F. Giuntoli
Scade la legislatura e nella prossima primavera in Italia si vota. Tutto
lascia prevedere che la competizione elettorale si terrà nel periodo previsto
(a meno che non si verifichino avvenimenti e circostanze di particolare
gravità). Tutta la stagione autunnale sarà occupata dal dibattito parlamentare
sulla manovra finanziaria, che ormai è diventata lo strumento legislativo
fondamentale con cui il governo interviene direttamente sul bilancio dello
Stato. Quando, nel discorso di capodanno, il Presidente della Repubblica Ciampi
chiuderà la stagione legislativa delle Camere elette il 21 Aprile 1996 forse
conosceremo ufficialmente la data delle prossime elezioni. A partire dal 21 di
Marzo tutte le domeniche saranno buone.
Si voterà con lo stesso sistema elettorale delle
elezioni passate dato che ormai non c’è il tempo materiale per discutere ed
approvare una nuova legge.
Una nuova legge elettorale dovrà infatti tener
conto delle due sberle consecutive rimediate in altrettanti referendum dai
partigiani del sistema uninominale maggioritario.
Ma contemporaneamente cercherà di rafforzare il
bipolarismo introducendo magari lo sbarramento del 5% dei voti per accedere al
Parlamento.
Il dibattito è aperto, soluzioni diverse si
prospettano trasversalmente ai due poli e si intrecciano nei singoli partiti.
Di questa materia si dovrà occupare il Parlamento della nuova legislatura.
Intanto si stanno combinando le alleanze elettorali intorno ai due poli, di
centro destra e centro sinistra. I due schieramenti non sono ancora
compiutamente definiti ma i sostenitori di un eventuale 3° polo finiranno per
collocarsi comunque da una parte o dall’altra. Questo vale per Di Pietro, per
D’Antoni e vale anche per Rifondazione Comunista.
Nel patteggiamento, che è sotto i nostri occhi,
sono compresi gli accordi sulla futura legge elettorale, che comunque
confermerà e rafforzerà il sistema bipolare.
Con una manovra finanziaria chiaramente ispirata da
ragioni di propaganda elettorale, la volata per le elezioni di primavera è già
iniziata.
Molti osservatori danno per favorito il Polo di
Berlusconi, altri contano sulle capacità di recupero del centro-sinistra.
Tuttavia un esito di queste elezioni è comunque scontato: vincerà “l’americanizzazione
della politica”, con il rafforzamento del bipolarismo, la personalizzazione
spettacolare della competizione elettorale, la democrazia rappresentativa
ridotta a un teatrino di saltimbanchi, la società sempre più estranea ai
meccanismi di una politica che si ricorda della stessa società solo alla
vigilia delle elezioni con elemosine e promesse.
Comunque vada, qualunque schieramento dovesse
prevalere, il processo involutivo della politica italiana non si arresterà.
Lo scenario politico che si prefigura è quello
dell’alternanza fra i due poli, senza che vi sia una vera e propria opposizione
alle scelte fondamentali che li accomunano.
Questo avrebbe dovuto essere il ruolo dei
comunisti: profonde ragioni sociali, economiche, culturali e politiche, nazionali
e internazionali consentono una base elettorale e uno spazio politico ancora
consistente per costruire e rafforzare l’opposizione alle scelte generali del
capitalismo anche sul terreno delle istituzioni borghesi.
Proprio sul terreno dell’opposizione politica
avviene invece il cedimento complessivo del Partito della Rifondazione
Comunista, guidato da Fausto Bertinotti (mentre il PDCI di Cossutta e Diliberto
è ormai parte organica del centro-sinistra, avendone condiviso tutte le scelte
e le responsabilità politiche).
Nel 1996 il raccordo del PRC (Cossutta e Bertinotti
insieme) con l’Ulivo si realizzò con il “patto di desistenza”. Con
quell’accordo l’Ulivo vinse le elezioni e i deputati e i senatori di
Rifondazione Comunista risultarono determinanti per costituire la maggioranza
parlamentare che sosteneva Prodi.
Nel 2001 i voti comunisti sono ancor più necessari
ad un centro sinistra che ha preso colpi nei consensi elettorali e rischia
seriamente di perdere la partita.
Il PRC (questa volta senza Cossutta) offre la sua
<<non belligeranza>>: non presenterà candidati propri nei collegi
uninominali per consentire al centro-sinistra di fare il pieno dei voti contro
Berlusconi, Fini e Bossi. Il PRC presenterà il suo simbolo e i suoi candidati
solo nella quota proporzionale che elegge il 25% dei deputati alla Camera. Non
si presenterà al Senato. In cambio arriveranno alcune misure sociali (contenute
già nella finanziaria) a proposito di ticket, pensioni minime, sussidi ai
disoccupati, tali da indurre a credere che la politica di Rifondazione produce
risultati concreti già nell’immediato.
Sul tavolo della trattativa dello scambio con la
<<non belligeranza>> c’è anche il sistema elettorale tedesco che il
partito di Bertinotti chiede ad un centro-sinistra ormai poco convinto (visti
gli esiti referendari) della residua bontà del sistema elettorale uninominale –
maggioritario. Rifondazione chiede in definitiva, il rafforzamento comunque del
sistema bipolare (come è stato ed è in Germania da 50 anni) e quindi, in
definitiva, ne accetta la logica e le conseguenze politiche in termini di alleanze e di contenuti.
Sarà allora interessante vedere da quali alchimie
politiche e da quali accordi sottobanco uscirà il gruppo di Rifondazione al
Senato (dato che la quota proporzionale riguarda solo la Camera dei Deputati).
La logica è la stessa di 5 anni fa: le scelte del
male minore e la filosofia del contenimento del danno. Ma il male c’è comunque
ed anche il danno è assicurato.
