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Piazza xx settembre.
L'odierna piazza si è
formata nello spazio compreso tra le mura medioevali della città
ed il monastero francescano sorto nel 1290.
La formazione del "Casalvecchio" tra il tredicesimo e
il quindicesimo secolo e la nascita del "Casalnuovo"
alla fine del 1500 determinarono la conformazione e l'uso di
questo spazio quale piazza cittadina, posta fra i tre nuclei
abitati della città antica e del borgo vecchi e nuovo.
Fino ai
primi decenni del 1800, ancora funzionavano gli antichi
mulini ("centimoli") di proprietà comunale,
confinanti con la Porta delle Gabelle. Ma i locali (tra
cui erano i resti di un'antica torre, stalle comunali,
depositi) erano ormai in grave stato di degrado e tali da
costituire una vera minaccia alla salubrità dell'aria e
alla situazione igienica cittadina. Per queste ragioni si
pensò, da parte dei pubblici amministratori, di
restaurare questi ambienti fin dalla metà del
diciannovesimo secolo. Ma la situazione finanziaria ed i
restauri richiesti dalla sede comunale non permisero
subito un intervento, che sarà avviato solo nel 1899 e
concluso nel 1904. Il progetto riuscì, da un lato, a
dare un aspetto sano ed elegante alla Piazza, dall'altro,
a recuperare lo spazio degli antichi mulini edificando
una serie di locali a piano terra, al di sopra dei quali
fu sistemata una Balconata destinata a trattenimento
pubblico durante le feste religiose locali. |
Palazzo
comunale.
La prima sede amministrativa dell'Università (o
Comune) di Conversano era presso un palazzo che confinava col
monastero di S. Francesco.
Quando quella sede fu inglobata nel monastero stesso,
l'Università ebbe la facoltà di tenere (circa dal 1440) le
pubbliche assemblee (o parlamenti) nel chiostro del convento,
mentre l'archivio comunale era sistemato nella sacrestia della
chiesa.
Con la soppressione del monastero nel 1809, il Comune entrò in
possesso dell'intero complesso (1813-14) e provvide a sistemarvi
una serie di uffici: comunali, giudiziari, carcere, gendarmeria,
scuole elementari, ecc..
Per questa ragione, gli ambienti ex conventuali subirono
modifiche sistemazioni continue, fino al progetto organico
dell'architetto Sante Simone, che tra il 1864-70 ristrutturò
l'insieme dandogli l'attuale aspetto di neoclassica compostezza.
Tra gli altri ambienti, fu creata anche una sala Teatro. Il
furioso incendio scoppiato a seguito di un moto popolare
distrusse, l'intero arredo interno e produsse gravi danni alle strutture
dell'edificio. Questo incendio avvenne la sera del 20 maggio
1886.
La situazione politica e amministrativa di Conversano in quel
periodo ere resa difficile da varie ragioni: alle condizioni di
arretratezza e di crisi socio- economica generale del Meridione
d'Italia, si sommavano i ripetuti contrasti scoppiati all'interno
della città tra i cosiddetti "partiti": quello della
"piazza", formato soprattutto da contadini e braccianti
agricoli, e l'altro dei "galantuomini", in cui si
ritrovavano le vecchie famiglie nobili e la borghesia terriera.
In questo clima di contrapposizione politica oltre che sociale,
si colloca il grave episodio dell'incendio del palazzo
municipale. In quella data una folla di dimostranti, preceduta
dalla banda cittadina, svolgeva una pubblica manifestazione in
favore del sindaco, prima nella villa comunale e poi nella piazza
del municipio. Ma la dimostrazione presto degenerò in
provocazioni e aggressioni personali, scatenando quindi una
violenta esplosione di furia popolare che, trascinata da alcuni
dimostranti, si trasformò in un vero e proprio assalto alla
"casina di ricreazione" dei galantuomini, posta in
alcuni locali sotto il palazzo comunale, e di lì allo stesso
municipio. Gli assalitori gettarono nella strada e nel largo S.
Francesco le suppellettili che erano in essi e vi appiccarono
fuoco. Invasero quindi gli ambienti al primo piano del municipio,
della pretura, dell'esattoria. Il fuoco fu presto dato alle
stanze, forse utilizzando il petrolio dei lumi che erano sul
municipio. Di là il fuoco si estese anche al contiguo teatro
comunale.
Dopo 20 anni dalla ristrutturazione, il palazzo comunale era
dunque spogliato e in molte parti fracassato; e nell'incendio era
andato irrimediabilmente distrutto il ricco patrimonio di
archivio accumulato nei secoli.
Torre
dell'orologio.
Tra il monastero
di S. Francesco ed i locali che lo fronteggiavano era stata
costruita nel 1585, quando era conte di Conversano Adriano
Acquaviva d'Aragona, una Porta che metteva in comunicazione la
città medioevale con l'area destinata di lì a qualche anno ad
essere fittamente urbanizzata (il cosiddetto
"Casalnuovo"). Su tale Porta doveva essere collocato un
orologio meccanico. La struttura, ormai invecchiata e
pericolante, fu abbattuta per motivi di incolumità pubblica nel
1831, permettendo un diretto collegamento del Largo S. Francesco
(l'odierna Piazza xx Settembre) con la "piazza dei
commestibili" (oggi Corso Umberto I).
