“L’ALTRO DAVOS”
"Abbiamo un gran tesoro
rappresentato dalla terza maggior riserva d'acqua del pianeta, dal secondo
polmone di ossigeno, da una grande biodiversità, da incalcolabili risorse
genetiche. Questo tesoro oggi è desiderato dai poteri imperiali che vogliono
impossessarsene, ed è appunto l'obiettivo del Plan Colombia, perché un giorno
un presidente gringo possa dire: "I took Amazonas", ho rubato
l'Amazzonia".
"La Colombia
è minacciata, ci rivolgiamo ai popoli del mondo perché si oppongano e rifiutino
i piani interventisti e invasori degli Stati Uniti". Farc-Ep.
Il cosiddetto "Plan
Colombia" è in realtà soltanto una parte del progetto imperiale degli
Stati Uniti per riposizionarsi militarmente e garantire il loro dominio
politico, economico e sociale sulla regione andina e sulla conca amazzonica.
Con la loro presenza militare gli USA cercano il controllo strategico delle
ricchezze naturali e delle risorse genetiche possedute da questa area
geografica. Il motivo addotto è la lotta contro il traffico di droga, affare
capitalista regolato dalle leggi del libero mercato e sul quale lucrano
principalmente i paesi consumatori, il cui sistema finanziario e commerciale
ricicla il denaro prodotto dal secondo più grosso affare del mercato mondiale.
La supposta lotta al
narcotraffico ha assunto il ruolo e la fisionomia di quella che un tempo veniva
chiamata la teoria della sicurezza nazionale e deve creare le condizioni
militari atte a soddisfare le necessità del processo di globalizzazione
neoliberista in un continente dove i popoli si rifiutano di accettarlo con
rassegnazione e intraprendono la strada della lotta; i lavoratori e i ceti
popolari si ribellano all'imposizione dell'unità monetaria imperiale, ossia
alla dollarizzazione dell'economia; indigeni e contadini rifiutano i
provvedimenti imposti dalla Banca mondiale e si mobilitano in massa; cadono
regimi dittatoriali mentre altri popoli optano nelle elezioni per candidati
alternativi di sinistra e in alcuni paesi nascono esperienze di governi
democratici e anti-neoliberisti che vedono nella sovranità e nell'autonomia dei
nostri popoli la strada del progresso e dello sviluppo.
In Colombia il Piano cerca di
arrestare l'avanzata del movimento guerrigliero, componente fondamentale del
movimento popolare e unico modo possibile di opposizione in un paese in cui il
terrorismo di Stato ha impedito l'esercizio di un'opposizione aperta e legale.
Nella concezione del Plan
Colombia gli interessi statunitensi si coniugano con quelli di un'oligarchia
antinazionale che, incapace di risolvere le necessità e le esigenze del popolo
e di orientare il paese sulla strada dello sviluppo, ricorre al padrone del
Nord perché la aiuti a mantenere i suoi privilegi e le sue ricchezze.
In Colombia è stata
l'azione violenta dell'oligarchia, rappresentata dai due partiti tradizionali
(il liberale e il conservatore), a costringere, più di mezzo secolo fa, il
contadino colombiano ad armarsi per difendere il diritto di possedere la sua
propria terra e la sua stessa vita. Per mandar via i contadini dalle loro terre
e aumentare il latifondo si sono utilizzate, a partire dagli anni '50, le bande
paramilitari. Due milioni di colombiani sfollati che vagano per le strade delle
grandi città sono la testimonianza presente dell'intensificazione di questa
politica negli ultimi anni. E' stata la violenza esercitata dal potere il
metodo principale per l'acquisizione, la concentrazione e l'usufrutto della
ricchezza.
E' dalla lotta dei contadini
colombiani organizzati in movimento agrario e dalla risposta all'aggressione
imperialista degli USA che è nato nel 1964 il movimento guerrigliero delle
Farc, che l'antidemocrazia, simbolizzata dal monopolio esclusivo e concertato
del potere in due partiti e dalle loro azioni violente per chiudere la strada a
qualunque altra opzione, ha trasformato, 36 anni dopo, in un vero esercito
guerrigliero al servizio del popolo e in una effettiva alternativa al potere
delle oligarchie.
Nel 1964 si chiamava Plan Lasso
e, al pari di oggi, i suoi obiettivi erano gli abitanti del sud del paese e la
motivazione era la lotta contro il "comunismo internazionale". Nel
2000 si chiama Plan Colombia e la motivazione è la lotta contro il
"narcotraffico internazionale". Che cattiva memoria, se in 36 anni
non hanno capito che la soluzione non è la guerra.
Oggi le azioni politiche e
militari delle Farc-Ep e la loro volontà di trovare una soluzione politica
negoziata al conflitto armato ha obbligato il governo colombiano ad accettare
un processo di dialogo.
Iniziato nel 1999, questo
processo ha dovuto sopportare attentati e superare gli scogli posti dai nemici
della pace che sono coloro che traggono beneficio dalla guerra. Nonostante ciò,
siamo riusciti ad accordarci su una agenda di dodici punti e a sviluppare
importanti meccanismi di partecipazione popolare attraverso le riunioni
pubbliche, veri fori democratici, alle quali hanno partecipato più di 25.000
colombiani e che, malgrado la chiusura informativa organizzata dai grandi
organi di stampa, hanno il consenso e l'appoggio della popolazione alle
proposte delle Farc-Ep.
