COORDINAMENTO DEI DOCENTI DI VERONA
PER LA SCUOLA PUBBLICA

DOCUMENTO DI INDIRIZZO

 

Siamo un gruppo di insegnanti che hanno sentito la necessità di incontrarsi per discutere su questioni che riguardano la scuola e la riforma complessiva in atto.

Ci siamo ora costituiti in coordinamento

 

PERCHE'

 

  • Crediamo che la scuola, di ogni ordine e grado, sia un bene e un diritto primario, in quanto dà gli strumenti per comprendere, valutare, poter scegliere con la massima libertà, responsabilità e autonomia.
  • Pensiamo che il diritto a una formazione scolastica di qualità per tutti sia un principio irrinunciabile di democrazia e di giustizia, già sancito peraltro dalla Costituzione.
  • Riteniamo che chi si è assunto il compito di "cambiare" la scuola condivida solo a parole queste idee e che il progetto complessivo di riforma vada invece in ben altra direzione.
  • Sappiamo che molti altri cittadini sentono come noi l'urgenza di un confronto e, rifiutando la logica della delega, vogliamo promuovere all'interno della scuola e nella società civile occasioni di riflessione e di dibattito.

I punti che appaiono più preoccupanti nel progetto di riforma e nella politica scolastica del Ministro Moratti sono:


1. Le modalità di attuazione della riforma
Il ricorso allo strumento della delega legislativa su un tema delicato come la riforma scolastica è inaccettabile, perché sottrae alla discussione generale e al dibattito parlamentare una questione connessa direttamente all'esercizio di un fondamentale diritto di cittadinanza.
La convocazione degli Stati Generali, tanto enfatizzata dai media, si è rivelata una semplice operazione di facciata che non ha coinvolto nella sostanza le componenti della scuola.
In quest'ottica va interpretata la riforma dell'esame di stato, introdotta, come semplice provvedimento amministrativo, attraverso la legge finanziaria, ad anno scolastico già avviato, senza alcuna considerazione delle pesanti conseguenze che ne deriveranno: commissioni formate da soli docenti interni alla classe, anche nelle scuole private, e un solo presidente esterno per istituto, non garantiscono la qualità e la trasparenza dell'esame, svilendo la credibilità e quindi il valore legale del titolo di studio.
A conferma di questo modo di procedere sta il fatto che gli operatori scolastici, dirigenti compresi, ricevono dal Ministero informazioni scarse e tardive sulle linee guida della politica scolastica, spesso precedute da dichiarazioni ai giornali talvolta smentite o ampiamente rivedute nel giro di pochi giorni.


2. Le linee guida della riforma: il sistema duale istruzione-formazione
E' il punto cruciale della riforma Moratti!
Prevede che lo studente, nel passaggio alla scuola superiore, debba scegliere tra due percorsi distinti, di differente spessore culturale, gestiti da soggetti istituzionali diversi: l'istruzione liceale, a carico dello Stato, la formazione professionale, demandata completamente alle Regioni.
Non condividiamo, in particolare, la cosiddetta "canalizzazione precoce", cioè il fatto che lo studente effettuerà, a soli tredici anni, una scelta decisiva per il futuro, e, data la divaricazione netta tra i due sistemi, difficilmente reversibile.
Peseranno inevitabilmente su questa scelta l'immaturità del ragazzo e le condizioni sociali e culturali della famiglia.
E così la scuola pubblica, nella prospettiva della riforma, rischia di abdicare ad una delle sue funzioni fondamentali, negandosi come fattore di mobilità e promozione sociale.


3. Una riforma strutturale: la riduzione del tempo-scuola

Il progetto di riforma divide il tempo scuola in tre livelli:

  • 20 ore settimanali di insegnamento obbligatorio, con discipline stabilite a livello nazionale;
  • 5 ore settimanali di insegnamento obbligatorio, con discipline, scelte a livello locale, che approfondiscono le materie precedenti;
  • un monte ore settimanale, compreso tra 0 e 10 ore, di discipline facoltative (i cosiddetti "laboratori"), che ogni scuola è tenuta ad offrire, ma che gli studenti possono decidere di non frequentare, svolgendole privatamente.

Ciò comporterà:

  • una notevole riduzione del tempo-scuola
  • difficoltà per le scuole, dato che lo Stato garantirà organici solo per gli insegnamenti obbligatori
  • perdita di posti di lavoro e precarizzazione strutturale di una parte del corpo docente.

Riteniamo, insomma, che la scuola pubblica venga privata di risorse e ne risulti pesantemente dequalificata e impoverita.


4. La privatizzazione della scuola pubblica
Il progetto di riforma prefigura un sistema integrato pubblico-privato, nel quale la scuola pubblica rischia di essere catturata nella logica e nelle forme di un modello privatistico e aziendale.
Segnale evidente è la forte retorica dell'impresa, come unico riferimento organizzativo, costruito per rispondere alle domande degli utenti-consumatori.
Perdendo di vista la specificità della scuola pubblica, si riduce inoltre il tempo-scuola a favore di corsi extra-curricolari, si immettono in ruolo docenti di religione cattolica che, scelti dalla Curia, verranno tuttavia retribuiti dallo stato.
La riforma degli organi collegiali, deprimendo la collegialità e sottraendo spazi alla gestione democratica, prefigura una scuola verticistica, con forti ingerenze esterne.
Infine, in riferimento alle numerose forme di finanziamento alla scuola privata recentemente introdotte, domandiamo come sia possibile garantire una scuola pubblica efficiente e qualificata in un regime di risorse scarse.

Su questi problemi siamo interessati ad avviare una discussione pubblica, aperta alla società civile: ai docenti, agli studenti, ai genitori, ai cittadini tutti.