Il progetto di costruzione di una nuova Torre su cui collocare
l'orologio pubblico fu realizzato negli anni 1833-34, sotto il
sindacato di Vitantonio Vavalle.
Ammonitrice
la frase incisa in latino al di sotto del quadrante
dell'orologio: "Risuonando ad intervalli, ricorda a
tutti quanto sia prossima l'ora della silenziosa morte!"
Chiesa e convento di S. Francesco d'Assisi.
Il complesso
monastico, sede dei Minori Conventuali, fu fondato nel 1289,
secondo una lunga iscrizione da tempo scomparsa, per iniziativa e
munificenza del cardinale Napoleone Orsini e col consenso del
vescovo di Conversano Giovanni de Gepi da Fano.
La collocazione a ridosso della cinta muraria più antica, verso
sud- est, nell'area degli orti suburbani, come ancora ricorda la
toponomastica (insieme dei nomi di luogo e studio di essi)
locale, derivava dalla necessità di immediata vicinanza e più
facile accesso alla città murata, garane comunque della
sicurezza fisica costantemente minacciata. In tal modo il
monastero venne una funzione aggregante rispetto ad un minimo
nucleo abitato ad assumere immediatamente probabilmente già
esistente in quell'area e che già nel 1290 veniva indicato come
il "casale" di Conversano. Assai lacunose le notizie e
le fonti relative al complesso architettonico e alla stessa vita
della comunità francescana che vi si stabilì.
Nel 1781 la chiesa fu quasi integralmente restaurata a spese come
risulta dall'epigrafe che sovrasta il portale della stessa. Nel
1809 a seguito della nota legge di soppressione degli enti
religiosi, il convento conversanese fu soppresso. In
quell'occasione i frati consegnarono al sindaco Ramunni
centoventotto pergamene che non si sa che fine abbiano fatto.
L'immobile destinato al convento, venne posto in vendita e si
offrì di acquistarlo un tale Innocenzo Cirillo, ma il re di
Napoli decise che l'immobile fosse acquistato dal Comune per la
metà del prezzo offerto dal Cirillo. Poiché il Comune non
disponeva della somma, fu deciso che alla spesa concorressero
anche la Provincia e il Comune di Polignano, dovendo essre
sistemata nell'edificio la caserma della gendarmeria. L'atto di
acquisto fu stipulato in Napoli il 18 febbraio 1813.
Gli ambienti convettuali sono attualmente adibiti a sede del
Municipio. Questa collocazione è naturalmente successiva alla
soppressione delle comunità religiose (1809), però l'utilizzo
di una parte del complesso conventuale da parte dell'Università
risale a molti secoli prima, probabilmente alla metà del
quindicesimo secolo.
Fino alla metà del quattrocento, infatti, l'Università
possedeva nei pressi del convento di S. Francesco un palazzo nel
quale certo avevano luogo alcune funzioni amministrative. Ma il
palazzo fu abbattuto per ordine del conte Manfredi da Barbiano,
conte di Conversano dal 1411 al 1422, che volle così vendicarsi
dell'insofferenza dimostrata nei suoi confronti dalla popolazione
di Conversano, arrivata al punto di assediare il castello. Il
palazzo fu poi riedificato dall'Università, ma venne
successivamente inglobato nel convento dei Francescani.
A seguito dell'incendio del 1886 sono andati distrutti moltissimi
documenti relativi alla storia amministrativa della nostra
città. L'Archivio di Stato di Bari conserva un interessante
fascicolo relativo alla controversia fra i cittadini conversanesi
per l'elezione del sindaco e degli eletti del 1778, ed anche un
documento di un ventennio successivo ricorda che le pubbliche
riunioni avvenivano nel chiostro dei Padri Francescani.
Il popolo, già informato mediante il bando cittadino, prendeva
parte al parlamento cittadino. La campana che suonava un preciso
rintocco era quella della casa di S. Francesco.
L'uso di riunirsi in parlamento nel chiostro del convento dei
Francescani fu abbandonato a seguito della riforma del regime
della separazione dei ceti, introdotto nel regno di Napoli nel
1806.
Porta delle Gabelle
E' la più antica
delle porte, tra quelle oggi conservate, della città medioevale.
Datata dalla epigrafe inserita nella muratura al 1338, la Porta
fu fatta edificare dal conte Gualtieri di Brienne, che vi fece
apporre il proprio stemma. Essa consentiva l'ingresso nella
città dal lato sud, e forse la sua costruzione fu resa opportuna
dalla nascita di un agglomerato di case poste intorno al
monastero di S. Francesco e, quindi, al di fuori delle mura
antiche.
La Porta è caratterizzata da un ingresso ad arco acuto, cui
segue un vano coperto da volta a botte; in questa era praticata
una botola (oggi chiusa) per scaricare materiali su eventuali
assalitori che avessero varcato il portone esterno e tentassero
di forzare quello interno. I portoni di chiusura erano inseriti
nei reggicardini in pietra tuttora visibili nella muratura.
La Porta era detta delle Gabelle, perché fiancheggiata da un
locale per la riscossione della gabella della farina da parte di
coloro che facevano macinare il grano nei vicini mulini comunali.
Nessuno poteva uscire o entrare nella città durante la notte, e
la custodia di questa e delle altre porte era sotto la
responsabilità del camerlengo, o amministratore del Comune.
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