“Tania la guerrigliera” Zambon editore, gennaio 2000, £. 20.000

Sandro Scardigli

 

“Strinsi fortissimo gli occhi per trattenerla

per conservarla dentro di me, e poi li spalancai bene per presentarmi di nuovo al mondo”

                                                                       (Osvaldo Soriano, “L’ora senz’ombra”)

 

Il libro “Tania la guerrillera inolvidable”, edito a Cuba nel 1970 e pubblicato per la prima volta in Italia da Feltrinelli  nel 1972, è stato di nuovo tradotto ed ampliato da Adriana Chiaia che, tra l’altro, ha inserito nell’appendice del testo una importante intervista rilasciatale da Ulises Estrada Lescaille, compagno di Tania e istruttore per la sua missione in Bolivia.

Haydée Tamara Bunke nasce il 19 novembre 1937 in Argentina. I suoi genitori sono comunisti tedeschi, emigrati in America per sfuggire alle persecuzioni naziste. In Argentina militano nel Partito Comunista di quel paese (in quel momento fuorilegge) e Tamara viene educata fin dall’infanzia ai principi di solidarietà di classe ed ai valori socialisti. Il carattere clandestino delle riunioni politiche che si svolgono in casa contribuisce poi a svilupparle fin da piccola un carattere discreto e riservato.Questo tipo di educazione si combinerà con la sua esuberanza e gioia di vivere, portandola a sviluppare una determinazione rivoluzionaria ed una autodisciplina fuori dal comune, unite però ad un entusiasmo spontaneo e ad una convinzione assolutamente sincera.

Il ritorno della famiglia in Germania (nella R.D.T.) sarà la premessa per l’inizio del suo impegno politico attivo che la vedrà attivissima e stimata nelle organizzazioni giovanili e nel partito. Non ruppe mai i suoi legami con l’Argentina e l’America latina ed il trionfo della rivoluzione cubana la portò ad accelerare i tempi del suo ritorno a “casa”.

Cominciò infatti ad organizzare iniziative a sostegno di Cuba nella R.D.T. e nel 1961 partì per quel paese, inserendosi subito attivamente nel processo rivoluzionario e progettando per il futuro la sua partecipazione alla lotta armata per la liberazione dell’Argentina o di altri stati latinoamericani, fedele al principio che una comunista deve comportarsi come tale in qualsiasi paese si trovi.

Nella prima parte del libro sono riportate le testimonianze della madre, di chi ha conosciuto Tamara nella R.D.T. e a Cuba prima della sua partenza per l’addestramento in Europa e poi per la sua missione internazionalista in Bolivia; vi sono le lettere di Tamara alla famiglia. Si inquadra insomma il personaggio nei suoi aspetti umani e nell’evoluzione del proprio impegno politico.

Nella seconda parte del libro viene trattato l’addestramento di Tamara prima a Cuba e poi in Europa (dove conosce i luoghi e le situazioni che dovrà introiettare per costruire la sua falsa identità), per poi continuare il suo lavoro di inserimento nell’alta società boliviana di Laura Gutiérrez Bouer (il nome adottato da Tamara in Bolivia), lavoro che servì ad acquisire informazioni utili ed a preparare il terreno alla creazione di una rete clandestina di supporto al futuro Esercito di Liberazione Nazionale della Bolivia; fino ad arrivare all’inserimento di Tania nella guerriglia in qualità di combattente ed all’epilogo che conosciamo.

Tamara Bunke (alla quale fu assegnato lo pseudonimo di “Tania”) venne addestrata dai Servizi del Ministero dell’Interno cubano. I Servizi di sicurezza del Ministero dell’interno furono organizzati con un duplice scopo: prevenire i tentativi controrivoluzionari che l’imperialismo americano organizzava contro Cuba ed aiutare i movimenti di liberazione con un sostegno sia diretto che indiretto. Tania fu inserita in questo lavoro internazionalista, come del resto aveva sempre chiesto.

In quegli anni difficili della propria vita, lontana dagli affetti e costretta a vivere con una doppia personalità nell’ambiente della classe dominante boliviana, Tania riuscì nello stesso tempo ad assolvere pienamente ai propri compiti ed a sviluppare un importante lavoro scientifico nel campo degli studi di arte folcloristica (era etnologa presso il Ministero dell’Educazione boliviano), innanzitutto sulla musica folk e sui costumi tipici della Bolivia. La prima mostra di costumi boliviani che ebbe luogo a La Paz fu organizzata e realizzata in gran parte da lei. Un messaggio di Tania dalla clandestinità chiarisce bene i suoi sentimenti:<< E quando “circolo” tra la gente con la mia nuova “personalità”, facendo credere di essere una di loro, il mio “io nascosto” osserva e annota tutto come un giornalista invisibile, scopre uomini e donne che hanno già trovato il cammino della lotta – a volte non è quello più giusto, a volte è il nostro stesso, ad ogni modo lottano – e allora, molto silenziosamente, il mio cuore li saluta, canta con loro, vorrebbe stare con loro >>.

La sorte però le riservò la morte in combattimento a meno di trent’anni, uccisa da un proiettile che le attraversò un polmone e trascinata via dalla corrente  del fiume. La stessa sorte di “Che” Guevara e di quasi tutti gli altri giovani compagni che parteciparono al tentativo di liberare con le armi i lavoratori boliviani. Una sorte analoga a quella di una generazione di giovani rivoluzionari che in Cile, Argentina, Nicaragua, Venezuela, Perù, Vietnam, Angola ed in molti altri stati del cosiddetto “Terzo Mondo” sono morti sul campo di battaglia, in camera di tortura, sgozzati e lasciati sul ciglio di una strada, gettati vivi in mare. Qualche volta abbiamo vinto, altre volte i movimenti rivoluzionari sono riusciti a strappare alle oligarchie impegni per riforme sociali e politiche, ma il più delle volte non solo c’è stata la sconfitta, ma si è tentato un processo di rimozione collettiva verso quelle esperienze.

Ma se è vero che di ognuno di noi resterà  il ricordo di ciò che siamo stati e che abbiamo significato per la vita di altre persone, rimuovere la memoria di ciò che è stato significa ucciderli una seconda volta. Per la mia generazione (o meglio per i pochi che, nati a metà degli anni sessanta, hanno cominciato a far politica quando quasi tutti stavano smettendo) la figura di Tania è quasi sconosciuta. La stessa figura di “Che” Guevara attraversò, tra la fine degli anni settanta e la prima metà degli ottanta, un periodo quasi di oblio, se lo si paragona al successo editoriale e di immagine che la sua figura ed il suo pensiero hanno di nuovo conosciuto dal 1987 in poi.

Non ho la pretesa di aver fatto una “recensione” su questo libro. Spero solo che altri compagni della mia generazione e più giovani lo leggano. In un’epoca piena di mediocri farabutti vestiti da “buonisti” democratici e di sinistra, che tributano funerali di stato a personaggi della risma di Edgardo Sogno fa bene al cervello mantenere sempre ben chiaro da che parte sta la barbarie e da quale la dignità e la decenza.

Anche se i giochi sembrano definitivamente fatti ed il Capitale celebra ogni giorno la propria vittoria e la nostra sconfitta c’è sempre chi, in molte parti del mondo: <<con segreta tenacia annoda la rete Partito davanti alle canne dei fucili degli imprenditori>>.