettivi cercando, anche se è dura, di salvarli dal profitto da un lato e dalla autoreferenzialità  dall'altro, praticando embrioni di socialità diversa, oppositiva.

In questo senso, in termini militanti, questa lotta è anche la nostra e le diversità di prospettiva,  di concezioni e obiettivi politici che pure esistono non hanno alcuna ragione, anzi, esiste una  ragione comune. 

La Giunta comunale troverà pane duro, non sarà facilissimo piegare i compagni o fare promesse da marinaio su altre soluzioni, ad oggi del resto, tutte aleatorie.

Gente che ha fatto una guerra, come il Centro sinistra, non esiterà a dispiegare ruspe, forza e violenza per i propri obiettivi, ma fin tanto che ci sarà lotta non ci sarà resa qualora, e ci auguriamo di no, ci fosse sconfitta.

Le sconfitte possono essere assorbite, si può sempre rilanciare, perché non si sgombera la caparbia volontà di opporsi e di tentare vie concrete di risposta, la resa è cosa diversa, lo sappiano tutti i compagni che non si arrendono.