In virtù della <<non belligeranza>> del
PRC avremo allora una campagna elettorale in cui nessuno chiederà conto al
centro-sinistra di ciò che ha fatto il governo in questi 5 anni.
Politiche sociali fatte di tagli alla spesa
pubblica e favori alle imprese, l’introduzione del lavoro in affitto, una legge
sull’immigrazione che di fatto
impedisce ed ostacola la regolarizzazione dei lavoratori immigrati, il
tentativo (battuto dall’astensione referendaria) di rafforzare il sistema
uninominale maggioritario, l’introduzione dell’esercito di mestiere per fini
imperialistici, la guerra di aggressione alla Jugoslavia non saranno argomenti
per la lotta politica ed elettorale che si nutrirà di triti e generici appelli
contro il pericolo della destra e l’ascesa di Berlusconi.
Con queste elezioni si compie allora la parabola di
Rifondazione Comunista, iniziata con l’opposizione alla svolta della Bolognina
e allo scioglimento del PCI e conclusa con l’approdo di Cossutta prima e di
Bertinotti oggi nelle sabbie mobili del centro sinistra.
La fine di questa esperienza è tristemente rappresentata
dall’assenza del simbolo e del candidato comunista in tutti i collegi
uninominali da cui uscirà tre quarti del Parlamento Italiano.
Rimarranno i gruppi parlamentari (e al seguito il
ceto politico che si ripropone e si riperpetua) Scompare però la sostanza
politica che aveva costituito la ragione essenziale di Rifondazione Comunista:
la costituzione di un partito di classe che, dall’opposizione alle scelte del
capitalismo e dei suoi governi, sapesse avviare un processo di trasformazione
della società verso il comunismo.
Nelle sabbie mobili del centro sinistra ci si può
agitare ma si finisce sempre per sprofondare.
Fuori da queste sabbie mobili l’area dei compagni
toscani che costituisce il Movimento per la Confederazione dei Comunisti
sceglie di non stare a guardare e di non rimanere indifferente. Come comunisti
ci rifiutiamo di accettare la sostanziale cancellazione e la scomparsa dei
simboli che ci caratterizzano internazionalmente da 80 anni, dalla competizione
elettorale. Rispetto ad un sistema bipolare che assorbe anche Rifondazione
Comunista, noi accettiamo la sfida e ci presentiamo a queste elezioni, seppur
soltanto in Toscana.
Possiamo contare su una rete organizzata di
compagni in grado di raccogliere le firme necessarie, di individuare i
candidati rappresentativi e di sostenere il peso politico ed organizzativo di
una campagna elettorale.
Anni di militanza (chi nel PCI, chi in DP, poi nel
PRC) ci consentono di elaborare un programma elettorale che tenga conto, oltre
nelle sue rivendicazioni sia delle esperienze di lotta più alte che delle
proposte politiche più avanzate, contenute nella nostra storia.
L’analisi accorta e accurata della situazione
politica, nazionale ed internazionale, che siamo venuti elaborando dopo
l’uscita da Rifondazione Comunista nell’inverno 1997, viene confermata dai
fatti (l’essenza antidemocratica e antisociale della 2a Repubblica)
e dagli avvenimenti (la guerra alla Jugoslavia).
La deriva di Rifondazione Comunista (ben compresa
al momento della nostra separazione da quell’esperienza) non ci coglie di
sorpresa e non ci trova impreparati.
Abbiamo il dovere di assumerci l’impegno di far
seguire le scelte alle analisi, di passare dalle parole ai fatti, dalle critiche alle proposte.
La scelta di partecipare alle prossime elezioni
politiche in più collegi della Camera e del Senato e in tutta la Toscana sul
proporzionale, è stata presa dall’assemblea regionale del nostro movimento,
dopo una fitta serie di riunioni, incontri e assemblee locali.
Siamo consapevoli che il terreno elettorale non è
quello principale della lotta politica, secondo la concezione propria dei
comunisti. Né tantomeno è il terreno su cui si determina la nascita di un
partito comunista.
Come Movimento siamo e rimaniamo una parzialità, il
confronto con chi ha compiuto scelte diverse dalle nostre rimane ed è aperto.
Tuttavia astenersi dalla competizione elettorale
nel momento in cui non si sente una voce che si alzi contro il bipolarismo e il
regime della 2a Repubblica ci sembra rinunciatario e, in definitiva,
arrendevole.
L’esperienza delle elezioni comunali ci ha
insegnato che là dove il PRC si confondeva con il centro sinistra fino a non
presentarsi autonomamente, le liste comuniste che abbiamo presentato hanno
raggiunto risultati elettorali non disprezzabili (l’1,9% a Lucca nel ’98, dal 4
al 5% nei comuni minori dove ci si è presentati nel ’99).
Diversamente nei casi dove era presente il PRC. Per
questo non abbiamo presentato candidati e simbolo alle ultime elezioni
regionali in Toscana, unica regione dove il PRC correva da solo,
all’opposizione del centro sinistra.
Le condizioni favorevoli si ripropongono ora nelle
elezioni generali della Camera e del Senato della Repubblica per la primavera
prossima.
Partecipandovi a ragion veduta intendiamo offrire
un contributo di lotta, di esperienza e di elaborazione politica al processo di
ricomposizione delle soggettività
comuniste oggi disperse e al percorso per la riformulazione dell’organizzazione
nazionale dei comunisti di cui oggi c’è bisogno.
Presentandoci diamo la possibilità di esprimere
anche con il voto la volontà di lotta contro il centro destra e il centro
sinistra.
Presentandoci diamo a tutti i lavoratori e agli
oppressi della Toscana la possibilità di esprimere un voto Comunista.