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CONVERSANO NELLA STORIA

Chiese minori.

Chiesa e convento dei Paolotti- Seminario vescovile.

L'antica chiesetta di S. Michele Arcangelo, fondata dalla famiglia Tarsia, fu donata nel 1619 ai frati Minimi Francescani, detti Paolotti perché seguaci di S. Francesco da Paola. Essa divenne la prima sede dei Paolotti, che intorno alla metà del secolo diciassettesimo costruirono una nuova chiesa ed un grande convento rispondente alle proprie esigenze
Interventi di ammodernamento furono operati nella chiesa e sugli altari delle cappelle laterali nel corso del diciottesimo secolo. Ma un più impegnativo progetto determinò tra il 1802-4 l'allungamento della chiesa e la sua nuova copertura con volta a botte lunettata, poi decorata a stucchi.
Dopo la soppressione del convento nel 1809, il complesso fu assegnato al vescovo di Conversano che vi trasferì il Seminario Vescovile.
Questa antica istituzione, poi ampliatasi in Seminario- Collegio e, quindi, in Liceo- ginnasio che accoglieva giovani di numerosi paesi della provincia e della regione, divenne un luogo di moderna e vivace cultura, retta da personaggi di grande valore, quali il Morea ed il Forlani.
Il convento, intanto, era stato ristrutturato dall'architetto conversanese Sante Simone, che intorno al 1860 creò in particolare il viale d'ingresso e la facciata di gusto neoclassico. 

Chiesa del Carmine.

L'insediamento conventuale dei frati Carmelitani risale alla prima metà del 1600 e fu sicuramente sostenuto, e forse anche promosso, dalla contessa Isabella Fiolomarino, mogli di Giangirolamo II Acquaviva d'Aragona, ricordata in una epigrafe che data al 1662 la costruzione della chiesa.
Essa fu costruita al di fuori della terza cerchia muraria. Semplice e quasi spoglio è l'esterno della chiesa, il cui portale rettangolare e sormontato da un timpano in cui si inserisce lo stemma, oggi illeggibile, ma forse della casa Acquaviva. Ampio e monumentale è l'interno, a navata unica fiancheggiata da quattro cappelle per lato, nella quali sono collocati altari in legno intagliato e dorato in stile barocco. Eleganti decorazioni a stucco sono disposte sulle pareti e al di sotto della volte a botte.
Soprattutto notevole e maestoso è l'altare maggiore, uno dei più imponenti esempi di alteri barocchi pugliesi, nel quale pittura, scultura e architettura si compongono in equilibrata sintesi. L'altare maggiore, fiancheggiato da due porte, separa l'aula della zona absidale, in cui è contenuto un pregevole coro ligneo settecentesco, intagliato e dipinto con una lunga serie di Santi dell'Ordine Carmelitano.
Interamente ristrutturato il convento, a parte il chiostro centrale, dopo l'inserimento degli uffici comunali (quando si restaurava il convento di S. Francesco) e poi dell'Ospedale civile.

Chiesa dei SS. Cosma e Damiano.

S. Cosma e Damiano: Campanile (26390 byte) Il conte Giangirolamo II Acquaviva d'Aragona (il "Guercio"), devoto dei SS. Medici, fece edificare nel 1636 questa chiesa su un precedente edificio dedicato a S. Matteo.
Entro il 1650 essa fu completata ed arricchita della decorazione interna sicché risulta nell'insieme una delle più organiche e belle architetture barocche di Puglia.
Molto sobrio è l'esterno, realizzato nel solito calcare locale, in cui unici elementi di risalto sono il bel campanile, le due finestre della facciata laterale e il semplice potale d'ingresso. L'interno, ad aula unica fiancheggiata da cappelle laterali, si presenta di una ricchezza decorativa quasi fastosa, in cui elementi di scultura, pittura e arredo riempiono ogni spazio: dalle cappelle
laterali in cui sono gli altari con bellissimi dipinti, all'imponente altare maggiore, agli stucchi dorati e agli affreschi della volta con "Storie della vita dei SS. Medici".
Autori di queste opere e di altre esistenti nell'annesso convento sono tra i più famosi artisti pugliesi dell'epoca; tra questi ricordiamo P. Finoglio.

