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CO.RI.S.MA. (Comitato Ricerche Storiche Maddalenino)

 

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IL RESTAURO DELLA "TORRE NAPOLEONICA"

da  destinare a Museo dei fatti del 1793

 

Ne "L'isola della Maddalena - documenti e appunti storici" il Capitano di Vascello Aristide Garelli così scriveva: "Tale è l'origine della torre che in oggi ancora si osserva nell'isola di Santo Stefano, a sinistra, anziché a dritta, entrando in Cala Villa Marina: interessante modello dell'architettura militare dell'epoca. Ebbe l'onore di ospitare per tre giorni Napoleone; lo vide posto in fuga da pochi ardimentosi marinai di Vittorio Amedeo III°; ed in seguito contribuì certo alla difesa dei vascelli di Nelson, per lungo tempo rimasti ancorati sotto la protezione dei suoi cannoni. Questa vecchia torre è ben povera cosa rispetto alle potenti opere che in oggi ne fanno corona; essendo però essa la più antica delle fortificazioni della piazza, perché nessuna traccia abbiamo delle antichissime torri pisane, ha speciale interesse ben meriterebbe di venir chiamata monumento nazionale per sottrarla alla sorte che subiscono tanti edifici militari caduti in disuso per le mutate esigenze della difesa e per i progressi delle armi, e - seppure sottratti alla rovina - in troppo umile ufficio talvolta utilizzati. Un iscrizione marmorea sulle ancor robuste sue mura dovrebbe ricordarne l'origine ed il non volgare destino. Le imponenti fortificazioni sono............ (riprendendo le parole di Jacques Rigaud) ......... " più vicine al sogno che ai programmi" proprio per il loro struggente anacronismo. Più di ogni altra architettura storica, esse sembrano collocarsi fuori dal nostro tempo; mantenendo fortissimo il potere evocativo e anche quella peculiare sensazione di irrepetibile che promanano.

Subito dopo l'unità d'Italia e dopo la seconda guerra mondiale, esaurita la funzione difensiva, i due sistemi di fortificazioni del nostro arcipelago e della prospiciente costa sarda, abbandonate e spogliate di tutto ciò che poteva essere utilizzato, hanno perso la loro connotazione di "insieme" un tempo ben identificabile, riducendo la loro presenza a strutture architettoniche isolate e in rovina delle quali resta noto solo il nome, non più il significato. Pur trattandosi di strutture ormai superate dal punto di vista esclusivamente tecnico-militare, il loro valore deve essere salvaguardato proprio perché si tratta di beni storici e culturali irripetibili; senza una giusta valutazione di questo "sconosciuto" apporto specialistico che architetti militari e ingegneri ci hanno lasciato, si perderebbe il senso complessivo di un organismo che proietta l'abitato, con la cintura dei forti, ben al di là dello sviluppo precedente, al di là di uno sviluppo immaginabile. La giustificazione della necessità di un attento recupero globale, sia delle strutture militari che dell'ambiente circostante, al fine di restituire a La Maddalena uno dei più imponenti sistemi di fortificazioni al livello nazionale, trasformandolo con destinazioni precise e funzionali in nuove opere al servizio della città, nasce dal fatto che i forti non sono "episodi" ma elementi vitali di un unico organismo. E' fondamentale, quindi, nel momento che si decide di metter mano a queste architetture, avere un disegno unitario, che consideri il sistema nel suo complesso, così da evitare che l'immagine totale sia frammentata e perduta in recuperi disorganici ed in interventi casuali su questo o quel forte.

Lo spazio che le strutture militari occupano nella realtà del nostro territorio non è certamente l'unico, anche se più degli altri né ha condizionato il senso e il destino. La posizione così centrale di La Maddalena nel Mediterraneo le ha imposto un destino ineluttabile di obbiettivo militare.

Le nostre isole sono un "giacimento culturale", di storia patria vissuta, che tutti abbiamo l'obbligo di valorizzare attraverso apporti specialistici che consentano un "risveglio" di La Maddalena, per una sua conseguente nuova collocazione turistica a livello internazionale.

Il varo definitivo del Parco Nazionale, deputato a trasformarsi ben presto in Parco Internazionale delle Bocche, contribuirà a rendere più equilibrata la distribuzione temporale degli arrivi, estendendo la stagione turistica oltre i limiti alquanto ristretti in cui essa ora si manifesta, suscitando una domanda addizionale di fruizione non solo ai fini "escursionistici", ma anche "culturale". A questo fine occorre riparare i guasti operati da un'errata politica di settore, incapace di rispondere alle caratteristiche della domanda nazionale ed internazionale, che ha diffuso nei mercati un'immagine negativa della Sardegna e ha alterato l'equilibrio ecologico e il valore paesaggistico delle aree costiere. Per ricostruire una prospettiva di sviluppo bisognerà:

- qualificare e diversificare l'offerta perseguibile attraverso l'allungamento della stagione e la integrazione tra le aree interne e costiere, recuperando il patrimonio monumentale e storico, attraverso una fitta rete di itinerari turistico-culturali;

- ammodernare e razionalizzare le strutture esistenti, realizzando servizi ed attrezzature complementari più rispondenti alle esigenze dei segmenti di domanda interessati, nonché attraverso misure di sostegno alle forme di gestione associative delle imprese, mediate la commercializzazione di un prodotto turistico integrato. Per fornire una prospettiva occupazionale alla forza lavoro maddalenina, quindi, impedire che la disoccupazione ostacoli lo sviluppo, è prioritario organizzare un'attività di formazione professionale specifica, in grado di rendere flessibile l'offerta di lavoro adeguandola all'evoluzione della domanda. Questa formazione deve fare emergere le opportunità che si offrono a una crescita delle iniziative imprenditoriali e del lavoro autonomo creativo.

                                                                                                            La Redazione

 

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