Cittadinanza europea

La Carta dei diritti fondamentali, recentemente approvata dal Parlamento europeo, è un documento importante sia sul piano culturale che politico. Definisce infatti un'identità europea fondata sull'uguaglianza dei cittadini e residenti di ogni origine etnica di fronte alla legge, sul primato della coscienza e sul pluralismo delle scelte politiche e religiose.

L'approvazione unanime, in ottobre, del progetto di "Carta dei diritti fondamentali" da parte del Consiglio europeo di Biarritz e la larghissima maggioranza registrata nel recente voto del Parlamento europeo (410 a favore, 93 contro e 27 astensioni) meritano un commento.

Il progetto nasce infatti dall'esigenza di sottrarre gli sviluppi dell'integrazione europea ad un'insufficiente partecipazione popolare e ad una percepibile disaffezione dell'opinione pubblica rispetto allo stesso Parlamento europeo. Di questa esigenza si è fatto interprete in epoca recente il Forum europeo della società civile, nato nell'autunno del '95, ad iniziativa del Movimento europeo, con il coinvolgimento di più di 100 organizzazioni non governative.

L'accoglienza trovata da questo appello nel Parlamento e nella Commissione europea ha indotto il Consiglio europeo di Colonia, nel giugno '99, ad affidare l'elaborazione di un progetto di "Carta dei diritti" ad un organismo di nuova costituzione, composto di delegati dei capi di stato o di governo dei paesi dell'Unione e del presidente della Commissione europea, nonché di delegati del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali. L'unanimità raggiunta in quella sede non sarebbe stata ovviamente conseguita se le sue proposte non si fossero attestate sul livello di un minimo comune denominatore delle attuali legislazioni nazionali.

Non si può pertanto fare a meno di rilevare che tutta la vicenda parlamentare è stata pesantemente condizionata da noi dall'attuale clima di competizione elettorale. Anche i rilievi espressi dal Consiglio delle conferenze episcopali d'Europa (Ccee), nell'ambito di una valutazione complessivamente positiva della "Carta", hanno fornito in primo luogo alla Lega l'appiglio per una grossolana strumentalizzazione tendente a giustificare un sostanziale rifiuto non del solo documento, ma della stessa prospettiva europea. Proprio l'evidenza assunta da tale rifiuto, ha indotto il Polo a modificare in senso favorevole alla "Carta" la propria linea al momento del voto in sede di Parlamento europeo, costringendo la stessa Lega a ripiegare sull'astensione, mentre a sinistra il solo gruppo di Rifondazione preferiva ancora una volta cercare nell'isolamento un'occasione di visibilità.

Al di là della sua portata operativa immediata, che non andrà verosimilmente oltre una riaffermazione solenne dei valori comuni, la "Carta" è comunque diventata il banco di prova del reale impegno europeo delle forze politiche di ogni estrazione ideologica e dell'effettiva condivisione di un'identità europea fondata sull'uguaglianza dei cittadini e residenti di ogni origine etnica di fronte alla legge, sul primato della coscienza e sul pluralismo delle scelte politiche e religiose.

In ultima analisi la "Carta", che dovrà trovare la sua sanzione formale nell'ormai prossimo Consiglio europeo di Nizza, va vista soprattutto come il primo passo di un processo costituente che le circostanze hanno reso ineludibile e che, di fronte all'ormai vicino allargamento a nuovi paesi, non avrebbe alternativa se non la riduzione dell'area integrata ad una semplice zona di libero scambio, esposta a tutte le incognite di un mercato globalizzato.

Carlo Ernesto Meriano