Firenze 20-21 maggio: Convegno sullo Stato

Paolo Gentile

 

Si è svolto a Firenze sabato 20 e domenica 21 maggio scorsi un importante convegno nazionale promosso dal Movimento per la Confederazione dei Comunisti, dalla Rete dei Comunisti e dai compagni de “L’altra Lombardia-su la testa”.

Il tema centrale del convegno riguardante lo stato, l’imperialismo e la riorganizzazione dei comunisti oggi ha visto svilupparsi un interessante dibattito politico e teorico, con la presenza attiva e partecipata di numerosi compagne e compagni provenienti dall’area dell’antagonismo di classe in generale così come dall’area del sindacalismo extra confederale e da quella della sinistra di Rifondazione.

Alla discussione hanno partecipato con le loro relazioni, i compagni Gian Franco Pala, Vincenzo Accattatis, Salvatore D’Albergo, Enzo Modugno, Sergio Cararo, Leonardo Mazzei.

Nel dibattito sono intervenuti i compagni Luigi Vinci, Stefano Garroni, Francesco Giuntoli, Sergio Manes, Roberto Sidoli, Alberto Schiavi, Orietta Lunghi, Giovanni Sodani, Ernesto Rascato, Fulvio Di Giorgio, Alessandro Mazzone.

È da tempo che tra le realtà politiche promotrici si manifestava l’esigenza forte di elaborare e discutere sui temi dello Stato, della rappresentanza e quindi della politica più in generale.

Non solo perché il problema si pone già direttamente rispetto alla volontà di riorganizzare i comunisti, ma soprattutto per la reale difficoltà che è posta a chiunque voglia esprimersi nelle forme della politica oggi. Difficoltà dovuta a un problema forse centrale, di ruolo, della politica e della sua reale importanza come terreno privilegiato del progetto e della mediazione.

Come ha detto Mazzei, indicando una chiave di lettura centrale di questo presente, vi sono fasi in cui il costo della democrazia formale viene giudicato troppo alto per il sistema, non è un caso che si sia parlato a lungo dei costi della politica.

In un paese in cui la linea di tendenza non è certamente quella della piena occupazione e dove molte delle funzioni classiche dello Stato novecentesco si esauriscono, si pone un doppio problema; per un verso, come concepirsi oggi in quanto aggregazione d’interessi antagonisti nelle forme della politica e del progetto? E soprattutto, una volta che tale questione sia stata quanto meno approssimata, che tipo di Stato, espressione dell’odierna borghesia capitalistica abbiamo oggi di fronte? E, più in generale, in quale spazio della politica  è oggi consentito il conflitto?

Indubbiamente il passaggio drammatico che abbiamo in tanti vissuto, anche se in tempi diversi, ma lungo tutta la seconda metà del ‘900 ci ha in buona misura disarmato. Siamo passati da una fase in cui abbiamo avuto come riferimento nel conflitto uno Stato che in base alle leggi della rappresentanza avrebbe avuto come categoria centrale la figura del cittadino, comunque spogliata dalla dura concretezza del comprare e vendere; a un'altra fase in cui la categoria centrale di questo Stato è direttamente l’impresa.

Questa complessità di questioni è stata affrontata anche con diversi punti di vista, ma uno degli aspetti che ha maggiormente coinvolto la platea e i relatori è stata proprio una capacità di tutti di confrontarsi su questioni centrali a partire anche da storie proprie diverse.

Come ha intelligentemente osservato nelle conclusioni il compagno Casadio, l’aspetto importante di questo convegno è stato proprio il veder discutere su argomenti così rilevanti realtà politiche che fino ad un anno prima si parlavano sicuramente ma a diversa distanza, tanto è vero che è stato unanimemente sottolineata la necessità di costruire ambiti e strumenti unitari nei quali sviluppare il confronto. Un confronto non fine a se stesso, ma finalizzato al rafforzamento del processo aggregativo tra i comunisti.

Al termine del convegno si è dato dunque vita ad un coordinamento nazionale tra il Movimento per la Confederazione dei Comunisti, la Rete dei Comunisti, i compagni de “L’Altra Lombardia-su la testa” e quelli del Coordinamento comunista di Napoli.