LA SICUREZZA DEI CITTADINI, L’INSICUREZZA DELLA BORGHESIA

Orietta Lunghi

 

Cosa spinge, quale motore si è messo in moto in questa corsa comune dei due poli, oggi al confronto elettorale, riguardo alla "sicurezza dei cittadini"? Credo che questa domanda molti compagni se la siano posta da tempo e specialmente oggi che disgustosi manifesti campeggiano ossessivamente per ogni dove, manifesti in cui compaiono dei gran faccioni che dovrebbero rassicurarci dal male del mondo a suon di maggiori espulsioni di immigrati, più galere e più sbirri.

Pacchetto Sicurezza, così si chiama l'ultima trovata del Governo di centro sinistra.

Il provvedimento riguarda l'insieme degli indirizzi  relativi alle politiche di lotta contro il crimine e per la "tutela e sicurezza dei cittadini".

L'atto è stato votato e approvato in Parlamento anche dal Polo che ha giustamente dato di copioni al ribasso al raggruppamento di centro sinistra in quanto la maggior parte delle richieste le aveva già proposte la destra.

Rutelli e Fassino  avranno messo copia del pacchetto in valigia per esibirlo durante il lungo viaggio per l’Italia rassicurando gli elettori che non mancherà loro tutela dal crimine mentre di tutte le altre tutele dovranno farne a meno, tutto non si può avere.

Si tratta di un segnale di rassicurazione al paese, un’Italia che sembra essere ormai ridotta, speriamo solo nelle loro menti, a una vandea reazionaria affamata di vendetta che chiederebbe forca e inasprimento delle pene per potersi godere più tranquillamente Porta a Porta o il Grande Fratello. Una moltitudine senza preoccupazione alcuna  per il lavoro, la pace, il salario, per non dire della solidarietà tra esseri umani o della Libertà.

Anzi, l'istanza alla libertà, quella che sta fuori dalla casa di Berlusconi, è una questione oggi interdetta, in quanto fa riferimento a questioni che non hanno mercato, pur se per tanti comunisti è un termine che ha avuto, ed ha, un prezzo e un valore molto alto.

Collocatati a destra o a sinistra, nell'imbarbarimento generale che in parte è stato davvero prodotto e che se si consolidasse con un blocco organico di interessi, frustrazioni e rappresentanza, sarebbe il vero rischio del futuro,  un pensiero e un linguaggio di sintesi prodotto dalla borghesia, invoca sicurezza contro la minaccia, il male, che viene dall'esterno della fortezza Italia.

Ma a ben vedere, sotto traccia, ci si attrezza  contro il nemico interno: il possibile insorgere del conflitto sociale che nelle società oppressive può sempre ripresentarsi.

In prima istanza, come è ovvio, il pacchetto sicurezza, nel paragrafo che porta l'ignobile titolo di "lotta contro il traffico di esseri umani" si occupa dell'immigrazione, ovviamente clandestina, senza neppure un riferimento riguardo al diritto d'asilo e ai profughi di guerra.

Si confermano tutte le misure repressive già annunciate, come i campi di concentrazione delle persone fisiche etc.

Nell'allegato, inoltre, ci si vanta di aver rintracciato, rimpatriato e comunque espulso 393.302 persone nell'ultimo triennio grazie alla legge Turco Napolitano.

Si prevede, la buona volontà non manca, di procedere con maggiore fermezza sia nell'allontanamento che nell'ingresso, non concordato, delle persone fisiche, per il prossimo futuro.

Sia il centro sinistra che il centro destra hanno scelto come piatto forte della campagna elettorale il punto della sicurezza legandolo principalmente alla questione dell'immigrazione clandestina che minaccia la cittadinanza con ogni sorta di azioni malavitose incalzando sul rischio di criminalità/contaminazione per il nostro paese.

L'aggressività verbale e sostanziale delle destre su questa questione è brutale e schietta, quella di sinistra è edulcorata e ipocrita, ma nei fatti, con la Turco Napolitano, la sostanza non cambia.

Nel recente passato la minaccia sociale veniva dai drogati, oggi se ne parla meno, pur continuando a tenerli in carcere, non accennando a misure alternative e non avviando nessuna iniziativa di depenalizzazione e legalizzazione delle sostanze, oggi è la circolazione "incontrollata" non tanto della merce droga ma degli esseri umani che si pone come frontiera di rischio. Si sa,  i poveri sono per il Capitale una grande risorsa, ma devono essere tenuti al guinzaglio perché possono sempre organizzarsi .

