Tutto sbagliato, tutto da riscrivere

Cresce l'ansia revisionista che vuole reinterpretare tutta la nostra storia recente; ma soprattutto - chissà perché - Risorgimento e Resistenza. Chi non ci sta è un pericoloso giacobino, come il povero Galante Garrone cui i "nuovi storici" volevano negare un importante riconoscimento civile.

La caduta del Muro e la fine del XX secolo hanno obbligato le antiche nazioni fasciste a fare i conti con la loro storia: lo fa la Germania con i dolori della riunificazione e la rinascita dei naziskin, lo fa l'Austria patria di Hitler e di Haider, lo fanno la Spagna post-franchista e una Francia che grazie a quello straordinario affabulatore che era De Gaulle s'era bellamente dimenticata d'esser stata in maggioranza col regime di Vichy.

Era inevitabile che l'ora della resa dei conti venisse anche per la nostra Italia, che dei regimi fascisti è stata la madre indiscussa: era necessario che si arrivasse ad ammettere che in realtà la Repubblica di Salò era stata abbattuta dalle armate angloamericane e che la Resistenza era stata semplicemente un grandioso processo di catarsi in seno a un popolo che (negli anni Trenta) era stato fascista al 99%, e che questo processo aveva avuto luogo proprio là dove il fascismo era nato e aveva trovato le sue più forti alleanze sociali: l'Italia del nord. Grazie al sacrificio dei resistenti, l'Italia si era conquistata il diritto alla libertà: non l'aveva ricevuta, qual benigna concessione, da magnanimi rappresentanti dell'Impero anglosassone, quali Winston Churchill o il generale Clark, sbarcato in Sicilia con l'aiuto della mafia. Era anche giusto ammettere che questo oggettivo andamento dei fatti nulla toglieva alla soggettiva buona fede di chi, magari a 13 anni come Roberto Vivarelli, s'era arruolato nei peggiori reparti del satellite nazista sulla base d'un romanticismo totalitario che gli era stato iniettato nelle vene fin dall'infanzia.

Ma ora stiamo assistendo a un'operazione stupefacente: dato che la Resistenza faceva parte d'uno schieramento internazionale di cui Stalin era magna pars e dato che i comunisti hanno organizzato circa la metà dei partigiani italiani, dunque la Resistenza è corresponsabile dei crimini di Stalin (e perfino di quelli delle Brigate rosse): tutti complici o vittime dell'egemonia comunista, compreso Alessandro Galante Garrone, vecchio liberale del Partito d'Azione. A fronte dei partigiani rappresentanti del Gulag, starebbero dunque i "ragazzi di Salò" rappresentanti dell'onore nazionale: onore che non era stato tradito quando l'Italia massacrava gli abissini e impiccava i libici, né quando il re aveva firmato il decreto che escludeva gli ebrei dalla comunità nazionale, ma solo quando il medesimo re s'era tardivamente sganciato dall'alleanza coi padroni di Auschwitz e di Buchenwald.

Falsificata in tal modo la nostra storia recente, è del tutto normale che venga falsificata anche quella un pochino più antica: la vicenda del Risorgimento. Qui l'operazione è più sottile: si adoperano senza scrupoli le critiche che gli intellettuali di sinistra (da Cattaneo a Dorso, da Salvemini a Gramsci) hanno rivolto al modo con cui il Risorgimento è stato gestito dalle forze moderate, per delegittimare l'intero processo che ci ha costituiti come realtà nazionale e come stato moderno. In fondo la vecchia Italia, quando gli austriaci stavano a Milano, gli ebrei stavano nel ghetto e i valdesi stavano zitti, non era poi tanto male: con un po' di buona volontà, la si sarebbe potuta trasformare in un moderno regime federale, sotto la presidenza (e soprattutto, la preminenza) del papa: perché in questa storia d'Italia riscritta come un vecchio palinsesto, l'unico collante è dato dalla paterna presenza d'una gerarchia cattolica sempre vigile, sempre pronta a mediare tra gli "opposti estremismi". Quanto ai cattolici critici, per favore, capiscano che la loro stagione è finita, come la stagione del modernismo. E quanto a voi, cari amici di Confronti, che vi illudete di costruire una patria che sia "casa comune" di credenti e di atei, di cattolici e protestanti, ortodossi e testimoni di Geova, ebrei e musulmani, per favore, "non disturbate il Manovratore": in fondo, non siete altro che dei giacobini, proprio come Galante Garrone.

Giorgio Bouchard