Cosa spinge, quale motore si è messo in moto in
questa corsa comune dei due poli, oggi al confronto elettorale, riguardo alla
"sicurezza dei cittadini"? Credo che questa domanda molti compagni se
la siano posta da tempo e specialmente oggi che disgustosi manifesti
campeggiano ossessivamente per ogni dove, manifesti in cui compaiono dei gran
faccioni che dovrebbero rassicurarci dal male del mondo a suon di maggiori
espulsioni di immigrati, più galere e più sbirri.
Pacchetto
Sicurezza, così si chiama l'ultima trovata del Governo di
centro sinistra.
Il provvedimento riguarda l'insieme degli
indirizzi relativi alle politiche di
lotta contro il crimine e per la "tutela e sicurezza dei cittadini".
L'atto è stato votato e approvato in Parlamento
anche dal Polo che ha giustamente dato di copioni al ribasso al raggruppamento
di centro sinistra in quanto la maggior parte delle richieste le aveva già
proposte la destra.
Rutelli e Fassino avranno messo copia del pacchetto in valigia per esibirlo durante
il lungo viaggio per l’Italia rassicurando gli elettori che non mancherà loro
tutela dal crimine mentre di tutte le altre tutele dovranno farne a meno, tutto
non si può avere.
Si tratta di un segnale di rassicurazione al
paese, un’Italia che sembra essere ormai ridotta, speriamo solo nelle loro
menti, a una vandea reazionaria affamata di vendetta che chiederebbe forca e
inasprimento delle pene per potersi godere più tranquillamente Porta a Porta o
il Grande Fratello. Una moltitudine senza preoccupazione alcuna per il lavoro, la pace, il salario, per non
dire della solidarietà tra esseri umani o della Libertà.
Anzi, l'istanza alla libertà, quella che sta
fuori dalla casa di Berlusconi, è una questione oggi interdetta, in quanto fa
riferimento a questioni che non hanno mercato, pur se per tanti comunisti è un
termine che ha avuto, ed ha, un prezzo e un valore molto alto.
Collocatati a destra o a sinistra,
nell'imbarbarimento generale che in parte è stato davvero prodotto e che se si
consolidasse con un blocco organico di interessi, frustrazioni e
rappresentanza, sarebbe il vero rischio del futuro, un pensiero e un linguaggio di sintesi prodotto dalla borghesia, invoca
sicurezza contro la minaccia, il male, che viene dall'esterno della fortezza
Italia.
Ma a ben vedere, sotto traccia, ci si
attrezza contro il nemico interno: il
possibile insorgere del conflitto sociale che nelle società oppressive può
sempre ripresentarsi.
In prima istanza, come è ovvio, il pacchetto
sicurezza, nel paragrafo che porta l'ignobile titolo di "lotta contro il traffico di esseri umani" si occupa
dell'immigrazione, ovviamente clandestina, senza neppure un riferimento
riguardo al diritto d'asilo e ai profughi di guerra.
Si confermano tutte le misure repressive già
annunciate, come i campi di concentrazione delle persone fisiche etc.
Nell'allegato, inoltre, ci si vanta di aver
rintracciato, rimpatriato e comunque espulso 393.302 persone nell'ultimo
triennio grazie alla legge Turco Napolitano.
Si prevede, la buona volontà non manca, di
procedere con maggiore fermezza sia nell'allontanamento che nell'ingresso, non concordato, delle persone fisiche,
per il prossimo futuro.
Sia il centro sinistra che il centro destra
hanno scelto come piatto forte della campagna elettorale il punto della
sicurezza legandolo principalmente alla questione dell'immigrazione clandestina
che minaccia la cittadinanza con ogni sorta di azioni malavitose incalzando sul
rischio di criminalità/contaminazione per il nostro paese.
L'aggressività verbale e sostanziale delle
destre su questa questione è brutale e schietta, quella di sinistra è
edulcorata e ipocrita, ma nei fatti, con la Turco Napolitano, la sostanza non
cambia.
Nel recente passato la minaccia sociale veniva
dai drogati, oggi se ne parla meno, pur continuando a tenerli in carcere, non
accennando a misure alternative e non avviando nessuna iniziativa di
depenalizzazione e legalizzazione delle sostanze, oggi è la circolazione
"incontrollata" non tanto della merce droga ma degli esseri umani che
si pone come frontiera di rischio. Si sa,
i poveri sono per il Capitale una grande risorsa, ma devono essere
tenuti al guinzaglio perché possono sempre organizzarsi .