Chiesa e convento di S. Chiara.

All'interno delle mura che circondavano le pertinenze di S. Benedetto e per concessione di quel monastero, sorse a fine '600 il complesso di S. Chiara, ristrutturando le aree già occupate dalla antiche chiesette di S. Bartolomeo e di S. Nicola "in porta vetere" e dell'Ospedale di S. Giovanni evangelista.
La chiesa, dalla semplice facciata in cui si inserisce il portale rettangolare, presenta all'interno lo schema ad aula unica. Sui lati si aprono cappelle distinte da pilastri nelle quali sono sistemati altari con tele sette- ottocentesche. Al di sopra di queste cappelle corre un coro- matroneo, cui accedevano le suore di clausura. Settecentesco è l'altare maggiore, a grandi colonne che sostengono la trabeazione su cui poggia un Crocifisso.
Gli ambienti monastici, a parte la muratura esterna in cui si inserisce una nicchia per accogliere la statua della Santa, non sono più leggibili nel loro insieme. Dopo i recenti restauri, solo qualche traccia manifesta all'interno elementi architettonici di un certo interesse e relativi al chiostro, a facciate in pietra a vista, ad aperture sormontate da archi rialzati.

Chiesa di S. Giuseppe.

La chiesa fu edificata a fine 1600 su una più antica dedicata a S. Maria della Sanità o della Pietà.
A fianco della chiesa, in ambienti già utilizzati forse per l'Ospedale di S. Giovanni e poi per il
Conservatorio di S. Giuseppe, fu sistemato il convento, organizzato intorno ad un chiostro ad archi a pieno centro e più volte ristrutturato.
La chiesa presenta una bella facciata di epoca settecentesca, divisa in due ordini, in cui si inseriscono il portale dal timpano spezzato che contiene un'edicola con la statua di S. Giuseppe col Bambino, e al di sopra della finestra una statua dell'Eterno Padre.
L'interno, ad aula rettangolare fiancheggiata da tre cappelle per lato, è concluso dal grande altare maggiore. Sia questo che gli alteri laterali, in legno scolpito e dipinto, contengono tele di epoca settecentesca.

Chiesa di S. Rocco.

In età medioevale numerose erano le chiesette di fondazione privata, esistenti subito al di fuori delle mura cittadine e collocate in prossimità di strade che dalla città partivano in direzioni diverse. Nel 1370 esistevano già alcuni "ricoveri" detti di S. Rocco, destinati ad accogliere persone colpite da morbi contagiosi (appestati). Non sappiamo se contemporaneamente fosse stata edificata anche la chiesetta di S. Rocco.
Documenti successivi permettono di accertare l'esistenza di questa chiesa alla fine del 1400 e, durante la peste scoppiata in Conversano nel 1690, l'uso della stessa per deporvi le spoglie di numerosi deceduti, sepolti anche presso altre chiesette esistenti fuori dalle mura.
Restauri e interventi di varia natura si sono susseguiti nei secoli, interessando sia l'edificio che l'arredo interno. Semplice è la struttura architettonica, ad aula unica rettangolare coperta de volta a botte che mostra all'esterno un tetto a doppio spiovente e campanile a vela.
La festa del Santo, il 16 agosto, si svolge anche con la partecipazione di una storica cavalcata.

 

Chiesa di S. Leonardo.

La chiesetta, di patronato dei conti Acquaviva d'Aragona come si vede anche dallo stemma posto in facciata, era collocata fuori dalle mura della città prima che fosse edificato il Casalnuovo, e fu ristrutturato nel 1701.
Semplice nelle sue linee, ma senza dubbio suggestivo è l'insieme: la facciata principale è caratterizzata dall'edicola a nicchia ( ricavata dall'originario campanile) in cui è inserita la statua del Santo; nell'interno, coperto con volta a botte, ha un certo interesse l'altare di fondo su cui sono raffigurati S. Leonardo e, in una lunetta, l'Eterno Padre.
Accanto alla chiesa esisteva un Conservatorio di S. Leonardo, successivamente trasferito presso la chiesa di S. Giuseppe.

