IL COORDINAMENTO NAZIONALE “SU LA TESTA”

S. Scardigli

 

L’esigenza di costituire, almeno in embrione, un’opposizione politica di classe dei lavoratori al bipolarismo, ha portato diverse realtà organizzate e singoli compagni a riunirsi lo scorso 10 febbraio a Bologna per avviare l’esperienza del Coordinamento Nazionale “Su La Testa”.

L’incontro di Bologna ha visto la partecipazione di compagni e compagne di diverse regioni, rappresentativi di realtà sociali e politiche, sindacati di base, comitati popolari.

L’esigenza comune a tutti, emersa con forza, è stata quella di rompere la gabbia del bipolarismo tra centro-destra e centro-sinistra e di riaffermare l’indipendenza politica e di classe dei lavoratori.

“Fuori e contro centro-sinistra e centro-destra, su la testa!” è stato lo slogan che ha riassunto lo spirito dell’iniziativa.

L’incontro di Bologna ha inteso lanciare un preciso segnale di rottura del ricatto bipolarista proponendosi di lavorare per dare espressione politica all’astensionismo popolare o sostenere, laddove si fossero presentate, liste di sinistra alternative al centro-sinistra.

Questo perché la scelta della “non belligeranza” e le oscillazioni del Prc rischiano di disorientare ulteriormente i lavoratori ed i settori popolari del nostro paese.

In tal senso i compagni e le realtà presenti all’incontro di Bologna hanno inteso essere presenti nella campagna elettorale con due iniziative di contenuto chiaramente discriminante verso i due poli di centro-destra e di centro-sinistra e la logica del bipolarismo:

1)      L’adesione alla manifestazione svoltasi il 24 marzo (anniversario dell’aggressione contro la Jugoslavia) contro la base NATO di Pisignano. La guerra, le ambizioni dell’Unione Europea e l’adesione alla NATO, rappresentano tratti comuni ai due poli e del prossimo governo.

2)      Una manifestazione nazionale svoltasi a Roma contro l’attacco alle pensioni, al tfr, al salario e ai diritti sociali che rappresenta notoriamente l’obiettivo strategico del capitale finanziario, il tratto comune ai due poli e il primo punto dell’agenda del prossimo governo.

Il segnale che l’incontro di Bologna ha inteso lanciare al popolo della sinistra e ai lavoratori è stato quello della riconquista della propria indipendenza politica e di classe contro il bipolarismo, fuori da centro-sinistra e centro-destra, per costruire la rappresentanza politica dei lavoratori.

Dopo la manifestazione di Roma sul tfr si è iniziata una discussione sulle forme organizzative e i punti programmatici sui quali lavorare.

La forma della “Fondazione” è stata considerata quella più adatta. Non si tratta di andare verso la costituzione di una realtà politica unificata, ma di realizzare un luogo permanente di confronto, elaborazione, unità d’azione.

Il risultato elettorale ed il conseguente cambiamento del quadro politico italiano portano con sé la necessità di una riflessione approfondita su un “teatro” politico che vede “l’Ulivo” recitare la parte dell’opposizione responsabile e il Prc (bene attento a non essere scambiato per una forza comunista) quella del partito della sinistra antagonista, che cerca l’accordo con il centro-sinistra sulle giunte locali i giorni feriali e il fine settimana incanta buona parte della sua base con la fraseologia radicaleggiante ed esterofila del proprio elegante e presuntuoso segretario.

Una “Fondazione” che ha per fine costitutivo l’unità politica di classe del proletariato non può che ripartire dalla prospettiva di una ripresa (almeno parziale) delle lotte, nella consapevolezza che questa ripresa non è scontata  nemmeno in presenza di un governo di matrice tatcheriana come sarà il prossimo, vista anche la ventennale devastazione strutturale, culturale e politica del movimento operaio, ma anche che non ci può essere una ricomposizione politica solida in assenza di una ripresa di questo tipo di prospettiva.

A piccola dimostrazione di ciò la scelta politica di alcuni compagni di Roma che, pur aderendo al Coordinamento “Su La Testa”, hanno appoggiato al secondo turno l’elezione di Veltroni Sindaco e hanno sventolato ben visibili in televisione le loro bandiere assieme a quelle diessine dopo la “vittoria”.

Che dire? Speriamo che la “crisi”, per parafrasare Marx, faccia entrare la verità anche nelle menti più refrattarie ad essa.