L’esperienza del centro sociale ex-Safill di Lucca

di F. Giuntoli

29 marzo 2000, prime luci del mattino: le forze di polizia, dopo aver manomesso il cancello d’ingresso, irrompono nella ex fabbrica Safill, occupata dal movimento che rivendica uno spazio sociale autogestito.

I ragazzi che la presidiano vengono sorpresi nel sonno, identificati, quindi allontanati. Tutto il materiale, accumulato nella ex-Safill in oltre 3 mesi di occupazione, viene sequestrato.

L’ordine costituito viene ripristinato a Lucca e così la campagna elettorale più sorda e meno partecipata di tutta la storia della Repubblica, può affrontare indisturbata la sua fase conclusiva.

Sono anche i giorni in cui fioccano le espulsioni dei lavoratori immigrati non in regola con il permesso di soggiorno. La questura di Lucca si adopera con grande solerzia in questo impegno di <<pulizia etnica>>, secondo precise disposizioni emanate dal ministero degli interni.

Si tratta, appunto, di ristabilire l’ <<ordine pubblico>> per consentire un tranquillo (e placido) svolgimento delle elezioni regionali, i cui esiti sono troppo importanti per gli equilibri politici della 2° Repubblica per essere disturbati da chi osa sfidare le autorità ed i poteri costituiti occupando un’area (ex-industriale) dismessa; come da chi, più semplicemente, non ha ancora avuto la possibilità di regolarizzare la propria posizione di immigrato.

Già da alcune settimane una campagna di stampa, variamente modulata nei toni e negli argomenti da parte degli organi locali di informazione, ma comunque tesa ad amplificare ed enfatizzare l’illegalità degli occupanti (così come degli immigrati "irregolari") ha finito per determinare un certo allarme nell’opinione pubblica.

Ma l’avallo decisivo per la stretta repressiva operata dalle forze dell’ordine e dalla magistratura (decine di denuncie hanno colpito occupanti e visitatori della ex Safill, ma anche militanti del Movimento per la Confederazione dei Comunisti) è arrivato dalle istituzioni locali.

L’amministrazione comunale di centro destra è infatti apertamente ostile al movimento che occupa le aree ex industriali dismesse. La risposta del Sindaco Pietro Fazzi alle ripetute richieste dell’ASA (l’Assemblea Spazi Autogestiti costituitasi nel febbraio ’98) è chiara e perentoria: mentre accetta di incontrarne una delegazione rende esecutivo lo sfratto del movimento dai locali di Torre Guinigi, sede, fra l’altro, del mercatino dei libri di testo usati. Da qui l’inizio delle occupazioni da parte dell’Asa, la prima, simbolica, il 27 marzo ’99. Successivamente, il 25 settembre, viene occupata la ex Filanda Viani a S. Concordio.

L’amministrazione provinciale di Centro Sinistra (Ulivo, PdCI, Rifondazione, Verdi Alternativi) sembra invece ben disposta ad interloquire con l’ASA. E’ lo stesso presidente DS Tagliasacchi a rassicurare gli occupanti sulle buone intenzioni della Provincia in proposito. Si prospettano soluzioni, si chiede tempo, si invita il movimento alla ragionevolezza e alla fiducia.

Dopo 2 settimane di occupazione l’assemblea dell’ASA decide di autosgomberare la Filanda per favorire una soluzione, così come lascia prefigurare il Presidente della Provincia.

Passano 20 giorni e alle belle parole di Tagliasacchi non fa seguito un bel niente.

Rioccupata la sera del 29 ottobre la ex-Filanda Viani viene sgomberata il giorno successivo con l’intervento dello stesso schieramento di polizia, carabinieri, guardie comunali ecc., predisposto per il derby calcistico Lucchese-Pisa.

La sera del 18 dicembre il movimento occupa di nuovo. L’area individuata è quella della ex-Safill, una fabbrica che produceva lattine in banda stagnata per l’olio d’oliva.

Intanto l’amministrazione Tagliasacchi, che non ha saputo (o voluto) trovare una soluzione alle richieste dell’ASA, viene chiamata a pronunciarsi su un ordine del giorno presentato dalla consigliera Wilma Poli, del Movimento per la Confederazione dei Comunisti. Nell’ OdG si chiede che la Provincia si pronunci almeno contro ogni ipotesi di sgombero forzato. Il voto su questo OdG è emblematico ed istruttivo: favorevoli (oltre al Movimento per la Confederazione dei Comunisti) sono PdCI, Rifondazione Comunista e Ambiente e Futuro. Contrari sono i partiti del centro-destra, alcuni settori della maggioranza (PPI) e lo stesso Presidente Tagliasacchi (perché "rappresentando una istituzione non può avallare un’illegalità" (!) ).

L’Ulivo si astiene e l’ODG non viene approvato. La strada allo sgombero forzato è aperta: non vi sono ostacoli istituzionali.