La lotta per la pace è la lotta
per le grandi trasformazioni sociali
Per le Farc-Ep la ricerca
della pace non si contrappone alla lotta per le grandi trasformazioni sociali e
del potere. In Colombia la lotta per la pace trova il suo completamento nella
lotta rivoluzionaria. Concepiamo la pace come un processo di costruzione di un
nuovo paese, in cui le cause che hanno originato e alimentano la ribellione
armata spariscano e un nuovo regime politico garantisca il godimento dei
diritti e il benessere della maggioranza. La pace per noi è assai più di un semplice
accordo e non è assolutamente il mero silenzio delle armi, per ciò la
smobilitazione e il disarmo sono temi che non sono in discussione.
La pace necessita di un modello
economico ad essa compatibile, che metta al centro dell'attenzione il popolo e
non invece l'interesse del capitale mondiale, un modello economico che consenta
a tutti il godimento delle grandi ricchezze con cui la natura ci ha premiato,
che protegga gli sforzi produttivi dei colombiani dalla voracità delle imprese
transnazionali e che concepisca diverse e varie forme di proprietà.
La pace sarà possibile solo con
una democrazia reale e garantita dal pieno esercizio dei diritti e delle
libertà politiche. La pace ha bisogno di una giustizia che smetta di essere uno
strumento di guerra al servizio degli interessi del potere e si converta in una
garanzia per la convivenza dei cittadini. La pace in Colombia passa per lo
scioglimento dei gruppi paramilitari che agiscono ormai a livello di politica
controinsurrezionale dello Stato e che sono responsabili dell'assassinio e
della scomparsa di migliaia di colombiani, sindacalisti, operai, contadini,
dirigenti popolari e leaders politici di sinistra.
La pace non tollera delle Forze
Armate che fungono da vera e propria macchina da guerra contro lo stesso
popolo, deve venire eliminata dalla loro condotta la dottrina della sicurezza
nazionale ed essere sostituita da una dottrina patriottica ispirata agli ideali
di unità e di indipendenza del libertador Simón Bolívar.
E non ci sarà pace in Colombia
finché non verrà definitivamente cancellato il debito che la Colombia ha con i
suoi contadini e non siano restituite a loro le terre assieme a macchinari,
crediti e programmi di commercializzazione dei loro prodotti. Una nuova
politica agraria che permetta di non devastare i boschi e offrire delle
alternative agli attuali coloni che si sono spinti oltre i confini agricoli, e
tra di essi alle 500.000 famiglie dedite a coltivazioni illegali. Solo in
questo modo si potrà proseguire nello sradicamento delle coltivazioni di coca,
e si devono sospendere definitivamente le fumigazioni che, come mostrano le
cifre, rappresentano una doppia distruzione, dato che i coltivatori si
inoltrano maggiormente nelle foreste continuando a tagliare alberi, a seminare
un numero maggiore di ettari nell'eventualità che alcuni di questi vengano
fumigati. Nel caso della coca, il nemico non è la pianta, ma l'affare
capitalista. E questo affare non è nella selva, dove i contadini, che vi sono
costretti con la violenza, seminano per resistere e sopravvivere.
Bisogna combattere l'affare dove
questo si sviluppa: perché dunque non legalizzare sotto un controllo
scientifico il consumo di droghe, se davvero si vuole combattere il flagello?
Dobbiamo insistere
Disgraziatamente il processo di
dialogo è bloccato, fino a quando il governo non presenterà e svilupperà un
piano credibile di lotta contro il paramilitarismo che nel corso dell'anno
passato ha compiuto un massacro al giorno e ha assassinato circa duecentomila
colombiani.
Insistiamo col dire che le
Farc-Ep sono disposte a continuare a cercare soluzioni pacifiche, ma queste
devono significare benessere e giustizia sociale per il popolo, democrazia e
partecipazione; una pace escludente è una pace di menzogne. Noi guerriglieri
delle Farc non confondiamo la pace con la resa, non confondiamo la pace con la
rinuncia alla lotta per la costruzione di una società alternativa. Noi popoli
del mondo non possiamo sopportare rassegnati lo sviluppo vorace del capitalismo
che quotidianamente ci sommerge sempre più nella miseria e rovescia i valori
della nostra società. Il sistema è in crisi e anche il suo modello, il
neoliberismo, lo è; ciò nonostante bisogna sviluppare una lotta cosciente per
abbatterlo e costruire le società che i nostri popoli meritano e per le quali
lottano, società degne, giuste e sovrane, che riflettano realmente la
situazione particolare di ciascun paese, senza modelli né stampi
predeterminati, e senza egemonismi.
Noi colombiani siamo confortati
dal diritto di scegliere e costruire autonomamente e sovranamente il nostro
stesso futuro senza alcun tipo di ingerenza né interventi anche se si camuffano
da umanitari.
La Colombia è minacciata,
chiamiamo i popoli del mondo a opporsi e a rifiutare i piani interventisti e
invasori degli USA e mentre continuiamo nella ricerca di soluzioni civili, vi
assicuriamo che per le Farc-Ep la difesa del nostro popolo è prioritaria e che
sotto tali precetti continuiamo a costruire il cammino verso la nuova Colombia.
Contro l'imperialismo Per la patria
Fino alla vittoria finale
Zurigo, 26 gennaio 2001 Commissione
internazionale Farc-Ep