LA VERA STORIA DEI ROMANI

 

(Una storia creata grazie alle cavolate)

 

 

Nello Stato del Selion nell’antichità si stabilò un gruppo di Romani. Questi vivevano di mercantizia ed erano raggruppati nei cosiddetti comizi centruati. L’assemblea popolare era l’Apollo che era capeggiata dagli ectuari(ectemori). Infine a capo del governo c’erano Romolo e Remolo. In un territorio vicino, la Stato dell’Ebro, che era diviso in due linee politiche, vi era invece la città di Kuala Lamùr, poiché anticamente gli Etruschi avevano affondato una colonia. In un’altra parte del territorio c’era Cartagine, che si era fondata quando Venere e Giunone erano sbarcate con le navi. La città era circondata da una mura difensiva, costruita con un particolare materiale, l’opus caemencium(caementiceum). Alla fine, siccome ci fu una violenta ai danni della moglie, Romani e Cartaginesi combatterono la battaglia di Ozio, e nonostante Cartagine fosse guidata dal comandante James Han(Gengis Khan) non riuscì a vincere. Poi ci fu un altro affronto con i Romani, ma non ebbe alcun esito. Questo fu comunque un incontro dispari e nessuno vinse perché gli alleati non li pòttero aiutire. Nello stesso tempo però nel Selion stava per arrivare la malattia che si conta con le lettere(l’epatite) ed anche per protesta allora la popolazione romana si ritirò sul monte Ivirist. Portavoci del popolo erano due uomini, Parlo e Caride. Quest’ultimo disse a Parlo: "Il discorso lo espòrro io". In mezzo alla folla spuntò un certo Amci(Ciampi) il quale consigliò a Parlo: "Vedi che quello balbuzisce, quindi parla tu". Caride però incominciò a discutere, quando Parlo lo interruppe suscitando la sua ira: "Zitto tu, lo sai da quanto ho incominziato io!". Alla fine decisero tutti di andare nel vicino territorio del Peloponnesso; qui incontrarono un pastore, Polifemo, che pescava le greggi e indossava un particolare tipo di vestito, la faretra; inoltre questi aveva l’omero nella gamba. Osservando le baraccopole che si trovavano nelle vicinanze, Parlo disse: "Noi giunzemmo in pace. Noi siamo cattolici tipo ebraismo. Potrei avere una fetta di calda(carne)?". Polifemo, non sapendo di cosa si trattasse, consultò il suo alfabetario e una volta trovata la voce andò in fotocopiatriceria per fare una copia della pagina e preparare quel cibo. Una volta pronta, portò la fetta di calda a Parlo, il quale cominciò a lamentarsi perché non gli piaceva, ma intervenne Caride che gli disse: "Tacqua!" Parlo gli rispose: "Zitto tu che sembri Stefania al femminile." Gli animi si scaldarono, ma poi si tranquillarono con l’ingresso in sala del tiranno Agatoclè, che non solo disse a Polifemo di portare in sala delle frutte, ma soprattutto non si pòtte frenare l’agitazione quando Agatoclè svelò che il gerundivo di fare era "fateta"(facienda) e che l’aoristo di "oraw" era "ip"(eidon). Queste sfaccettatezze pòttero essere studiate dal gruppo di Romani che andava a scuola. Subito entrò in sala una bidella che si accertò della presenza di Aldo Valletti(Olga) e del nuovo alunno Giannusa A’lice e che poi distinse le classi in 1° Ginnasio e 4° Liceo. I Romani ritenevano che l’anno fosse diviso in tre quadrimestri e quindi decisero di non impegnarsi i primi due venendo poi bocciati. Per giustificarsi Caride disse: "Agatoclè, ho libro un letto solo, non ho potuto studiare." L’anno successivo Agatoclè li mise ancor di più in difficoltà svelando che Don Abbondio vendeva i vasi e che la Campania era in Pianura Padana. I Romani, non avendolo ancora capito, i primi due quadrimestri non fecero nulla e vennero tutti nuovamente bocciati. Agatoclè, arrabbiato per la situazione, decise di introdurre allora una legge durissima: "Nelle caste ogni uomo aveva il dovere di sposare un altro uomo della stessa casta.