Ma poi il pacchetto sicurezza si occupa del fronte
interno e prevede l'assunzione di oltre 2000 agenti di polizia penitenziaria.
Deve essere ricordato che mancano, grazie alle finanziarie del centro sinistra,
risorse economiche per la spesa penitenziaria, che ci sono problemi comprovati
in molte realtà carcerarie per mettere insieme il pranzo con cena, per
l'acquisto di prodotti per la pulizia dei bracci e delle celle, oltre alla
carenza indegna della garanzia di cure per la salute, senza dire che per circa settecento detenuti, a
Sollicciano, Firenze, ci sono solo cinque educatori.
Gli agenti sono l'unica cosa che non manca nelle
carceri, basta entrarci e vedere, ma la sicurezza è la sicurezza ed è bene
abbondare con questa forma di occupazione, per una volta, non interinale.
Di abolizione dell'ergastolo, nel pacchetto
ovviamente non si parla, il popolo italiano è affamato di certezza della pena,
figuriamoci se si può riprendere questo argomento nel pacchetto elettorale,
sarebbe un ossimoro.
Una bestemmia, invece, sarebbe stato parlare di
amnistia o soluzione politica per i circa 225 detenuti politici. Quella dei
detenuti politici è la radice di un male endemico, devono rimanere murati
vivi, già il fatto che siano ancora
vivi è una minaccia per la sicurezza, perché esistendo, come Hannibal,
continuano a tramare e produrre proselitismo esterno per azioni terroristiche.
Scomparsi dal dibattito e dal pacchetto i temi
della depenalizzazione di alcune pene e delle alternative al carcere, è
ovvio che servono nuove carceri, anche
perché con tutta questa vecchia e nuova delinquenza è bene attrezzarsi.
Infatti, il pacchetto
sicurezza provvede con la creazione
di nuovi carceri per i quali sono stanziati i necessari miliardi relativi all'
edilizia penitenziaria.
Nell'allegato si legge che un certo Nerio Nesi,
il nome non c'è nuovo, Ministro dei lavori pubblici, si dichiara soddisfatto,
il sistema carcerario sarà così più efficiente e umano e ne beneficerà
l'occupazione nel settore edile.
22 nuove carceri portano lavoro, non c'è dubbio.
Per un comunistitaliano, come Nesi,
deve essere una vera soddisfazione che i ladri di polli e gli immigrati stiano
più larghi e che il lavoro si movimenti nel settore della muratura.
Non sappiamo se davvero i cittadini italiani
stiano vivendo questa ossessione dell'insicurezza o se la questione, tanto
enfatizzata, abbia finito per indurre questo grande bisogno di protezione dal
crimine.
Difficile sapere se questo spavento dato dal
vivere immersi nella delinquenza sia davvero in cima ai pensieri di tante persone come ci dicono
alcune statistiche, più o meno attendibili.
Può darsi che la nostra capacità di rilevazione della realtà sia
alterata, ma oltre a un sensato timore, che è una componente presente e
plausibile nella vita quotidiana di chi vive in una condizione metropolitana,
almeno per chi scrive, altre potrebbero essere le priorità e i bisogni che
assillano gran parte delle persone e per dirla in termini più precisi, quella
parte di cittadini che patiscono materialmente, e non solo, l'oppressione di
classe.
Per sicurezza, banalmente, si potrebbe pensare
che potrebbe dare sicurezza a tante persone l'avere un lavoro e un salario dignitoso, un tetto, la
possibilità di curarsi, di studiare, di
esprimersi, di prospettare il futuro per le nuove generazioni..
Per non voler parlare del senso di minaccia e
squallore che comporta il vivere in una società permeata da una dilagante
competitività e il corrispettivo senso
di estraneazione e solitudine che pone tanta
parte dei proletari nella condizione di combattere da soli per assicurarsi un
riparo, senza condivisione collettiva di bisogni, ideali, linguaggi, istanze
comuni, con il rischio permanente di soccombere se individualmente non si è
attrezzati a fare i gladiatori o non si
è già garantiti.
Invece no, queste preoccupazioni non attanagliano
nessuno.
I cittadini e soprattutto i disoccupati, i
lavoratori, non dormono la notte per l'immanente criminalità e
microcriminalità che, secondo la
necessità, si presenta dilagante o piuttosto in diminuzione, come riportava
ultimamente l'Istat.
Certo, il crimine esiste e quindi i criminali a
ogni livello.
