Per Sebastiano Timpanaro

P. Mencarelli

 

La recente scomparsa di Sebastiano Timpanaro meriterebbe una trattazione ampia e articolata sulla sua opera, su ciò che questa straordinaria figura di intellettuale militante lascia, oltre che alla cultura italiana ed europea, anche e soprattutto alla sinistra critica e antagonista. Queste righe non hanno alcuna pretesa in questo senso ma vogliono solo evidenziare alcuni aspetti dell'opera di Timpanaro, soprattutto quelli relativi alla questione del materialismo di cui egli si è occupato a più riprese tra il 1966 e il 1974. I saggi e gli interventi compresi nel volume Sul Materialismo, usciti per la prima volta nel 1970 (Nistri Lischi), successivamente ripubblicati nel 1975 ed infine nel 1997 (Unicopli, terza edizione riveduta e ampliata) sono una grande testimonianza del lavoro di approfondimento e di critica svolto da uno studioso che non si è mai rinchiuso in torri d'avorio accademiche o intellettualistiche ma che ha sempre cercato il dialogo e la discussione in primo luogo con le aree più vive della sinistra critica. Il primo intervento "Considerazioni sul materialismo" apparve proprio sui "Quaderni piacentini" nel settembre del 1966 ed aprì un dibattito intorno alla sottovalutazione del materialismo da parte della nuova sinistra, che si arricchì di contributi significativi, tra cui quelli di Jervis, Baranelli, Aloisi, Ciafaloni, Cristofolini ospitati dalla stessa rivista nel corso dell'anno successivo.  La tesi centrale di Timpanaro, successivamente ripresa e sviluppata, era che la rinascita di gruppi marxisti rivoluzionari negli anni sessanta in Italia non era stata sostenuta da una critica degli aspetti idealistici delle correnti culturali contemporanee (strutturalismo, nuova epistemologia scientifica, psicanalisi, psicologia ecc.), ma si era tradotta essenzialmente in una critica al materialismo "volgare" settecentesco e ottocentesco con l'intento di esaltare gli aspetti più volontaristici e soggettivistici della prassi politica contro la sostanziale passività ed attendismo della sinistra riformista. Non è questo il luogo per una analisi più dettagliata delle argomentazioni svolte da Timpanaro, sulle quali varrà la pena tornare successivamente, per ora è interessante sottolineare come questa tendenza alla sottovalutazione del materialismo sia ricollegata dall'autore allo stesso atteggiamento dell'ultrasinistra europea degli anni venti e trenta, che si tradusse negli scritti di teorici quali Pannekoek e soprattutto Korsch che attaccarono il valore teorico dal punto di vista del marxismo rivoluzionario dell' Engels  della Dialettica della natura e del Lenin di Materialismo ed   empiriocriticismo, opere invece appassionatamente difese dallo stesso Timpanaro senza mai cadere nel dogmatismo ma con la sua consueta finezza critica e filologica.