Ma poi il pacchetto sicurezza si occupa del fronte interno e prevede l'assunzione di oltre 2000 agenti di polizia penitenziaria. Deve essere ricordato che mancano, grazie alle finanziarie del centro sinistra, risorse economiche per la spesa penitenziaria, che ci sono problemi comprovati in molte realtà carcerarie per mettere insieme il pranzo con cena, per l'acquisto di prodotti per la pulizia dei bracci e delle celle, oltre alla carenza indegna della garanzia di cure per la salute, senza dire  che per circa settecento detenuti, a Sollicciano, Firenze, ci sono solo cinque educatori.

Gli agenti sono l'unica cosa che non manca nelle carceri, basta entrarci e vedere, ma la sicurezza è la sicurezza ed è bene abbondare con questa forma di occupazione, per una volta, non interinale.

Di abolizione dell'ergastolo, nel pacchetto ovviamente non si parla, il popolo italiano è affamato di certezza della pena, figuriamoci se si può riprendere questo argomento nel pacchetto elettorale, sarebbe un ossimoro.

Una bestemmia, invece, sarebbe stato parlare di amnistia o soluzione politica per i circa 225 detenuti politici. Quella dei detenuti politici è la radice di un male endemico, devono rimanere murati vivi,  già il fatto che siano ancora vivi è una minaccia per la sicurezza, perché esistendo, come Hannibal, continuano a tramare e produrre proselitismo esterno per azioni terroristiche.

Scomparsi dal dibattito e dal pacchetto i temi della depenalizzazione di alcune pene e delle alternative al carcere, è ovvio  che servono nuove carceri, anche perché con tutta questa vecchia e nuova delinquenza è bene attrezzarsi.

Infatti, il pacchetto sicurezza  provvede con la creazione di nuovi carceri per i quali sono stanziati i necessari miliardi relativi all' edilizia penitenziaria.

Nell'allegato si legge che un certo Nerio Nesi, il nome non c'è nuovo, Ministro dei lavori pubblici, si dichiara soddisfatto, il sistema carcerario sarà così più efficiente e umano e ne beneficerà l'occupazione nel settore edile.

22 nuove carceri portano lavoro, non c'è dubbio. Per un comunistitaliano,  come Nesi, deve essere una vera soddisfazione che i ladri di polli e gli immigrati stiano più larghi e che il lavoro si movimenti nel settore della muratura.

Non sappiamo se davvero i cittadini italiani stiano vivendo questa ossessione dell'insicurezza o se la questione, tanto enfatizzata, abbia finito per indurre questo grande bisogno di protezione dal crimine.

Difficile sapere se questo spavento dato dal vivere immersi nella delinquenza sia davvero in cima ai  pensieri di tante persone come ci dicono alcune statistiche, più o meno attendibili.

Può darsi che la nostra   capacità di rilevazione della realtà sia alterata, ma oltre a un sensato timore, che è una componente presente e plausibile nella vita quotidiana di chi vive in una condizione metropolitana, almeno per chi scrive, altre potrebbero essere le priorità e i bisogni che assillano gran parte delle persone e per dirla in termini più precisi, quella parte di cittadini che patiscono materialmente, e non solo, l'oppressione di classe.

Per sicurezza, banalmente, si potrebbe pensare che potrebbe dare sicurezza a tante persone l'avere un  lavoro e un salario dignitoso, un tetto, la possibilità di curarsi,  di studiare, di esprimersi, di prospettare il futuro per le nuove generazioni..

Per non voler parlare del senso di minaccia e squallore che comporta il vivere in una società permeata da una dilagante competitività e il  corrispettivo senso di  estraneazione e solitudine che pone tanta parte dei proletari nella condizione di combattere da soli per assicurarsi un riparo, senza condivisione collettiva di bisogni, ideali, linguaggi, istanze comuni, con il rischio permanente di soccombere se individualmente non si è attrezzati a fare i gladiatori o non  si è già garantiti.

Invece no, queste preoccupazioni non attanagliano nessuno.

I cittadini e soprattutto i disoccupati, i lavoratori, non dormono la notte per l'immanente criminalità e microcriminalità  che, secondo la necessità, si presenta dilagante o piuttosto in diminuzione, come riportava ultimamente l'Istat.