Il voto in consiglio provinciale rende chiaro (a tutti quelli che non amano coltivare illusioni di sorta) che, al di là degli approcci diversi allo stesso problema, in ultima analisi sia il centro destra che il centro sinistra, sia Fazzi che Tagliasacchi, affermano uno stesso principio: <<l’occupazione è illegale e il suo sgombero è un atto politicamente legittimo>>.

Così ridotta a una mera questione di ordine pubblico, stretta nella morsa "governo – istituzioni locali", l’occupazione della Nuova-Safill si avvia ad un epilogo scontato.

Con molta dignità e con grande tenacia gli occupanti proseguono nella realizzazione del loro progetto fatto di feste musicali, dibattiti e incontri su temi politici e sociali, mostre artistiche e fotografiche, autoproduzione di video, proiezione di film, interazione con altri soggetti presenti sul territorio.

Intanto si fa viva la magistratura ed arrivano le prime denuncie. Nel mirino, oltre gli occupanti, ci sono anche i militanti del Movimento per la Confederazione dei Comunisti che ricevono il loro bravo avviso di garanzia dopo aver partecipato ad una iniziativa di solidarietà con il popolo guatemalteco – da essi organizzata proprio nei locali della ex fabbrica occupata.

La risposta alle denuncie viene data con un corteo di protesta che sfila per le vie cittadine.

Ma intanto si avvicinano le elezioni regionali e qualche formazione della sinistra caldeggia la candidatura di esponenti dell’ASA nelle proprie liste, ricevendone tuttavia un cordiale rifiuto.

Fino a quando la polizia del ministro di centro – sinistra Enzo Bianco mette fine, con un atto di forza, all’occupazione della ex-Safill alle 7 del mattino del 29 marzo 2000.

L’indomani mattina Lucca si sveglia e trova i muri ricoperti di scritte che protestano per lo sgombero. La stampa locale titola a grandi caratteri, l’opinione pubblica benpensante mormora il suo sdegno. La polizia, nel corso della nottata, ha identificato alcuni giovani dell’ASA che tuttavia negano gli addebiti contestati. Scatta di ufficio la denuncia contro ignoti per danneggiamenti a pubblici edifici ma il Presidente Tagliasacchi ci mette del suo e si costituisce parte lesa. Chiede 20 milioni di risarcimento!

Sabato 1 aprile alle ore 15 si tiene la conferenza stampa dell’ ASA nella centralissima piazza San Michele. La città è presidiata da un ingente spiegamento di poliziotti e carabinieri, compreso un elicottero che volteggia nel cielo plumbeo.

Gli esponenti dell’ASA rivendicano come loro operato le scritte comparse sui palazzi del potere cittadino e provinciale. Negano di aver scritto sui muri di chiese, monumenti e case private così come invece, qualcuno aveva detto e scritto. Solidali con loro i comunisti del nostro movimento e altri esponenti politici di sinistra a titolo individuale. Nel corso di una successiva assemblea aperta l’ASA precisa le successive forme di lotta: un corteo in città (nonostante i divieti imposti dal regolamento del periodo elettorale si ottiene un percorso sufficientemente significativo) e il rifiuto della scheda elettorale come atto di protesta contro lo Stato, la sua polizia, le sue istituzioni.

Questa forma di lotta mette in serio imbarazzo Rifondazione Comunista e Verdi Alternativi che non riescono a coglierne la valenza politica che è invece di grande significato.

Diversamente il Movimento per la Confederazione dei Comunisti coglie l’occasione per unificare la propria obiezione nei confronti di tutti gli schieramenti che competono per le elezioni regionali, aderendo alla raccolta delle schede elettorali.

Così nel 40% di voti non espressi a Lucca pesa anche la motivazione di lotta avanzata da chi, in tutti questi mesi, ha condotto la propria iniziativa sul terreno dell’opposizione sociale e politica.

Gli insegnamenti che si possono trarre da questa vicenda (che tuttavia non è ancora conclusa) sono molteplici e impliciti nella narrazione che ne è stata, qui, fatta.

Valga per tutti l’impossibilità di rapportarsi con le istituzioni della 2° repubblica per chi vuole rappresentare le esigenze complessive della parte oppressa di questa società.

Di fatto i due poli che si contendono, ai vari livelli, il governo della cosa pubblica tendono sempre più a rassomigliarsi e a convenire sulle scelte politiche sostanziali.

Rifondazione Comunista (e, a Lucca, Ambiente e Futuro) pretende di sostenere contemporaneamente la Giunta Tagliasacchi e il movimento che fa capo all’ASA.

Impresa ardua quando l’una finisce per citare l’altra in tribunale.

La lotta per l’acquisizione di spazi sociali da gestire autonomamente si coniuga oggi con l’altra lotta più generale: contro l’oppressione del regime della 2° Repubblica che ammette il dissenso ma reprime l’opposizione di chi non può stare al gioco (del maggioritario, della concertazione, dell’Europa dei capitali e della guerra).

E’ tempo di passare dall’opposizione sociale all’opposizione politica.