Il male
poi è materia conosciuta, tanto è vero
che per alcune culture e religioni, la storia dell'umanità si avvia addirittura
con un fratricidio per il quale se pur l'assassino si danna moralmente,
comunque sopravvive e avvia la stirpe, mentre il mite soccombe.
Figuriamoci allora se si può negare che il furto
e gli scippi esistono e che sono davvero fastidiosi, come le rapine nelle
gioiellerie e tabaccherie. Azioni individuali che colpiscono direttamente
individui singoli o singole categorie, destano un plausibile timore e un certo
risentimento.
Il traffico di donne e bambini per turpi scopi,
che hanno come radice, per chi vende
persone come merci la ricerca di denaro e per chi compra la cosificazione degli
esseri umani, è una realtà oggettiva quanto rivoltante, aggravata dall'essere
organizzata e tutta dentro rapporti
umani e sociali di derivazione mercantile. E' ovvio che per questi delitti ci
sia una richiesta di individuazione dei soggetti criminali.
Ma tanta ovvia rivolta non si è generata, in
termini diffusi, per i crimini di guerra imperialista perpretati in Yugoslavia,
per gli embarghi in altre parti del mondo, per la corsa al riarmo che si è
riaperta alla grande con i bombardamenti americani per riaprire la madre di
tutte le battaglie, o per intere popolazioni immolate per il profitto fino al
genocidio, per le stragi sul lavoro, per il costo che il profitto impone
riguardo alla questione ambientale etc.
Queste
questioni non sono nominate come crimini, quindi nessun "pacchetto
sicurezza" per i cittadini al riguardo.
Né
Rutelli né Berlusconi ci vogliono o possono rassicurare riguardo a questi
delitti, a partire dalle guerre, non possiamo neppure chiederlo ai due
sfidanti: sono entrambi della partita,
partita che giocano nello stesso campo.
Ma il provvedimento oggetto di questa nota
contiene altri aspetti, alcuni già dichiarati in altre occasioni e oggi
ribaditi e circostanziati, altri nuovi,
sui quali merita riflettere.
Per esempio "l'utilizzo dell'esercito per
il controllo del territorio in situazioni di particolare rischio e
pericolosità".
Questione non nuova questa ma è interessante il
fatto che si prevede all'art.18 che gli agenti di pubblica sicurezza possono
esercitare controlli preventivi per impedire i crimini, l'elenco dei crimini da
prevenire è immane e quindi si dilata la possibilità preventiva degli agenti di
controllare persone e abitazioni "sospette", di presidiare e
intervenire su qualunque edificio e persona fisica. Garantismo di eccellenza
per la borghesia visto che si prevede, art. 20, l'utilizzo dell'esercito, ormai
di mestiere, con funzioni paritarie a quelle degli agenti di pubblica sicurezza
riguardo al controllo, identificazione di persone, mezzi di trasporto, con ovvia
e adeguata indennità economica.
Se
si aggiunge, e questa è una novità, la possibilità diretta del Questore di
prescrivere "misure cautelari" e un maggiore ricorso,
nell'ampliamento dei poteri d'indagine della polizia, al fermo di polizia, siamo abbastanza sistemati in termini di
sicurezza e perdita di libertà in generale.
Se
questo è il pacchetto sicurezza del centro sinistra, il centro destra, se
vincerà le elezioni, avrà una bella autostrada già tracciata, sia per quanto
attiene le scelte economiche già avviate che in materia di restringimento
poliziesco della vita sociale, questioni queste due che classicamente marciano
di pari passo.
L'insofferenza per la politica così come adesso
si esprime nel nostro paese è un fatto concreto, visibile e misurabile ed è
comprensibile che salga da parte dei compagni e delle compagne un senso di
sbandamento e disaffezione generalizzato.
Questo pacchetto sicurezza non è che un elemento
in più che segnala la confusione e fusione dei campi, non deve essere
enfatizzato ma neppure sottovalutato il messaggio di fondo, profondamente
reazionario, che questo atto delinea sia in termini concreti che simbolici e
culturali.
Il cammino
della sinistra che si fa Stato è stato lungo, basti ricordare la Legge
Reale, le leggi emergenziali, la linea della fermezza etc.
Un metro di ghiaccio non si forma in una notte e
la necessità di legittimazione e accreditamento verso la borghesia che già il P.C.I aveva prodotto in passato per accedere al Governo non sono cose
dell'oggi.