Chiesa della Passione.

La chiesa fu fatta edificare nel 1655 da due sacerdoti conversanesi d'Ambrosia e Quagliarella, che volevano "stimolare la devozione del popolo" ricordando la Passione di Cristo, come si dice nell'epigrafe posta all'interno della chiesa.
Alla facciata di stile barocco, sulla quale risaltano le due statue di carattere devozionale ma di scarso valore artistico che fiancheggiano il portale d'ingresso, corrisponde una semplice aula rettangolare.
All'interno si conservano le statue raffiguranti la "Passione di Cristo", che annualmente vengono portate in processione il giorno del venerdì santo.

Chiesa di S. Maria la Nova.

La chiesetta, di cui si ignora la data di fondazione, è ubicata su una traversa di Via Arringo, nel Casalvecchio.
Fu costruita, insieme con la chiesa dell'Annunziata a completamento del più antico sobborgo conversanese, per sottolineare il valore di nucleo urbano relativamente autonomo, con funzione e servizi propri rispetto a quello più antico.
L'interno, oggi totalmente disadorno (la chiesa non più officiata, è adibita ad attività sociali), è poco leggibile nel suo impianto originario anche perché manca alcuna notizia documentaria riguardo ai rifacimenti ed alla trasformazioni.
Nella chiesa, come risulta da alcuni documenti esistevano tre altari.
Attualmente l'impianto è costituito da due corpi di cui uno centrale assai profondo e quello attiguo più breve, quadrangolare, separati da un muretto divisorio di fattura assai recente.

Chiesetta di Santa Caterina.

La chiesetta è posta sul bordo della strada che collegava direttamente Conversano a S. Vito di Polignano, ed è collocata in posizione intermedia tra le depressioni carsiche di Terra Rossa e del "lago" di S. Vito. Singolare è l'impianto della chiesetta, a pianta quadrilobata determinata dall'innesto di quattro semicirconferenze sui lati di un quadrato. L'interno dell'edificio risulta pertanto composto da uno spazio assai raccolto, quasi circolare e avvolgente, per il rapido succedersi delle ampie absidi e per effetto della cupola emisferica.
All'esterno, nitido e ben proporzionato è il disegno della chiesetta: alle semicirconferenze delle absidi si sovrappone il tamburo ottagonale, sormontato a sua volta da un  tetto piramidale e, infine, da un campaniletto quadrangolare.
Influenze di varia origine (siriache, armene, bizantine, tardo- romane, dell'Oriente cristiano) sono state di volta in volta indicate dagli studiosi che si sono occupati di questo tempietto conversanese, con proposte di datazione che vanno dall'undicesimo al quattordicesimo secolo. Quanto al titolo della chiesetta, esso per un verso è stato posto in relazione con la diffusione del culto di S. Caterina d'Alessandria in Puglia (seconda metà dell'undicesimo secolo); per altro verso ha fatto pensare ad un atto di omaggio di un conte di Conversano, il famoso Giulio Antonio Acquaviva, nei confronti della moglie Caterina Orsini del Balzo dotata dal padre, principe di Taranto, proprio della contea di Conversano quando andò sposa all'Acquaviva, nel 1456.
Chiesetta di S. Caterina (26616 byte)

Datazioni molto differenti, quindi, vengono ipotizzate per la fondazione della chiesetta.
In realtà l'assenza di antichi documenti pertinenti a questo edificio e, d'altra parte, la singolarità della struttura hanno contribuito a lasciare molta incertezza intorno alle sue origini. Sulla base di documenti d'archivio si è riusciti a risalire al quindicesimo secolo, allorquando la chiesa di S. Caterina extra- moenia appare patrimonio dei conti Acquaviva d'Aragona; ma è molto probabile che già la casa comitale di conversano ne avesse il possesso quasi un secolo prima degli Acquaviva. Per il resto, in assenza di documenti pianificatori e di fronte ad ipotesi discordanti sull'analisi stilistica e comparativa del monumento, c'è da dire che problema tuttora aperto rimane quello della datazione del tempietto conversanese.

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