Certo, il crimine esiste e quindi i criminali a ogni livello.

Il  male poi è materia conosciuta,  tanto è vero che per alcune culture e religioni, la storia dell'umanità si avvia addirittura con un fratricidio per il quale se pur l'assassino si danna moralmente, comunque sopravvive e avvia la stirpe, mentre il mite soccombe.

Figuriamoci allora se si può negare che il furto e gli scippi esistono e che sono davvero fastidiosi, come le rapine nelle gioiellerie e tabaccherie. Azioni individuali che colpiscono direttamente individui singoli o singole categorie, destano un plausibile timore e un certo risentimento.

Il traffico di donne e bambini per turpi scopi, che hanno come radice,  per chi vende persone come merci la ricerca di denaro e per chi compra la cosificazione degli esseri umani, è una realtà oggettiva quanto rivoltante, aggravata dall'essere organizzata e tutta dentro  rapporti umani e sociali di derivazione mercantile. E' ovvio che per questi delitti ci sia una richiesta di individuazione dei soggetti criminali.

Ma tanta ovvia rivolta non si è generata, in termini diffusi, per i crimini di guerra imperialista perpretati in Yugoslavia, per gli embarghi in altre parti del mondo, per la corsa al riarmo che si è riaperta alla grande con i bombardamenti americani per riaprire la madre di tutte le battaglie, o per intere popolazioni immolate per il profitto fino al genocidio, per le stragi sul lavoro, per il costo che il profitto impone riguardo alla questione ambientale etc.

Queste questioni non sono nominate come crimini, quindi nessun "pacchetto sicurezza" per i cittadini al riguardo.

Né Rutelli né Berlusconi ci vogliono o possono rassicurare riguardo a questi delitti, a partire dalle guerre, non possiamo neppure chiederlo ai due sfidanti: sono entrambi  della partita, partita che giocano nello stesso campo.

Ma il provvedimento oggetto di questa nota contiene altri aspetti, alcuni già dichiarati in altre occasioni e oggi ribaditi  e circostanziati, altri nuovi, sui quali merita riflettere.

Per esempio "l'utilizzo dell'esercito per il controllo del territorio in situazioni di particolare rischio e pericolosità".

Questione non nuova questa ma è interessante il fatto che si prevede all'art.18 che gli agenti di pubblica sicurezza possono esercitare controlli preventivi per impedire i crimini, l'elenco dei crimini da prevenire è immane e quindi si dilata la possibilità preventiva degli agenti di controllare persone e abitazioni "sospette", di presidiare e intervenire su qualunque edificio e persona fisica. Garantismo di eccellenza per la borghesia visto che si prevede, art. 20, l'utilizzo dell'esercito, ormai di mestiere, con funzioni paritarie a quelle degli agenti di pubblica sicurezza riguardo al controllo, identificazione di persone, mezzi di trasporto, con ovvia e  adeguata indennità economica.

Se si aggiunge, e questa è una novità, la possibilità diretta del Questore di prescrivere "misure cautelari" e un maggiore ricorso, nell'ampliamento dei poteri d'indagine della polizia, al fermo di polizia,  siamo abbastanza sistemati in termini di sicurezza e perdita di libertà in generale.

Se questo è il pacchetto sicurezza del centro sinistra, il centro destra, se vincerà le elezioni, avrà una bella autostrada già tracciata, sia per quanto attiene le scelte economiche già avviate che in materia di restringimento poliziesco della vita sociale, questioni queste due che classicamente marciano di pari passo.

L'insofferenza per la politica così come adesso si esprime nel nostro paese è un fatto concreto, visibile e misurabile ed è comprensibile che salga da parte dei compagni e delle compagne un senso di sbandamento e disaffezione generalizzato.

Questo pacchetto sicurezza non è che un elemento in più che segnala la confusione e fusione dei campi, non deve essere enfatizzato ma neppure sottovalutato il messaggio di fondo, profondamente reazionario, che questo atto delinea sia in termini concreti che simbolici e culturali.

Il cammino  della sinistra che si fa Stato è stato lungo, basti ricordare la Legge Reale, le leggi emergenziali, la linea della fermezza etc.

Un metro di ghiaccio non si forma in una notte e la necessità di legittimazione e accreditamento verso la borghesia  che già il P.C.I  aveva prodotto in passato per accedere al Governo non sono cose dell'oggi.