Fattori storici politici rilevanti, basti un
accenno all'89, alle questioni che riguardano lo sconvolgimento delle forme
organizzate della rappresentanza dei partiti e dei sindacati, agli aspetti
istituzionali destabilizzanti quali l'introduzione del maggioritario, ribadendo
come centrali e immanenti, i mutamenti dell'organizzazione del lavoro, le
dinamiche trasformatrici del capitale e del proprio feroce scontro interno,
stanno facendo il resto.
E' certo che non si possono vivere in questa
stagione, con questa mortificazione di istanze, concetti, valori, grandi
passioni politiche corali e generali che portino il segno della liberazione, le
coordinate che hanno sorretto ideologie e prassi politiche consolidate si sono
opacizzate e assottigliate e il grosso degli aderenti a un campo composito,
perfino generico, riferibile alla sinistra, appare in gran parte completamente
disorientato proprio in alcuni presupposti fondamentali riferibili ad apparati
concettuali di fondo, originari, più radicati di quanto le scelte via via
compiute dallo stesso ex P.C.I non avessero già provveduto ad intaccare : il
padrone era comunque il padrone, la polizia, la polizia.
L'ingresso al Governo di formazioni ex
comuniste, che hanno cambiato oltre al nome le proprie simbologie e coordinate
di fondo nell'esperienza degli esecutivi borghesi, ha segnato un punto di non
ritorno, di lacerazione, non solo nel diminuito consenso, ma più in profondità,
riguardo all'orgoglio di appartenenza a una comunità portatrice di una vera o
presunta anomalia comunista capace di
lottare per alcune profonde e radicate
convinzioni su campi d'interessi,
bisogni e valori opposte a quelle del potere dominante.
E questo può valere, in termini diversi, anche
riguardo allo svuotamento e perdita di slancio e credibilità di una formazione
come il P.R.C. che avrebbe dovuto raccogliere la parte più viva del conflitto
di classe e delle istanze del movimento operaio riaprendo in termini
contemporanei la questione comunista.
L'inconsistenza politica e strategica, la
contiguità compromissoria con l'apparato bipolare, l'oscillazione tra
verbalismo massimalista e scelte come l'ingresso nell' Euro o il pacchetto Treu
e oggi la non belligeranza, non possono rappresentare una credibile prospettiva
per l'alternativa ma forse solo il minore dei mali nel quadro politico della
sinistra dentro il bipolarismo.
Il campo
è confuso in questa fase al proprio interno, nelle sue parole d'ordine, nella
credibilità/individuazione della possibilità del sovvertimento dell'ordine
prestabilito finendo per offuscare la percezione del concetto di libertà in quanto fattore eversivo, incompatibile
con l'omologazione imperante.
E questa opacizzazione della necessità di
lottare, militare, mantenere aperta la capacità critica riguardo alla questione
della libertà, è a mio avviso, la porta spalancata verso un precipizio.
Il concetto di libertà o meno riguarda
direttamente la dignità e il rispetto della persona umana, è il tramite che
impedisce di accettare lo sfruttamento, la discriminazione, l'oppressione di
classe; la sua scomparsa può portare all'assimilazione di ogni tipo di
sottrazione e sopraffazione.
E tornando alla confusione/fusione dei due campi
che dovrebbero fronteggiarsi, partendo dal lavoro fino alla questione della
sicurezza, appare evidente, per riprendere le precedenti riflessioni, come
siano stati resi indistinti almeno tre fattori prima distintivi delle diverse formazioni politiche.
- Rischia di venire meno il patrimonio
collettivo della solidarietà di classe.
- E' opacizzata la cognizione della capacità
repressiva della borghesia e la stessa individuazione netta dei suoi supporti,
sia in termini di apparati statali che ideologici/culturali.
- Sembra schiacciata l'istanza alla libertà
intesa non come formulazione astratta ma come
bisogno di liberazione dall'oppressione e quindi della necessità di
sovvertimento.
Riuscire in termini di nuovo collettivi e
organizzati a individuare la modalità
di far saltare questo recinto del sistema bipolare, intercettando quanto di
utile si muove nella società in termini di esplicitazione del conflitto di
classe è un buon tema di lavoro per i comunisti.
Lavoro difficile in questa fase pur se
necessario.
Certo, con pacchetti sicurezza di questo tipo,
le prospettive per quanti vorranno davvero provarci si presentano dure, sembra
infatti che i due campi in lizza convergano
su un unico punto comune: quello contro quanti volessero alzare la testa
sopra il recinto.