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CONVERSANO NELLA STORIA

L'opera pittorica di Paolo Finoglio.

 

Piuttosto scarse sono le vicende biografiche oggi conosciute e comprovate da sicura documentazione. Conosciamo la sua probabile origine napoletana: qui avrebbe presto rivelato capacità creative e coloristiche notevoli, sia nella tecnica dell'affresco che nella pittura ad olio.
Nel 1635 il Finoglio è a Conversano, e vi risiede forse da qualche tempo. A chiamarlo in questa contea, affidandogli impegnativi e prestigiosi incarichi fu il conte di Conversano Giangirolamo II Acquviva d'Aragona. La residenza abituale del Finoglio dovette essere fissata a Conversano, anche se non è possibile escludere alcuni suoi brevi e rapidi viaggi a Napoli o altrove, come testimonierebbe anche l'evoluzione del suo stile pittorico.
La figlia Beatrice sposò in seconde nozze un componente della nobile famiglia Tarsia di Conversano. Ciò mostra chiaramente come il Finoglio fosse entrato a far parte del ceto borghese locale.
La morte del Finoglio va collocata tra l'aprile e il settembre 1645. Suoi eredi rimanevano la mogli ed il figlio. I suoi aiutanti e collaboratori per qualche tempo ancora rimasero a Conversano, forse completando alcune opere già ideate e avviate dal Finoglio; poi si dispersero in altri centri pugliesi, lasciando opere che la critica per un certo tempo ha anche attribuito al Finoglio stesso.
Tela di Paolo Finoglio: Gerusalemme Liberata (39238 byte)
Tela di Paolo Finoglio: Gerusalemme Liberata (44413 byte) D'altra parte la mancanza di sicure notizie biografiche ha alimentato, specie nella storiografia e poi nella tradizione locale una serie di inesattezze (si è parlato di pittore spagnolo, reo di omicidio e perciò rifugiatosi prima a Napoli e poi a Conversano per sfuggire ai rischi della cattura) che si sono in qualche modo conservate fino a quando inoppugnabili documenti hanno apportato maggiore chiarezza alla vicenda biografica del nostro Autore.
La prima produzione pittorica del Finoglio fu quella eseguita per diversi privati e ordini religiosi
del napoletano. In alcune chiese e cappelle di Napoli, e nel duomo di Pozzuoli si conservano tuttora numerose opere, affreschi e dipinti su tela.
Stabilitosi a Conversano (tra il 1634-35), il Finoglio svolse la sua attività prevalentemente nel Castello dei conti Acquaviva d'Aragona, essendone committente il conte Giangirolamo II.

Anzi, in un recente studio, si fa intravedere la possibilità che il pittore fosse venuto a contatto già prima di quella data con il conte Giangirolamo e avesse data una "prima prova delle proprie capacità" decorando la camera da letto dei conti nel Castello, con il ciclo degli affreschi raffiguranti le Storie di Giacobbe.
L'opera maggiore, senza dubbio il suo capolavoro artistico e insieme il grande impegno per cui il Finoglio fu chiamato in Conversano, è l'illustrazione delle Scene della Gerusalemme Liberata con dieci episodi riproposti su grandi tele.
Nella chiesa dei SS. Medici fatta edificare da Giangirolamo nel 1636, di mano del Finoglio sono numerose tele. Si tratta di splendide tele, che ci testimoniano l'altissimo livello raggiunto dal Finoglio anche nell'affrontare temi sacri destinati agli altari.

Negli anni successivi al 1642, quando il conte Giangirolamo fu arrestato e tenuto prigioniero a Napoli, il Finoglio accettò altre committenze anche fuori di Conversano. Alcune sue opere si trovano infatti a Monopoli, Grottaglie e Taranto.
Ultima, spettacolare pala d'altare presente nella chiesa di S. Benedetto a Conversano, è la tela raffigurante S. Benedetto e S. Biagio, per cui il pittore si ispira a certa scultura barocca. E' questo forse il punto più alto dell'esperienza artistica di Paolo Finoglio.
L'opera maggiore del Finoglio, cioè le dieci tavole della Gerusalemme Liberata, costituiscono un ciclo completo. L'unico ciclo anzi, dedicato nel '600 al poema tassesco, di cui molti altri pittori hanno trattato episodi singoli.
Il ciclo finogliesco riprende invece in considerazione l'intero poema, con una scelta di episodi che privilegia le scene di combattimento e in genere l'aspetto epico e cavalleresco o quello fastoso e sensuale legato in particolare alla figura di Armida.
E' una scelta dell'autore dietro la quale si sente la sua volontà di celebrare, attraverso la mediazione tassesca, le origini della contea conversanese, che si rifacevano a Normanni crociati, e le più recenti glorie della casata.
Inoltre vi sono i fasti della corte, gli splendori delle sete, dei velluti cangianti; mentre risalta l'assenza dell'elemento agreste pastorale, che non doveva essere congeniale né al conte né al pittore
I personaggi giganteggiano in primo piano, si esprimono con gesti lenti ed enfatici al limite della grande oratoria. Contrasta con le cose calcolate, con le composizioni talvolta semplici dei gruppi, lo svolazzare dei panni accartocciati, il luccichio dei gioielli e delle armature.
Il restauro ha rivelato insospettate ricchezze negli sfondi di alcune scene; forme di soldati all'attacco delle mura di Gerusalemme, accampamenti, eserciti di angeli che scendono in soccorso dei combattenti, assedi, assalti, un intero repertorio di arte militare.
I formati rettangolari, di vaste dimensioni, consentivano inoltre di dare alle scene un impostazione che risente certo fortemente del teatro contemporaneo, nel quale non erano rare rappresentazioni del poema tassesco.

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