Fattori storici politici rilevanti, basti un accenno all'89, alle questioni che riguardano lo sconvolgimento delle forme organizzate della rappresentanza dei partiti e dei sindacati, agli aspetti istituzionali destabilizzanti quali l'introduzione del maggioritario, ribadendo come centrali e immanenti, i mutamenti dell'organizzazione del lavoro, le dinamiche trasformatrici del capitale e del proprio feroce scontro interno, stanno facendo il resto.

E' certo che non si possono vivere in questa stagione, con questa mortificazione di istanze, concetti, valori, grandi passioni politiche corali e generali che portino il segno della liberazione, le coordinate che hanno sorretto ideologie e prassi politiche consolidate si sono opacizzate e assottigliate e il grosso degli aderenti a un campo composito, perfino generico, riferibile alla sinistra, appare in gran parte completamente disorientato proprio in alcuni presupposti fondamentali riferibili ad apparati concettuali di fondo, originari, più radicati di quanto le scelte via via compiute dallo stesso ex P.C.I non avessero già provveduto ad intaccare : il padrone era comunque il padrone, la polizia, la polizia.

 

L'ingresso al Governo di formazioni ex comuniste, che hanno cambiato oltre al nome le proprie simbologie e coordinate di fondo nell'esperienza degli esecutivi borghesi, ha segnato un punto di non ritorno, di lacerazione, non solo nel diminuito consenso, ma più in profondità, riguardo all'orgoglio di appartenenza a una comunità portatrice di una vera o presunta anomalia  comunista capace di lottare  per alcune profonde e radicate convinzioni su campi d'interessi,  bisogni e valori opposte a quelle del potere dominante.

E questo può valere, in termini diversi, anche riguardo allo svuotamento e perdita di slancio e credibilità di una formazione come il P.R.C. che avrebbe dovuto raccogliere la parte più viva del conflitto di classe e delle istanze del movimento operaio riaprendo in termini contemporanei la questione comunista.

L'inconsistenza politica e strategica, la contiguità compromissoria con l'apparato bipolare, l'oscillazione tra verbalismo massimalista e scelte come l'ingresso nell' Euro o il pacchetto Treu e oggi la non belligeranza, non possono rappresentare una credibile prospettiva per l'alternativa ma forse solo il minore dei mali nel quadro politico della sinistra dentro il bipolarismo.

Il  campo è confuso in questa fase al proprio interno, nelle sue parole d'ordine, nella credibilità/individuazione della possibilità del sovvertimento dell'ordine prestabilito finendo per offuscare la percezione  del concetto di libertà in quanto fattore eversivo, incompatibile con l'omologazione imperante.

E questa opacizzazione della necessità di lottare, militare, mantenere aperta la capacità critica riguardo alla questione della libertà, è a mio avviso, la porta spalancata verso un precipizio.

Il concetto di libertà o meno riguarda direttamente la dignità e il rispetto della persona umana, è il tramite che impedisce di accettare lo sfruttamento, la discriminazione, l'oppressione di classe; la sua scomparsa può portare all'assimilazione di ogni tipo di sottrazione e sopraffazione.

E tornando alla confusione/fusione dei due campi che dovrebbero fronteggiarsi, partendo dal lavoro fino alla questione della sicurezza, appare evidente, per riprendere le precedenti riflessioni, come siano stati resi indistinti almeno tre fattori prima  distintivi delle diverse formazioni politiche.

- Rischia di venire meno il patrimonio collettivo della solidarietà di classe.

- E' opacizzata la cognizione della capacità repressiva della borghesia e la stessa individuazione   netta dei  suoi supporti, sia in termini di apparati statali che ideologici/culturali.

- Sembra schiacciata l'istanza alla libertà intesa non come formulazione astratta ma come  bisogno di liberazione dall'oppressione e quindi della necessità di sovvertimento.

Riuscire in termini di nuovo collettivi e organizzati  a individuare la modalità di far saltare questo recinto del sistema bipolare, intercettando quanto di utile si muove nella società in termini di esplicitazione del conflitto di classe è un buon tema di lavoro per i comunisti.

Lavoro difficile in questa fase pur se necessario.

Certo, con pacchetti sicurezza di questo tipo, le prospettive per quanti vorranno davvero provarci si presentano dure, sembra infatti che i due campi in lizza convergano  su un unico punto comune: quello contro quanti volessero alzare la testa sopra il recinto.